Il nuovo Louis Armstrong Stadium dello Us Open, costruito dopo l'abbattimento del vecchio e pronto all'inaugurazione nel 2018, sta iniziando a prendere la forma di uno stadio. Avrà il tetto retrattile e 14.000 posti a sedere, che lo renderanno il più capiente fra i secondi stadi dei quattro Major. È l'ultimo tassello del maxi-rinnovamento da 550 milioni.Fra i quattro impianti che ospitano i tornei del Grande Slam, il Billie Jean King National Tennis Centre di New York è il più grande, e anche quello che gli ultimi anni ha fatto i maggiori passi avanti. Mentre al Roland Garros stanno ancora sognando il tetto sul Philippe Chatrier, che dovrebbe arrivare nel 2020, nella Grande Mela si passerà nel giro di tre sole edizioni da zero a due tetti retrattili. Quello sull’Arthur Ashe Stadium, lo stadio di tennis permanente più capiente del mondo, è arrivato nel 2016, facendo finalmente contente le tv che proprio non accettavano di non poter trasmettere il tennis a causa della pioggia, mentre quello sul Louis Armstrong arriverà nel 2018. O meglio, il prossimo anno verrà inaugurato il nuovo stadio intitolato al celebre musicista statunitense, costruito ex novo con tanto di tetto nella stessa area che ospitava il precedente, sorto nel 1964 come Singer Bowl e abbattuto al termine dello Us Open 2016. Il vecchio Louis Armstrong è stato uno stadio importantissimo per il torneo americano: diviso in due prima dell’edizione inaugurale, per dar vita anche al vecchio e allora adiacente Grandstand (già abbattuto qualche anno fa e spostato in un’altra zona dell’impianto), era stato infatti utilizzato come campo centrale per ben diciannove edizioni del torneo: dal 1978, quando il quarto Slam dell’anno è migrato da Forest Hills a Flushing Meadows, al 1997, anno dell’apertura dell’Arthur Ashe. Da allora, la capienza è stata ridotta a 10.000 posti e lo stadio ha fatto il proprio servizio sino a due anni fa, prima di venir abbattuto all’interno del maxi progetto di rinnovamento del National Tennis Centre, dal costo di 550 milioni di dollari.14.000 POSTI A SEDERE
Periodicamente, il sito web dello Us Open tiene i fans aggiornati sulla situazione del nuovo impianto, con notizie e fotografie. Da quelle pubblicate nella giornata di ieri si può notare come, malgrado il completamento sia ancora lontano, finalmente il nuovo Armstrong ha assunto la forma di uno stadio. Verrà inaugurato nel 2018 e dovrebbe arrivare a contenere circa 14.000 spettatori, numeri che lo renderanno il secondo campo più capiente fra quelli di tutti i quattro tornei del Grande Slam. “I nostri spettatori – ha detto Danny Zausner, direttore operativo del National Tennis Center – adoravano l’intimità del vecchio Armstrong, amavano i giochi di luci e ombre e la storia racchiusa dentro allo stadio. Questo lo ricorderà: avrà lo stesso ingombro ma anche un tetto retrattile, che garantirà continuità al tennis e al torneo anche in caso di pioggia. Gli spettatori potranno restare seduti, chi guarda in tv non dovrà cambiare canale, e i giocatori potranno continuare indisturbati”. Grazie agli sforzi della USTA, proprietaria dell’intero impianto di Corona Park, il vecchio Stadium era già stato più volte migliorato con dei piccoli accorgimenti, ma combattere contro i segni dell’età stava diventando via via sempre più difficile. “Aveva ancora i servizi progettati per il 1964 – ha continuato –, e da allora sono passati oltre 50 anni. I tempi e le esigenze sono cambiate. Questo nuovo stadio avrà più servizi, un’ampia zona per gli stand e uno spazio per la ristorazione. Ci sarà più spazio aperto e in generale una visibilità migliore da tutte le posizioni. Per il nuovo Grandstand abbiamo ricevuto tantissimi commenti positivi da parte della gente, e pensiamo che succederà esattamente la stessa cosa anche con il Louis Armstrong Stadium”. Di sicuro, farà fare all’intero torneo un altro salto in avanti. Stare al passo coi tempi è la prima regola per migliorarsi.
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Grazie Rafa, modello di talento e intelligenza
Un campione unico, buono, intelligente, amato da tutti, fan e avversari, anche il suo più grande foto Ray Giubilo...