Quarant’anni fa i “piccioncini” Chris Evert e Jimmy Connors vinsero Wimbledon da fidanzati. E se Sharapova e Dimitrov facessero altrettanto?
Di Riccardo Bisti – 20 giugno 2014
Vincendo il torneo del Queen’s, Grigor Dimitrov è ufficialmente entrato nella lista dei favoriti per Wimbledon. I bookmakers lo hanno piazzato in qunta posizione, prima alternativa ai Fab Four. In campo femminile, la sua fidanzata Maria Sharapova è certamente tra le predendenti al titolo. Vuoi perchè è reduce dal trionfo a Roland Garros, vuoi perchè si è già imposta a Wimbledon. Da quello storico sabato, che le regalò addirittura uno strillo nella prima pagina della “Gazza”, sono passati 10 anni. All’epoca Dimitrov era un bambino, ma oggi è il suo ragazzo. E la love-story sembra portare bene ad entrambi, anche se durante i tornei combined dormono in stanze separate. E poi c’è un ricorso storico curioso e affascinante: sono passati 40 anni dalla leggendaria edizione 1974, in cui si imposero Jimmy Connors e Chris Evert, all’epoca fidanzati e prossimi al matrimonio. Ma in quali condizioni si creò quella doppietta? Nell’estate del 1974, l’evento più importante furono le dimissioni del presidente americano Richard Nixon a seguito dello scandalo Watergate. Un mese prima, Wimbledon aveva fame di grande tennis dopo il “boicottaggio” dell’anno prima. “Fu una favola. Io e Jimmy eravamo due giovani senza alcuna pressione, appoggiati dalla stampa. Fu un periodo eccezionale per entrambi. Vincere Wimbledon e avere accanto qualcuno che ami è troppo bello per essere vero”. Bravi, belli, innamorati e simili anche nelle vittorie. La Evert aveva 19 anni, era la seconda testa di serie ma per poco non usciva al primo turno contro l’australiana Lesley Hunt. L’incontro fu sospeso per oscurità sul 9-9 al terzo. “Tornai in hotel e rividi partita insieme a Jimmy – avrebbe poi raccontato la Evert – mi disse che sarei dovuta andare a rete sul rovescio di Lesley, perchè lo giocava quasi soltanto in slice. Era l’ultima cosa che volevo fare, ma decisi di ascoltare il consiglio di Jimmy”. Il giorno dopo, adottò la tattica sul primo punto e funzionò. Pochi minuti dopo aveva infiocchettato l’8-6 5-7 11-9 finale. Non perse un set in tutto il resto del torneo, battendo Kerry Melville Reid in semifinale e Olga Morozova in finale con un netto 6-0 6-4.
UN TORNEO FORTUNATO
Anche Connors, accreditato della terza testa di serie, ebbe il suo bel daffare a inizio torneo. Al secondo turno pescò Phil Dent (padre di Taylor), già battuto all’Australian Open. Si trovò a due punti dalla sconfitta, sul 6-5 Dent al quinto e 0-30 sul proprio servizio. Sul 15-30 tirò una seconda di servizio che entrambi videro fuori. Ma nessuno la chiamò. E così rimontò fino a imporsi col punteggio di 5-7 6-3 3-6 6-3 10-8. Ebbe bisogno di cinque set per battere il campione in carica Jan Kodes per poi dominare Ken Rosewall in finale. Furono entrambi molto fortunati. Lei evitò di incrociare Billie Jean King e Evonne Goolagong, cadute lungo il percorso. “Se le avessi affrontate non avei vinto il torneo. Quell’anno non ero la migliore erbivora in tabellone. Non mi sentivo minacciata da Morozova e Melville Reid, ma Evonne e Billie Jean mi avrebbero certamente battuto. Andò tutto bene”. Stessa storia per Connors, che evitò i grandi volleatori John Newcombe e Stan Smith. Quest’ultimo, tra l’altro, aveva battuto Connors la settimana precedente, a Nottingham. Ma furono entrambi sconfitti dal 40enne Rosewall. Quando Connors battè Newcombe in finale, la Evert era seduta accanto ad Ava Gardner, ma non l’aveva riconosciuta. “Lo venni a sapere soltanto un paio d’anni dopo”. All’epoca, il coach di Connors era Pancho Segura. A suo dire, quel torneo segnò l’inizio della sua eterna epopea. “E rivelò al mondo la migliore risposta al servizio di sempre. La sua risposta, specie alla prima palla, è superiore anche a quella di Andre Agassi”. Dopo il successo, i due ballarono alla cena dei campioni sulle note di “The girl that I marry”. E si sarebbero dovuti sposare sul serio. Le nozze erano previste per novembre, ma il fidanzamento si interruppe il mese prima. “Eravamo troppo giovani per sposarci – disse la Evert una trentina d’anni dopo – non avevamo avuto esperienze di vita. Per noi era più importante provare ad essere numeri 1 piuttosto che sacrificarci l’uno per l’altra. Non avrebbe mai funzionato. Negli anni, tuttavia, abbiamo maturato una bella relazione”.
AMORE SUL CENTRE COURT
Lo scorso anno abbiamo appreso un’altra verità. Nella sua autobiografia, “The Outsider”, Connors rivela che la Evert sarebbe rimasta incinta e che decise in piena autonomia di abortire. Affermazione mai stata smentita dalla Evert, che si è trincerata dietro un “no comment”. La vita sentimentale della Evert si sarebbe poi sviluppata attraverso vari matrimoni. Ma resta una delle più grandi di sempre. Ha vinto 18 Slam a ha chiuso sette stagioni al numero 1. Connors è rimasto a galla per 20 anni e ha vinto cinque Us Open su tre superfici diverse. Curiosamente, la magica estate del “Lovebird Double” non portò fortuna a Wimbledon. La Evert avrebbe giocato dieci finali a Wimbledon, vincendone appena tre. Stessa proporzione per Connors, con due vittorie su sei finali. Lei trovò la Navratilova, lui prima Borg e poi McEnroe. Pur preferendo il clima “hot-dog e Coca Cola” dello Us Open, Connors ha sempre ritenuto Wimbledon il torneo più importante. Ci fu anche una polemica a distanza con Arthur Ashe, il quale dichiarò che da americano avrebbe preferito vincere a New York piuttosto che a Londra. “Perchè dice così? Forse perchè io ho vinto Wimbledon? Tutti sanno che Wimbledon è il più grande torneo del mondo. L’ho vinto e tutti sono scoppiati a piangere. Anche se non l’avessi vinto, la penserei così. Rifategli questa domanda quando l’avrà vinto anche lui”. Ironia della sorte, l’anno dopo Ashe lo battè proprio in finale in una vera e propria lezione di tattica. “Ho amato il tennis in ogni suo aspetto. Mi piaceva giocare davanti a 25.000 persone. La gente diceva che ne avevo bisogno. Non era vero. Io avevo bisogno del tennis. Il tennis era tutto per me”. Da parte sua, Chrissie ha detto: “Sono orgogliosa di quello che ho realizzato a Wimbledon. Fu il mio Slam più difficile perchè si giocava sull’erba, Avrei potuto vincerne due o tre in più, ma nel 1974 fu davvero emozionante”. E non solo perchè strinse al petto il Rosewater Dish. Perchè in quell’estate di 40 anni fa l’amore aleggiava sul Centre Court. Incredibilmente, la scena potrebbe ripetersi quest’anno. Una scena tipo questa?
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