di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
Terra, erba, cemento indoor e outdoor. Su ognuna di queste superfici Sam Querrey è riuscito a trionfare in questo suo splendido 2010. Dopo Memphis (cemento indoor), Belgrado (terra) e Queen’s (erba), il lungagnone americano si impone in California, confermando il titolo dello scorso anno. A differenza delle precedenti affermazioni colte ai danni dei suoi connazionali (Isner, due volte, e Fish), questa volta Querrey doveva fronteggiare un tennista di caratura nettamente superiore, Andy Murray. Lo scozzese, chiamato in fretta a furia dagli organizzatori per rimpiazzare il tardivo forfait di Novak Djokovic, era alla prima uscita dopo la separazione con Miles Maclagan. In finale ha denunciato i consueti limiti di un gioco troppo passivo per un giocatore dal repertorio vastissimo, come quello del numero 4 del mondo che, dopo un inizio in sordina (sotto 4-2), entra finalmente in partita, recuperando il break di svantaggio e piazzando l’allungo decisivo sul 6-5, grazie anche alla complicità del suo avversario, autore di un sanguinoso doppio fallo nel momento meno opportuno.
Nel secondo set entrambi i giocatori hanno diverse opportunità per portare a casa il break. E’ Murray, però, a dover recriminare maggiormente. Sul 4-3, si vede annullare una palla break con una pregevolissima volèe smorzata a metà campo. Due game più tardi, ha addirittura a disposizione un matchpoint, ma spreca tutto con un errore di rovescio. Si va così al tiebreak, con l’americano che, scampato il pericolo, sale definitivamente in cattedra. E’ lui a comandare il gioco, con Murray che si limita a fare il tergicristallo. Il tiebreak è un monologo dell’americano (7-2) che, nel terzo set, continua a subissare il britannico di missili aria-terra, strappando il break decisivo nel sesto gioco. Andy ha l’opportunità di rientrare nel match, sul 3-5, ma Sam mette a segno un’accelerazione di dritto lungolinea portentosa che pone definitivamente fine alle ostilità.
Un torneo all’insegna del brivido quello di Sam che già in semifinale, contro Tipsarevic, aveva dovuto annullare un matchpoint e recuperare uno svantaggio di 5-1 nel tiebreak del secondo set, dopo aver perso il primo. Per non parlare dell’incontro di quarti vinto dal californiano ai danni di Schuettler che, per ben due volte, aveva servito per il match.
Querrey, che aveva dovuto annullare un matchpoint anche nella finale di Belgrado, diventa così il primo giocatore ad aggiudicarsi nella stessa stagione due titoli annullando matchpoint dai tempi di Andy Roddick che nel 2003 riuscì a salvarsi in ben 3 occasioni a Queen’s, Cincinnati e US Open.
Per lo scozzese è ancora rimandato l’appuntamento con il primo successo stagionale. Un digiuno di successi, difficilmente prevedibile a inizio anno quando fu protagonista di uno splendido Australian Open, e che potrebbe influire pesantemente sulla sua classifica. Andy, infatti, tra poche settimane sarà costretto a fronteggiare cambiali importanti come quelle del Canada e Cincinnati. Lo farà senza l’ausilio di un coach che verrà annunciato con ogni probabilità dopo gli US Open. Non sarà Darren Cahill, il più ambito tra i coach in circolazione, che ha già dichiarato di non avere alcuna intenzione di abbandonare il “team Adidas” per diventare un allenatore full-time. Davvero un periodaccio per Murray.
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