Da venerdì, allo Stade Pierre Mauroy di Lilla, la Francia giocherà per vincere la Davis per il secondo anno consecutivo, ma anche per fare un regalo d'addio a capitan Yannick Noah, uomo simbolo del team, che saluterà dopo la finale. Punta a regalarsi un'ultima soddisfazione, prima di lasciare una competizione che non gli appartiene più.Ufficialmente, il motivo è il desiderio di tornare a una vita meno stressante, e di dedicarsi di nuovo a tempo pieno alla musica, suo grande amore al pari del tennis. Ma fra le ragioni che hanno portato Yannick Noah alla decisione – maturata a inizio stagione – di abbandonare la panchina della Francia di Coppa Davis e Fed Cup, c’è anche la delusione per i cambiamenti che la Davis subirà al termine della finale di Lilla fra Francia e Croazia, interamente votati al business con buona pace di tradizioni ed emozioni. Insieme al format cambierà anche lo spirito della competizione, così il 58enne di Sedan ha deciso di dire basta. Il carisma che l’ha reso il capitano perfetto mancherà alla competizione, ma prima di lasciare la Coppa Davis ad Amelie Mauresmo e la Fed Cup a Julien Benneteau, l’ultimo francese a trionfare al Roland Garros ha ancora un grande desiderio: prendersi un’ultima grande soddisfazione, per chiudere in bellezza la sua terza esperienza da capitano della Francia. La prima, nel biennio ‘91-‘92, aveva riportato in patria un titolo che mancava da quasi sessant’anni, la seconda (‘95/’98) l’ha bissato e la terza punta addirittura a conquistare due titoli in due anni, e far suonare la marsigliese nell’ultima edizione della Coppa Davis come l’abbiamo conosciuta sin qui. “Sarà divertente – ha raccontato Noah al sito della competizione –, e sarà meraviglioso avere l’opportunità di vivere un ultimo grande momento, un ultimo week-end speciale. Ho preso la decisione di abbandonare la panchina a inizio stagione, ma anche se ora sono pronto ad andarmene non mi sarei mai aspettato di vivere delle esperienze così divertenti ed esaltanti, dopo uno stop di vent’anni”. Da quando è tornato, nel 2016, il bilancio della Francia parla di 9 vittorie in 10 incontri, e se dovesse conquistarne un altro eguaglierebbe il record di quattro titoli da capitano, che appartiene a Neale Fraser (Australia) e Niki Pilic, a segno tre volte con la Germania e una con la Croazia.
IL MIGLIOR CAPITANO POSSIBILE
Ho 58 anni – ha aggiunto -, e dopo un po’ che uno lavora in una famiglia, ha l’obiettivo di trasmettere le proprie idee ai propri figli. Questo è ciò che succederà con la mia amica Amelie, che sarà in grado di dar continuità al nostro successo, e con Julien, che sarà un grande capitano per la Fed Cup. Mi auguro che i giocatori continuino a giocare la Davis anche nei prossimi anni, per dare continuità a ciò che abbiamo costruito”. Per ora, però, al timone c’è ancora lui, e anche se è vero che in campo ci vanno i giocatori è innegabile che il grande protagonista delle ultime stagioni sia stato proprio lui, fenomenale nel trasmettere a Pouille, Tsonga e compagni un’energia impareggiabile. La sua grande capacità è stata quella di cementare il gruppo, far sentire tutti parte del progetto, tanto da aver fatto ruotare nel giro di tre stagioni tantissimi giocatori. “Non dipende quanto uno sia bravo – continua –, perché la Coppa Davis è condivisione. Noi siamo come una grande famiglia di giocatori, e ognuno prova ad aiutare l’altro. È qualcosa di speciale. Siamo amici, ci sentiamo una vera famiglia, che comprende una decina di giocatori, tutti diversi fra di loro. La cosa più importante, per me, è creare una connessione fra ragazzi, fra i giocatori e lo staff. Un capitano deve essere bravo a trovare il modo di fare stare tutti bene insieme. Un aspetto che di solito ai giocatori di tennis manca, visto che in campo sono abituati a stare da soli. La Coppa Davis regala questa opportunità, ed è questo che la rende speciale”. In attesa che le modifiche del prossimo anno la avvicinino ai tornei tradizionali, allo Stade Pierre Mauroy potrà vivere per l’ultima volta la Davis come piace a lui, con buone chance di vincerla un’altra volta prima di farsi da parte. “Il mio segreto? Semplice: amo il tennis, amo i miei giocatori, amo i tifosi, e tutti amiamo questa competizione. Mi piacerebbe che mi regalasse un ultimo grande ricordo, da portare per sempre dentro di me”. Se la meriterebbe.