Se Il ‘persecutore’ di Lance Armstrong assolve Jannik, il dott Tucker avanza l’ipotesi che Jannik possa aver usato consapevolmente il Clostebol sapendo che c’è uno studio che poteva scagionarlo
foto Ray Giubilo
Il doping è l’argomento più sgradevole e scivoloso che esista nello sport, fatto di zone grigie e incertezze diffuse, e anche il caso Sinner non si salva. Dagli States Travis Tygart, capo dell’Usada, l’antidoping statunitense famoso per aver dato caccia spietata a Lance Armsrong, dà pieno sostegno al numero uno del mondo, anche sulla questione del presunto ‘doppio trattamento’: «Non credo che Sinner sia dopato, in base ai fatti che sono stati presentati. Le regole sono state seguite. La trasparenza è stata rispettata. Perché lui non è stato sospeso provvisoriamente? Beh, lo è stato. Ma ha fatto ricorso e l’hanno revocata. Questo rientra nelle regole».
Dal Sud Africa invece arrivano i dubbi avanzati dal dottor Ross Tucker, esperto del settore, consulente della federazione internazionale di rugby e autore di molti lavori scientifici in materia, che sostiene che Sinner avrebbe potuto anche aver fatto uso consapevole del Clostebol.
«C’è la possibilità che Sinner lo abbia fatto sapendo che era contenuto nella pomata e che, se mai fosse stato scoperto, avrebbe avuto una difesa pronta perché c’è uno studio che lo può scagionare», ha detto Tucker al podcast ‘Indo Sport’. «Sarebbe un modo molto intelligente di doparsi, ma non è possibile dimostrarlo. Quindi bisogna dire che il giocatore è pulito. Ma forse il Tas indagherà alcune cose che il primo processo iniziale non ha indagato».
A sua discolpa, Sinner, secondo Tucker, ha presentato uno studio di un’università italiana che si è occupata della questione, dimostrando che è possibile una contaminazione anche solo attraverso una stretta di mano. «Il Clostebol ha una storia che parte dalla Germania dell’Est ed è stato chiaramente utilizzato per il doping», continua Tucker. «Poi è sparito dalla circolazione ed è riemerso in Italia, e solo in Italia, il che è interessante. La Wada ha detto di accettare la spiegazione di Sinner per la contaminazione, ma sostiene che qualcosa di sbagliato ci sia. E proverà a sostenere che l’atleta deve essere giudicato più responsabile rispetto al primo verdetto».