Sfuma il sogno di Paolo Lorenzi. Il senese ha sfiorato il titolo ATP a San Paolo, ma si è arreso al fotofinish all’accoppiata servizio-dritto di Federico Delbonis, il più credibile tra i giovani argentini. 
Federico Delbonis con il trofeo del torneo ATP di San Paolo

Di Riccardo Bisti – 3 marzo 2014

 
La congiunzione astrale di San Paolo sembrava perfetta per Paolo Lorenzi. Prima due qualificati, poi un Monaco in convalescenza e infine un Tommy Haas infortunato. In finale c’era Federico Delbonis, gigante argentino prossimo a diventare il numero 2 del suo paese alle spalle di Juan Martin Del Potro. Un bel giocatore, ma Paolo ci aveva vinto tre volte su tre. E poi, insomma, si respirava un’aria strana. San Paolo è l’unico torneo ATP sulla terra indoor. Si gioca un tennis ibrido, senza il sudore e la sporcizia del rosso, ma neanche i ritmi supersonici dei campi duri. Il Ginasio Ibirapuera è un palestrone con tanta capienza a poco pubblico, e crea un ambiente simile a quello dei tornei challenger. E poi San Paolo è una città molto italiana, con circa 2 milioni di connazionali. E' la città al mondo con più italiani. Sembra incredibile, eppure ne ha più di Roma e Milano. Ed è seconda per consumo di pizza, alle spalle di New York. Sembrava tutto perfetto per l’exploit del senese, ma sul più bello è finita la benzina. Il suo torneo è stato un romanzo d’avventura: lo abbiamo sfogliato rapidamente, con la certezza del lieto fine. E invece le ultime pagine ci hanno sorpreso, premiando Delbonis, vincitore con il punteggio di 4-6 6-3 6-4. Siamo onesti: sin dai primi scambi c’è stata la sensazione che per Paolo fosse l’occasione della vita, mentre l’argentino avrebbe avuto altre chance. In fondo, se non avesse buttato via tre matchpoint ad Amburgo contro Fognini, avrebbe già riempito la casellina dei successi. Lorenzi ha dato quello che aveva, con un coraggio monumentale, ma non ce l’ha fatta. Sono bastati un paio di passaggi a vuoto per condannarlo. In un tennis sempre più anziano, potrebbe avere ancora una chance. Di certo, per trovarsi in una situazione del genere, avrà bisogno di un’altra congiunzione favorevole.
 
Paolo è partito bene, molto attento al servizio, il colpo che gli consente di raccogliere diversi punti senza faticare. Al settimo gioco trovava il break e lo conservava fino al 6-4. Correva come un mezzofondista, esaltava, ma spendeva troppo. Ha iniziato il secondo set vincendo un superpunto di oltre 20 scambi, giocato sempre in difesa. La benzina psicologica, tuttavia, non è bastata per compensare il calo di petrolio. E Delbonis giocava sempre meglio. La percentuale di prime si è alzata notevolmente, offrendogli un mucchio di punti gratis, direttamente col servizio oppure con  la combinazione servizio-dritto. Dal lato sinistro, “Delbo” fa quel che vuole. La tattica attendista di Lorenzi ne ha esaltato le doti balistiche. E così arrivava il break al sesto game, conservato nel game successivo (complicato, ma senza annullare palle break) e sublimato dal 6-3 finale. Il match si decideva in avvio di terzo, quando Delbonis trovava il break e lo conservava fino alla fine. Lorenzi mostrava evidenti segni di stanchezza, e nemmeno lo sguardo spiritato ai cambi di campo ha invertito la tendenza. Nei primi quattro turni di battuta del terzo set, Delbonis ha perso la miseria di due punti. L’ultimo game ha emozionato, merita di essere raccontato. Sotto 30-15, Lorenzi ha giocato un punto eccezionale, costruendosi lo scambio da perfetto soldatino, chiudendolo con uno smash. Nel punto successivo, un dritto in corridoio di Delbonis gli regalava una preziosa palla break. Per un attimo c’è stata la sensazione che il match potesse svoltare, ma l’argentino ha raccolto ogni energia e l’ha cancellata con un ace. Lorenzi ha lottato fino all’ultimo, ha anche cancellato un matchpoint, ma una scelta tattica sbagliata (palla corta troppo invitante per il dritto di Delbonis) lo ha condannato alla sconfitta.
 
Lorenzi ha dato quel che cuore e muscoli gli permettevano. “Ringrazio il pubblico che mi ha sostenuto per tutta la settimana, mi sono sentito a casa – ha detto Lorenzi – non sempre si può vincere, spero di riprovarci l’anno prossimo. Grazie al mio amico Enrico, che mi ha sostenuto per tutto il torneo”. L’allusione era a Enrico Becuzzi, “leggenda” del tennis minore, disperatamente a caccia di un punto ATP a 41 anni. Tra i due c’è un’amicizia sincera, spesso giocano il doppio insieme. “Complimenti a Paolo, purtroppo uno dei due doveva vincere – ha detto Delbonis – stavolta è toccato a me, però hai vissuto una grande settimana”. L’avventura di “Paolino” ripartirà da Indian Wells, dove dovrà giocare le qualificazioni. La sua capacità di migliorarsi, lavorare e non dare mai nulla per scontato, gli ha consentito di realizzare più di un sogno. E’ tra i più titolati nel circuito challenger, e si sta togliendo belle soddisfazioni nel circuito maggiore. E non è ancora finita. Da parte sua, Delbonis si conferma un giocatore in grande ascesa. La sua storia ricorda vagamente quella di Juan Monaco. Nato e residente ad Azul (60.000 abitanti nel cuore della provincia di Buenos Aires), si è trasferito piuttosto giovane a Barcellona, dove viene seguito da Albert Torras Cabanas, coach che affianca Gustavo Tavernini. Stare a lungo in Europa gli ha consentito di tagliare le spese, anche se per anni ha dovuto pagare l’affitto…proprio al suo coach. Adesso che qualche soldo è arrivato, forse la smetterà di girare in treno per il vecchio continente e prenderà qualche aereo in più. Tanto la sua base resterà, per sempre, il Club de Remo di Azul, dove Tavernini lo segue sin da quando aveva 11 anni. 

ATP SAN PAOLO – FINALE
Federico Delbonis (ARG) b. Paolo Lorenzi (ITA) 4-6 6-3 6-4