Pericolo scampato per la Serbia: Djokovic va sotto due set a uno contro Kukushkin, ma la spunta dopo quasi cinque ore e firma il 2-2, poi Troicki chiude i conti. Murray porta la Gran Bretagna ai quarti dopo una maratona con Nishikori. Rosol salva la Repubblica Ceca.
Novak Djokovic (SRB) b. Aleksandr Nedovyesov (KAZ) 6-1 6-2 6-3
Mikhail Kukushkin (KAZ) b. Viktor Troicki (SRB) 7-5 6-2 6-4
Golubev/Nedovyesov (KAZ) b. Djokovic/Zimonjic (SRB) 6-3 7-6 7-5
Novak Djokovic (SRB) b. Mikhail Kukushkin (KAZ) 6-7 7-6 4-6 6-3 6-2
Viktor Troicki (SRB) b. Aleksandr Nedovyesov (KAZ) 6-2 6-3 6-4
Ci sono cose che sembrano impossibili fino quando non si stanno per materializzare. Come la Serbia al completo che perde in casa con Kazakhstan, tradita dal numero uno del mondo Novak Djokovic. Fortunatamente per loro, a Belgrado è finita diversamente, ma il tracollo non è stato poi così lontano. Sembrava una sfida già scritta alla vigilia, perché i kazaki partivano sfavoriti in tutti i cinque incontri, invece si sono trovati avanti 2-1 e hanno sperato a lungo in un’impresa storica, almeno per buona parte delle 4 ore e 57 minuti del terzo singolare, con un eroico Mikhail Kukushkin che ha reso un po’ più umano l’alieno Djokovic. Non è un’assoluta novità, talvolta capita che ‘Nole’ sbagli qualche partita (vedi quella con Simon a Melbourne), ma il russo di passaporto kazako merita solo applausi. Djokovic ci ha messo del suo, ha sbagliato tanto e servito maluccio per tre set, ma provateci voi a tenergli testa così, in Coppa Davis, a Belgrado e in un match fondamentale. È finita 6-7 7-6 4-6 6-3 6-2, con Djokovic a braccia alzate e tutti gli spettatori della Pionir Hall in piedi, ebbri di nazionalismo come per il titolo di sei anni or sono contro la Francia. Ma quella era una finale, questo un primo turno che ha rischiato di diventare un incubo salvo poi riservare un dolce lieto fine, tradotto nel 6-2 6-3 6-4 con cui Troicki ha tenuto a bada Nedovyesov e chiuso una giornata iniziata quasi otto ore prima, in svantaggio ma con la sicurezza di farcela. Non la pensava così Kukushkin, che le certezze dei tifosi le ha sgretolate una via l’altra, tante nel primo set vinto al tie-break, ancora di più nel terzo, raccogliendo tanti errori di Novak ma mettendoci anche del suo. Quando è in giornata il suo tennis vale parecchio, e in Coppa Davis l’aveva mostrato spesso. Non è appariscente, sembra non far male, ma in realtà ne fa parecchio. È come se assorbisse poco a poco l’energia degli avversari, fino a portarli all’errore. Una volta, due, tre, dieci. E se non ti chiami Djokovic da certe situazioni non ne esci. Ma la posta in palio era troppo alta per rimediare proprio ora la prima sconfitta (vera) dell’anno. Il numero uno del mondo non è riuscito ad alzare il livello come avrebbe voluto, ma ha stretto i denti finendo per offrire l’ennesima dimostrazione di forza. Ha vinto il quarto set con tre vincenti e quindici errori gratuiti, cinque volte tanti, facendosi trovare pronto nei due/tre punti fondamentali, e nel quinto si è preso un break in apertura che non avrebbe mollato nemmeno con una pistola puntata alla tempia. E a quel punto sì che è arrivato il crollo di Kukushkin: aveva speso tutto, forse anche troppo, per arrivare ad annusare una vittoria pesantissima, che invece è rimasta il più amaro dei miraggi. Ma contro Djokovic può anche andar bene così, batterlo è roba per pochi, nella lotta – forse – per nessuno.
GERMANIA – REPUBBLICA CECA 2-3
Philipp Kohlschreiber (GER) b. Lukas Rosol (CZE) 3-6 6-3 6-4 2-6 6-3
Tomas Berdych (CZE) b. Alexander Zverev (GER) 7-6 1-6 4-6 7-6 6-4
Berdych/Stepanek (CZE) b. Kohlschreiber/Petzschner (GER) 7-6 7-5 6-4
Philipp Kohlschreiber (GER) b. Tomas Berdych (CZE) 6-3 7-5 ritiro
Lukas Rosol (CZE) b. Alexander Zverev (GER) 6-2 6-3 6-1
Un problema alla coscia di Tomas Berdych ha rischiato di rovinare quanto di buono costruito dalla Repubblica Ceca nelle prime due giornate, ma una delle migliori nazioni del mondo sa sempre come trovare una soluzione. Sul veloce di Hannover, quella di capitan Navratil si è chiamata Lukas Rosol, giocatore che non fa della costanza la sua principale qualità, ma quando azzecca la giornata è un osso durissimo. Dopo il ritiro di Berdych contro Kohlschreiber (bravo per due set, ma agevolato dai problemi del rivale) ci ha pensato lui a mettere le cose a posto, facendosi trovato pronto nel momento giusto. Nella prima giornata Zverev aveva spaventato Berdych più del previsto, non arrivando così lontano dal successo, lui invece non gli ha praticamente mai dato la possibilità di dar sfogo all’estro della sua gioventù. Gli è bastata un’ora e 38 minuti per chiudere 6-2 6-3 6-1 e portare la Repubblica Ceca ai quarti di finale, da giocare in casa contro la Francia. Zverev è crollato con oltre 50 errori in tre set, ma il merito è di Rosol. Anche per lui era la prima volta sul 2-2, ma la maggiore esperienza ha pesato eccome. “Cosa ha fatto la differenza? Il discorso negli spogliatoi”, ha detto il ceco. “Mi hanno detto: ‘tutto è possibile, vai fuori e gioca un tennis aggressivo, non guardare a chi c’è dall’altra parte e cerca di far correre l’avversario’. L’ho fatto piuttosto bene”.
BELGIO – CROAZIA 2-3
Marin Cilic (CRO) b. Kimmer Coppejans (BEL) 7-5 6-3 7-5
David Goffin (BEL) b. Borna Coric (CRO) 6-3 6-2 2-6 3-6 6-3
Dodig/Skugor (CRO) b. Bemelmans/Goffin (BEL) 7-6 6-3 6-1
David Goffin (BEL) b. Marin Cilic (CRO) 6-4 6-4 3-6 7-5
Borna Coric (CRO) b. Kimmer Coppejans (BEL) 7-6 6-2 6-2
L’avevamo detto alla vigilia e ripetuto sull'1-1: se il Belgio vuole battere la Croazia deve vincere il doppio. Il motivo è emerso oggi, proprio come era facile immaginare. David Goffin ha dato il 2-2 ai suoi, giocando un match un po’ altalenante ma efficace contro Marin Cilic, ma Borna Coric vale molto più di Kimmer Coppejans, e la differenza si è vista tutta nel singolare decisivo. Hanno lottato per un set, poi il belga ha perso il contatto contro il più giovane – ma più forte ed esperto – croato, finendo per arrendersi piuttosto rapidamente. Nel complesso è il risultato corretto: il Belgio ha già fatto i miracoli nel 2015, agevolato da una serie di situazioni favorevoli. Ma eccetto Goffin ha un team di livello medio, sicuramente inferiore a quello croato. Con un campione Slam come Cilic, un giovane emergente quale Coric e l’ottimo Ivan Dodig per il doppio, il capitano Zeliko Krajan può stare tranquillo. Forse non faranno “gravi danni” come ha detto alla vigilia, perché la trasferta di luglio negli Stati Uniti sarà tutt’altro che semplice, ma sicuramente hanno ritrovato una squadra molto competitiva, tornando ai quarti di finale dopo quattro anni. Se il Belgio è arrivato in finale, ce la possono fare tranquillamente anche loro. Quest’anno o i prossimi.
GRAN BRETAGNA – GIAPPONE 3-1
Andy Murray (GBR) b. Taro Daniel (JPN) 6-1 6-3 6-1
Kei Nishikori (JPN) b. Daniel Evans (GBR) 6-3 7-5 7-6
Murray/Murray (GBR) b. Nishioka/Uchiyama (JPN) 6-3 6-2 6-4
Andy Murray (GBR) b. Kei Nishikori (JPN) 7-5 7-6 3-6 4-6 6-3
Onore a Kei Nishikori, che mentre Djokovic si penava per battere Kukushkin ha tenuto in campo Djokovic per 4 ore e 54 minuti, appena tre in meno della maratona di Belgrado, ma come il kazako non è riuscito nell’impresa. Ai quarti di finale ci va la Gran Bretagna ed è giusto così, anche se sarebbe stato intrigante vedere un quinto singolare fra Daniel Evans e Taro Daniel, chiamati a decidere le sorti dei ben più illustri connazionali. Il quarto match sembrava filare via liscio fino al 7-5 7-6 per Murray: due set lottati ma vinti dal più forte, come spesso capita quando si affrontano due top player. Ma proprio mentre il pubblico di Birmingham iniziava a gustare la quinta vittoria consecutiva della sua nazionale, è cambiato tutto. Nishikori è diventato padrone del campo, ha vinto rapidamente il terzo set e poi anche il quarto, fino ad aprire addirittura il quinto parziale con un nuovo break, che ha scosso il pubblico e soprattutto Murray. Solo una volta in 134 (!) incontri, a Wimbledon 2005 con Nalbandian, gli era capitato di perdere un match da due set avanti, e deve aver pensato che tornare a farlo in Coppa Davis non fosse proprio l'ideale. Così ha trovato le forza per reagire ed è stato più forte in un braccio di ferro di cinque break in sei giochi, con sempre più difficoltà e sempre meno energie. Quando c’è da soffrire lo scozzese lo sa fare benissimo, è un animale da combattimento, e l’ha mostrato una volta di più. Gli è bastato tenere un turno di servizio per ribaltare il set, scappare 4-2 e dare la definitiva mazzata all’avversario, mandando in visibilio il pubblico della Barclaycard Arena. Con Murray in campo i soldi del biglietto sono sempre ben spesi.
POLONIA – ARGENTINA 2-3
Guido Pella (ARG) b. Michal Przysiezny (POL) 6-1 6-4 7-6
Leonardo Mayer (ARG) b. Hubert Hurkacz (POL) 6-2 7-6 6-2
Kubot/Matkowski (POL) b. Berlocq/Olivo (ARG) 6-3 6-4 6-4
Leonardo Mayer (ARG) b. Michal Przysiezny (POL) 6-7 7-6 6-2 6-3
Hubert Hurkacz (POL) b. Renzo Olivo (ARG) 4-6 7-6 6-4
L’illusione è durata quasi due set, ma è già tanto che ci sia stata. Dopo aver vinto il doppio i polacchi ci speravano, ma francamente la loro missione contro l’Argentina – e soprattutto senza Jerzy Janowicz – era veramente qualcosa di impossibile. Michal Przysiezny ci ha provato, ha rispolverato servizio e rovescio dei tempi d’oro e contro Leonardo Mayer è andato avanti di un set, non facendogli vedere l’ombra di una palla-break per oltre un’ora e mezza. Ma quando ha perso il secondo al tie-break il castello è crollato. Da due set avanti qualche possibilità l’avrebbe avuta (anche se ne mancava comunque uno, e non è un dettaglio), invece l’ha perso e ha finito per cedere rapidamente terzo e quarto set. L’esordio dei polacchi nel World Group, comunque, rimane positivo: senza Janowicz sono arrivati alla giornata decisiva, e il baby Hurkacz ha contribuito a rendere la sconfitta meno rotonda, battendo Olivo a punteggio acquisito.
FRANCIA – CANADA 5-0
Gael Monfils (FRA) b. Frank Dancevic (CAN) 6-3 6-1 6-3
Gilles Simon (FRA) b. Vasek Pospisil (CAN) 7-5 6-3 6-3
Gasquet/Tsonga (FRA) b. Bester/Pospisil (CAN) 7-6 6-1 7-6
Richard Gasquet (FRA) b. Philip Bester (CAN) 6-1 7-6
Jo-Wilfried Tsonga (FRA) b. Frank Dancevic (CAN) 7-6 ritiro
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