COPPA DAVIS – Bolelli-Fognini arrivano a un punto dalla vittoria, ma il doppio è argentino: Mayer-Berlocq si impongono al tie-break del quinto e tengono viva la sfida di Buenos Aires. Italia ancora favorita, ma c'è ancora spazio per rimescolamenti: l'unica certezza della terza giornata sarà Paolo Lorenzi.

“L'Italia sta giocando meglio di noi, però l'Argentina ha un grande orgoglio”. Con queste parole, Daniel Orsanic ha sintetizzato il senso della sfida di Buenos Aires. Dopo il 2-0 con cui l'Italia ha chiuso la prima giornata, l'albiceleste tiene viva la sfida grazie al successo di Carlos Berlocq e Leonardo Mayer contro Fabio Fognini e Simone Bolelli. E' stata una battaglia di quattro ore (6-3 6-3 4-6 2-6 7-6 lo score), modesta sul piano tecnico, tra una coppia improvvisata e l'altra che si è ritrovata dopo lungo tempo. Forse l'Argentina ha meritato, ma faremmo ben altri discorsi se Fognini non avesse steccato un dritto sull'unico matchpoint avuto dagli azzurri, peraltro dopo averne annullati quattro consecutivi, nell'emozionante tie-break del quinto set. Con alcuni servizi notevoli e un paio di ingenuità italiane, Berlocq-Mayer si erano portati 6-2. Tuttavia, gli azzurri erodevano il vantaggio e arrivavano a tanto così dal regalarsi una domenica di relax, magari con l'esordio in Davis di Alessandro Giannessi. Invece no: Fabio ha steccato quel colpo, poi un dritto vincete dello “Yacarè” ha allungato la sfida a domenica, ed è già tempo di fare congetture su cosa decideranno i capitani. In questo momento, l'unica certezza riguarda Paolo Lorenzi. La splendida partita di venerdì gli assicura il posto e la possibilità di regalarci il punto del 3-1, lasciapassare per i quarti di finale. Ma contro chi giocherà?

QUANTI DUBBI PER DOMENICA
La logica direbbe Berlocq, ma sette ore di gioco in due giorni potrebbero farsi sentire. E “Charly” non è più un ragazzino, visto che proprio ieri ha compiuto 34 anni. Il giocatore più forte è Leonardo Mayer, che però non ha ancora giocato singolari nel 2017 e ha più di un risentimento all'emisfero sinistro, tra gamba e caviglia. Sul 5-4 nel quinto set, tra l'altro, ha chiesto un medical time out (anche se potrebbe aver avuto valenza tattica…). E poi c'è Diego Schwartzman, il più piccolo tra i top-100 ATP ma anche il meglio piazzato tra gli argentini. Un bel dilemma, tenendo conto che Orsanic dovrà anche pensare all'eventuale 2-2. Insomma, non può sparare tutte le cartucce. Più facile il compito per “Barazza”: detto che Paolo Lorenzi offre tante garanzie, che fare nell'eventuale quinto match? Andreas Seppi ha giocato un buonissimo match contro Berlocq, ma il simbolo di questa Italia resta Fabio Fognini. Il ligure non ha giocato un gran doppio (anche se i punti più belli li ha scodellati lui), forse trascinato verso il basso da un Bolelli che – ovviamente – non può essere al top. Semmai si può discutere sull'opportunità di mettere in campo un giocatore al rientro assoluto dopo un lungo stop. Simone ha fatto quello che poteva, con impegno e la solita capacità di non deprimersi nei momenti-no e non esaltarsi in quelli positivi, però ha sbagliato troppo, soprattutto quando poteva fare male con il dritto. Pazienza, nulla è perduto.  

OCCHIO ALL'ORGOGLIO ARGENTINO
Il doppio è stata la classica partita di Coppa Davis: schemi un po' raffazzonati, qualità così così, tante situazioni. Gli argentini sono entrati meglio in partita, giocando un tennis ordinato, mentre i nostri hanno impiegato un po' a carburare. Poi la superiorità del duo “Fogna-Bole” è emersa nel terzo e nel quarto, dove il pubblico argentino è spesso rimasto ammutolito. C'era più gente rispetto a venerdì: per un Maradona in meno, abbiamo ascoltato molti cori in più, quelli classici, quelli che abbiamo imparato a conoscere l'anno scorso. Un tifo commovente perché basato su una squadra debole, in una partita che sembra ancora proibitiva. Daniel Orsanic ha percepito questo amore e alla fine si è quasi commosso. L'inerzia psicologica, in questo momento, è dalla loro parte. Non bisogna abbassare la guardia, anche se Paolo Lorenzi, 35 anni e 52 giorni, ha gli anticorpi necessari per scendere in campo con la mente sgombra. I precedenti lasciano aperta ogni soluzione: Paolino è 3-3 contro Berlocq (3-2 per l'argentino sulla terra rossa), 1-2 contro Leonardo Mayer e 3-2 contro Schwartzman (3-1 sulla terra). Non è da escludere che Orsanic ragioni anche su questo. Il punto del 2-1, come detto, è maturato in un quinto set pieno di situazioni. Scambio di break in avvio (2-0 Argentina, poi subito 2-2), poi turni di servizio piuttosto agili fino al 6-5 per l'albiceleste, quando Mayer-Berlocq avevano un primo matchpoint, annullato da una buona volèe di Bolelli. Il tie-break era Davis pura, irrazionale e per questo esaltante. L'Italia annullava quattro matchpoint, ne aveva uno, ma il sesto era quello buono per riaprire la sfida e dare un sorriso alla gente di Parque Sarmiento. La razionalità ci fa dire che siamo ancora in ottima posizione, ma la vecchia coppona ha una strana pozione magica dentro di sé. E lì dentro c'è di tutto, tranne – appunto – la razionalità.

COPPA DAVIS – Primo turno World Group 2017
ARGENTINA-ITALIA 1-2

Paolo Lorenzi (ITA) b. Guido Pella (ARG) 6-3 6-3 6-3
Andreas Seppi (ITA) b. Carlos Berlocq (ARG) 6-1 6-2 1-6 7-6
Berlocq / Mayer (ARG) b. Bolelli / Fognini (ITA) 6-3 6-3 4-6 2-6 7-6