Viktor Galovic è il personaggio del momento. L'italo-croato è nei quarti del challenger di Bergamo dopo essere partito dalle qualificazioni, mettendo in mostra un tennis decisamente superiore alla sua classifica. Attualmente si allena al TC Ambrosiano di Milano e si appoggia all'Accademia di Massimo Puci a Bra. Tuttavia, nella fase di crescita, fino ai 14 anni di età, è stato seguito dal RITA Tennis Lab di Luca Bottazzi e Carlo Rossi (lo stesso che poi lo ha segnalato a Puci). Dopo gli exploit bergamaschi, Bottazzi ha scritto un interessante pensiero su Galovic e alcuni delicati aspetti dell'apprendimento di base. Eccoli. Viktor Galovic ha raggiunto i quarti nel torneo di Bergamo. Il ragazzo ha una struttura di gioco sensibilmente superiore alla sua classifica. Pochi in Italia hanno il suo potenziale. La struttura di gioco si apprende nella scuola tennis, la quale pone le basi essenziali per sviluppare il lavoro successivo. Fino a 14 anni è necessario incentrare il percorso formativo sull’apprendimento, sul saper fare, sull’autonomia, sulla consapevolezza e non sul risultato in via esclusiva e Galovic lo ha fatto. Per questo motivo il ragazzo è un giocatore fresco e meno usurato rispetto a tanti suoi colleghi e coetanei, inoltre, a differenza di molti, è riuscito a finire le scuole superiori e quando lo riterrà opportuno potrà accedere all’università. Se Viktor saprà colmare le sue lacune di tipo mentale e di esperienza potrà aspirare al tennis che conta. Ma in generale il punto nevralgico di tutta la questione che ruota attorno al movimento del tennis è un altro ed è la scuola di base. Scuola tennis che deve mirare a motivare e far imparare tutti. Anche e soprattutto i soggetti meno predisposti. Troppo facile con i bambini come Galovic. Riqualificando obiettivi, metodologia e didattica della scuola tennis si otterrebbe il risultato di ampliare una base realmente qualificata. Il miraggio di classifiche da supermercato alla lunga sono un arma a doppio taglio, un boomerang. Alzando l’asticella, l’intero sistema aumenterebbe i consumatori debellando il fenomeno diffuso dell’abbandono precoce. Inoltre questa strategia farebbe emergere i vari talenti senza perderli. Con più talenti a disposizione il rischio sarebbe quello di avere più giocatori competitivi e forse anche dei campioni. Non esistono scorciatoie l’unica via è riqualificare e valorizzare la scuola di base in modo serio. Altrimenti il movimento sarà sempre in balia di un risultato fenomenologico, tipico di un approccio empirico.
. L'italo-croato è nei quarti del challenger di Bergamo dopo essere partito dalle qualificazioni, mettendo in mostra un tennis decisamente superiore alla sua classifica. Attualmente si allena al TC Ambrosiano di Milano e si appoggia all'Accademia di Massimo Puci a Bra. Tuttavia, nella fase di crescita, fino ai 14 anni di età, è stato seguito dal RITA Tennis Lab di Luca Bottazzi e Carlo Rossi (lo stesso che poi lo ha segnalato a Puci). Dopo gli exploit bergamaschi, Bottazzi ha scritto un interessante pensiero su Galovic e alcuni delicati aspetti dell'apprendimento di base. Eccoli.
Viktor Galovic ha raggiunto i quarti nel torneo di Bergamo. Il ragazzo ha una struttura di gioco sensibilmente superiore alla sua classifica. Pochi in Italia hanno il suo potenziale. La struttura di gioco si apprende nella scuola tennis, la quale pone le basi essenziali per sviluppare il lavoro successivo. Fino a 14 anni è necessario incentrare il percorso formativo sull’apprendimento, sul saper fare, sull’autonomia, sulla consapevolezza e non sul risultato in via esclusiva e Galovic lo ha fatto. Per questo motivo il ragazzo è un giocatore fresco e meno usurato rispetto a tanti suoi colleghi e coetanei, inoltre, a differenza di molti, è riuscito a finire le scuole superiori e quando lo riterrà opportuno potrà accedere all’università. Se Viktor saprà colmare le sue lacune di tipo mentale e di esperienza potrà aspirare al tennis che conta. Ma in generale il punto nevralgico di tutta la questione che ruota attorno al movimento del tennis è un altro ed è la scuola di base. Scuola tennis che deve mirare a motivare e far imparare tutti. Anche e soprattutto i soggetti meno predisposti. Troppo facile con i bambini come Galovic. Riqualificando obiettivi, metodologia e didattica della scuola tennis si otterrebbe il risultato di ampliare una base realmente qualificata. Il miraggio di classifiche da supermercato alla lunga sono un arma a doppio taglio, un boomerang. Alzando l’asticella, l’intero sistema aumenterebbe i consumatori debellando il fenomeno diffuso dell’abbandono precoce. Inoltre questa strategia farebbe emergere i vari talenti senza perderli. Con più talenti a disposizione il rischio sarebbe quello di avere più giocatori competitivi e forse anche dei campioni. Non esistono scorciatoie l’unica via è riqualificare e valorizzare la scuola di base in modo serio. Altrimenti il movimento sarà sempre in balia di un risultato fenomenologico, tipico di un approccio empirico.