BERGAMO – Il sogno è durato due ore. Mentre Frank Dancevic batteva David Nalbandian sull'erba di Wimbledon, Andrea Falgheri era costretto a rinunciare al suo sogno. Nel 2010, ottenuto il suo best ranking (n. 418 ATP) ha dovuto smettere per una doppia operazione di ernia al disco. “E' il mio grande rimpianto – racconta il bergamasco, autore di una partita bella e sfortunata contro il canadese, vincitore con un doppio 7-6 – ero numero 400 ATP e avevo sei mesi senza punti da difendere, quindi avrei potuto soltanto crescere. Ogni volta che ci penso è un rammarico: non ho potuto esprimermi al 100% quando avrei avuto più maturità ed esperienza. In fondo ho battuto gente come Huta Galung, Menendez Maceiras e Zeballos…e per poco non battevo Puerta”. E così, rimasto senza sponsor nè fisico, ha scelto di lavorare. Fa il maestro di tennis, a 29 anni è già Tecnico Nazionale e ha messo in piedi una piccola scuola presso lo Sport Più di Curno. Oggi fa il maestro, domani chissà, magari il coach. “Per qualche anno, tuttavia, voglio continuare ad alternare l'attività di maestro a qualche torneo, anche le gare a squadre. Ma a causa del lavoro posso giocare solo i tornei vicino a casa”. Contro il canadese, giocatore di classe ed esperienza, Falgheri ha fatto il possibile. Ha avuto le sue chance sia nel primo che (soprattutto) nel secondo set. Nel tie-break, giocando due punti eccezionali, si è issato a 6-3. Ma un dritto lungo e un rovescio in rete hanno allungato l'agonia, terminata qualche minuto dopo. Falgheri ha pagato la desuetudine a giocare i punti importanti a certi livelli (“Non giocavo un torneo da 6 mesi”), ma anche un certo affaticamento. “Il punto che mi ha portato sul 6-3 nel tie-break è stato durissimo e mi ha portato al limite. Ho giocato i setpoint con il fiatone e un bruciore di gambe. Ero proprio al limite. Peccato, perchè la testa c'era. Ero deciso. Se avessi vinto il secondo sentivo di avere il margine per crescere un po', soprattutto in risposta. Al servizio ho tirato 18 ace…”.
"MICA FACILE ALLENARSI DOPO 8 ORE DI LAVORO"
Falgheri ha rinunciato all'attività internazionale, ma tiene molto al torneo di casa. A sostenerlo c'erano almeno 400 persone, tra cui i suoi allievi, salutati personalmente dopo il match. “Il problema è che non posso mai prepararmi al 100%. Nelle settimane di avvicinamento faccio qualche lezione in meno, mi alleno di più, svolgo preparazione atletica e cerco di adattarmi al campo veloce…ma è pur sempre una preparazione al 50%. Per questo esco dal campo con un pizzico di amarezza, perchè ho sempre l'impressione che avrei potuto fare di più. Sapete, non è facile allenarsi dopo aver lavorato per 7-8 ore”. E il futuro? “Detto che voglio continuare a giocare ancora un po', non mi dispiacerebbe fare il coach. Tra i miei ragazzi c'è un bergamasco che gioca molto bene, si chiama Pietro Alberti. Se dovesse crescere potrei seguire lui, o magari qualche altro ragazzo tra quelli più piccoli. Di sicuro resterò nel mondo del tennis”