Il tedesco a 33 anni ha dato spettacolo a Madrid con un tennis vario, e con una grande prestazione alla risposta

Dopo l’apparizione di Jan-Lennard Struff in finale a Madrid, sarebbe riduttivo tenere ancora il tennis nel novero degli sport ricchi di variazioni. Meglio sarebbe elevarlo a disciplina umorale, tanto frequenti e inattese sono le movenze con cui propone personaggi di nuovo conio, seppure attempati.

Cosicché, i 33 anni appena suonati non hanno impedito al tedesco della Renania non soltanto di cogliere il risultato migliore in carriera, ma soprattutto di dare lezioni di ‘ribattuta’ ai nove avversari domati lungo un cammino iniziato presso le qualificazioni del combined spagnolo e concluso nel match clou opposto a un inesauribile Alcaraz.

Struff ha mostrato a tutti che il servizio non solo si può contenere, ma che addirittura si può trasformare in «vittima» con esecuzioni dalla gestualità contenuta, precedute da un colpo d’occhio sopraffino. Stando alle immagini andate in onda da Madrid, pare addirittura che la seconda di servizio possa divenire facile preda di buoni ribattitori ribaltando, in questo modo, la sudditanza a un colpo da sempre temuto e condizionate. Quello che un tempo veniva espresso con il chip & charge unto di backspin, oggi si fa a colpi di top spin con l’idea della chiusura diretta. Dunque, così come l’evoluzione del passante ha inibito il gioco di attacco, allo stesso modo la risposta aggressiva richiederà al servizio esecuzioni più potenti e più accurate nella ricerca delle angolazioni.

Il sorprendente Lennard non ha più l’età per divenire un top ten, ma sarà ricordato come sorpresa del torneo e per aver sancito, insieme a Karatsev, Alcaraz e qualche altro esponente del gioco moderno, che il tennis è in forte cambiamento e non finisce mai di sorprendere.