Da giovane promessa del tennis francese a martire perseguitato dagli infortuni. Un nuovo grave problema fisico ha messo al tappeto Lucas Pouille. Dopo la rottura del tendine di Achille, il giocatore francese sembra essere giunto al termine della sua carriera. Ripercorriamo la sua storia

Foto Ray Giubilo

Ottavi di finale Us Open 2016, un giovane Lucas Pouille è al tie-break del quinto set contro Rafael Nadal. È avanti 6-3 e ha 3 match point a disposizione ma Nadal non si arrende mai e recupera, 6 pari, si gira. Lo spagnolo ha il punto successivo in mano, attacca, costringe Pouille nell’angolo in basso a sinistra del campo, viene avanti ma affossa il gancio mancino nella rete. Altro match point francese, ed è quello decisivo. Con una grande linguaccia Lucas Pouille gioisce di quella che definisce una “vittoria leggendaria”. Raggiunge così il secondo quarto di finale slam della sua carriera, il primo lo aveva raggiunto poco meno di due mesi prima a Wimbledon. È proprio in quell’anno che la sua strada decolla e termina la stagione in 15esima posizione mondiale.

La giovane promessa del tennis francese sembra lanciato a una carriera brillante. Lucas Pouille, classe 1994, non sa però che di lì a non molto inizieranno i suoi guai. L’anno successivo riesce a conquistare 3 titoli ATP e porta la Francia a trionfare in Coppa Davis. Sembra andare tutto bene, a inizio 2018 vince il suo 5° titolo ATP e raggiunge il suo best ranking alla posizione numero 10. Arriva qui il primo segnale negativo: a Wimbledon non va oltre il secondo turno e un problema alla gamba lo tiene fermo per quasi un mese. Il dolore si riacutizza e salta anche la trasferta asiatica; prova a rientrare dopo un altro mese di stop ed esce al primo turno a Stoccolma e al secondo a Vienna dove era campione uscente. Pouille, però, si riscatta e comincia il 2019 con Amélie Mauresmo come suo nuovo coach e con la sua prima semifinale slam all’Australian Open. All’ Happy Slam non aveva mai superato il primo turno in cinque partecipazioni, questa volta ottiene il risultato più alto della sua carriera. Ma non fa in tempo a festeggiare, perché seguono altri problemi fisici che gli impediscono di partecipare all’ATP di Rotterdam e al suo rientro subisce una serie di sconfitte. A novembre la sua stagione si conclude con l’annuncio che non giocherà i tornei restanti dell’anno a causa di un infortunio al gomito destro.

Si innesca una spirale negativa di eventi. L’infortunio gli impedisce di rientrare in campo a inizio 2020 e non può quindi difendere i punti della semifinale AO, scivolando al 62esimo posto del ranking. Prova a giocare il Challenger di Indian Wells ma si arrende al primo turno contro il n.250 al mondo. Questo è l’unico incontro che disputerà quell’anno perché il riacutizzarsi del dolore al gomito lo costringe a un nuovo stop e lo porta a prendere la decisione di affrontare un’operazione chirurgica. A ottobre annuncia la fine della collaborazione con Amélie Mauresmo, cambia coach e sembra pronto per tornare in campo ma la positività al Covid lo obbliga a rimandare il rientro al 2021. Grazie al congelamento della classifica attuato dall’ATP a causa della pandemia, Lucas Pouille può tornare a giocare con la posizione n.74 del ranking, non ottiene però i risultati sperati. Le sconfitte si susseguono e nella seconda parte della stagione non va oltre il secondo turno nei tornei ATP: l’unico risultato di rilievo è una finale nel Challenger di Cassis, dove perde dal connazionale Benjamin Bonzi.

Da qui la stella del tennis francese non si riprende più e inizia la sua battaglia più grande contro la depressione. Nel 2022 ottiene i primi quarti di finale in un torneo ATP – dopo gli ultimi disputati a Tokyo nel 2019 – ma le sconfitte aumentano fino a quando non si frattura una costola, è vittima di un virus e chiude la stagione tennistica a giugno. Nel 2023 gioca solamente tre tornei prima di prendersi un’altra pausa e sprofondare poi alla posizione numero 675. Non riesce a risollevarsi da questo buco nero, ma quando al Roland Garros raggiunge il secondo turno il pubblico lo sostiene cantando la Marsigliese e lui canta con loro. È la prima volta in dieci anni che un giocatore così basso in classifica ottiene questo risultato. “Ho iniziato a vivere il mio lato oscuro e ad entrare in una depressione che mi portava a dormire un’ora a notte e a bere da solo. Stavo sprofondando. Avevo detto stop. Nella mia testa era finita. […] Sono contento di essermi fermato al momento giusto prima di crollare del tutto. Il tennis è la mia vita e la stavo buttando” afferma Pouille in una toccante intervista rilasciata all’Equipe, dove ripercorre l’inferno vissuto negli ultimi anni. Anche gli sponsor lo hanno abbandonato e lui aveva pensato di abbandonare il tennis. Ma un amore tanto grande non sparisce dall’oggi al domani, così Pouille non molla e continua a provare. Il 2023, però, prosegue con il ritiro al terzo turno delle qualificazioni di Wimbledon per un malanno alla schiena. Rimane lontano dal circuito fino a settembre quando si iscrive all’Open de Rennes ed è costretto ad abbandonare anche qui per un problema agli addominali. Il 2024 è un’altra altalena, fatta di ritiri e acciacchi fisici ma anche di alcuni riscatti come due titoli Challenger e il terzo turno a Wimbledon che lo riporta numero 150 in classifica.

Arriviamo ad oggi, Lucas Pouille scende in campo contro Bouquier nella finale del Challenger di Lille. Sotto di un set e avanti nel secondo, si accascia a terra vittima dell’ennesimo infortunio. È la rottura completa del tendine di Achille, un infortunio grave dal quale riprendersi che può fermare la sua carriera. Durante la premiazione si è presentato in stampelle e ha dichiarato: “C’è la possibilità che questa sarà l’ultima partita della mia carriera. […] Giocare di nuovo a tennis ad alto livello dopo questo è complicato. Farò tutto il possibile per tornare, in ogni caso ci proverò”. Sono stati tanti i messaggi di affetto e sostegno per il giocatore, che ha detto di voler tornare in forma anche questa volta. Lucas Pouille, l’uomo che doveva risollevare il tennis francese, si è rivelato invece portatore di una storia dannata, fatta di dolori e sofferenze fisiche. Ma non è finita finché non è finita. In bocca al lupo, Lucas.