Michael Llodra e Benoit Paire si insultano e non si stringono la mano. Siamo talmente abituati al politically correct che tutti hanno classificato il fatto come “notizia”. Che noia. 
Paire ha scritto su Twitter a Wawrinka: “Ho 2-3 cose da raccontarti”
 
Di Riccardo Bisti – 21 marzo 2013

 
Quando fai una scuola di giornalismo, ti insegnano subito come distinguere una “notizia” da un fatto normale. Se un cane morde un uomo è tutto normale. Se l’uomo morde il cane, beh, quella è una notizia. Il fatto che tutti (ma proprio tutti) abbiano sottolineato i fatti di Llodra-Paire fa riflettere. Davvero il tennis è diventato uno sport così perbenista? Possibile che 2-3 paroline tra connazionali possano scatenare così tante reazioni? I fatti. A Miami, nel match vinto 7-6 6-2 da Llodra (che adesso se la vedrà con Fabio Fognini), si è creato un po’ di nervosismo quando il giudice di sedia ha tardato a chiamare fuori un servizio di Llodra. A quel punto Paire è andato in escandescenze, stimolando la reazione di Llodra a un cambio campo: “Non iniziare a mettere pressione all’arbitro. Il match andrà bene. Non agire come una piccola m….”. L’avversario non l’ha presa bene, etichettando l’avversario come un “mangiam.…”, termine utilizzato per definire chi si fa piccolo con i potenti per ottenere qualche vantaggio. “Dopo quel cambio di campo, non ho più detto nulla per non passare da villano – ha detto Llodra – mentre lui mi ha insultato in numerose occasioni e ha ripetutamente cercato di provocarmi. Posso capire la sua reazione iniziale, me poi è andato troppo oltre”. Nel primo set, Paire aveva sciupato cinque setpoint. “Sapevo bene che se avessi vinto il primo set, lui sarebbe uscito di testa” ha concluso Llodra.
 
A fine partita, i due galletti (mai sostantivo fu più azzeccato) non si sono stretti la mano. Paire ha affidato i suoi pochi commenti a L’Equipe “Mika ha fatto di tutto per destabilizzarmi mentre stavo dominando la partita. Mi ha chiaramente e volutamente insultato. Una cosa è certa: non gli parlerò più”. L’episodio in sé vale quel che vale: zero. Fanno entrambi una brutta figura, anche se è comprensibile un pizzico di tensione quando un match di tennis mette in palio 5.290 dollari (la differenza tra gli sconfitti al primo e il secondo turno). E' incredibile la risonanza che ha avuto, anche perché era un primo turno, su un campo secondario, senza alcuna ripresa TV. Eppure è rimbalzata per il web come una trottola impazzita. Gianni Clerici ci resterà male, ma il tennis inteso come sport dei gesti bianchi è morto tanti anni fa. Eppure qualcuno si stupisce ancora nel vedere che il tennis non è più uno sport per educande. Ma siamo peggiorati: una trentina d’anni fa, nessuno si stupiva quando Jimmy Connors andava dalla parte del campo di McEnroe per dirgli di tutto. Era più divertente. Anche in Italia si facevano quattro risate, come durante il match di Davis contro l’Australia nel 1993, quando Paolo Canè e Diego Nargiso si facevano conferenze stampa l’uno contro l’altro. Il tennis è uno specchio della società, dove ci sono anche (forti) antipatie. Guai se non fosse così. Da qualche anno, con il proliferare di PR e addetti stampa, le dichiarazioni e i comportamenti fuori posto sono spariti. Guai a dire qualcosa che possa dare fastidio a un collega.
 
E allora i personaggi sono diventati sempre più rari. A parte gli eccessi di Daniel Koellerer (lui si, esagerava per davvero), il sistema di comunicazione che ci hanno imposto ha ingabbiato pensieri e parole. Prendiamo Sara Errani: scottata dalla valanga di critiche per una frase mal formulata su Roger Federer (in un’intervista a Vanity Fair), si è chiusa a riccio e adesso risponde a monosillabi. Se esci dal gregge, ormai, te la fanno pagare. E allora viene spontaneo fare il tifo per Ernests Gulbis, uno dei pochissimi a dire ciò che pensa. Dalla mitica frase: “Tra i top 100 c’è gente che, con tutto il rispetto, non può giocare a tennis” si è guadagnato l’odio di almeno 20 colleghi, ma lui la prende con lo spirito giusto. Insultandosi, Llodra e Paire hanno tirato fuori il lato bambinesco che c’è in ognuno di noi. Chi era sugli spalti si è divertito, poteva nascere una bella rivalità, almeno per i francesi. Fossimo nei panni di un imprenditore transalpino interessato al tennis, proveremmo subito a organizzare un’esibizione Paire-Llodra. Invece i due scappano, “educati” dal sistema. Llodra ha precisato di “non aver insultato” Paire (e invece lo hai fatto, perché negarlo?), mentre Paire fa il misterioso su Twitter, dicendo all’amico Stanislas Wawrinka “Ho 2-3 cose da raccontarti”. Perché non le fa sapere anche a noi? Non ha capito che fare un po’ di casino potrebbe fare la sua fortuna, anche sul piano economico? Forse no, o forse l’Università dell’ATP lo ha inquadrato per bene…