Quando al Paròn, Nereo Rocco, gli dicevano: “Che vinca il migliore”, lui rispondeva serenamente “Sperem de no!”. Immagino succeda spesso anche a Paolo Lorenzi, 34 anni da Siena, che ha vinto il suo primo torneo ATP (dopo aver perso la finale in quello di Sao Paulo nel 2014), sconfiggendo il georgiano Nikoloz Basilashvili 6-3 6-4, un punteggio piuttosto netto se paragonato alle precedenti battaglie di questi giorni.
, dall’arrivo del suo storico coach Claudio Galoppini, volato in Austria per non perdersi il big match, Lorenzi ha portato a casa con un certo agio un match che, osservandone solo gli highlights, giureremmo essere stato a senso unico. Per il suo avversario. Invece Lorenzi ha approfittato di un po’ di nervosismo di Basilashvili a inizio match per trascinare in fondo il vantaggio iniziale di 2 a 0, chiudendo il set per 6-3. Nel secondo parziale, è stato bravo e attento a ricucire il break di svantaggio, a non perdersi d’animo quando a sua volta è salito avanti di un break e si è fatto subito riprendere e quindi a staccarsi definitivamente strappando il servizio a Basilashvili nell’ultimo game dell’incontro.
, altrimenti non avrebbe conquistato questo torneo e mai l’avremmo visto avvicinare i top 50, mentre il prossimo lunedì raggiungerà la sua miglior classifica, molto probabilmente al numero 41. Da qui nasce la nostra stima. Il suo diritto è spesso protagonista di divertenti imitazioni dai colleghi, il rovescio è standard, il servizio è migliorato ma non è certo Isner; il tocco, beh, non è stato baciato dagli dei del tennis e al volo è quantomeno approssimativo. Dunque, come è possibile che un giocatore con limiti tecnici così evidenti sia riuscito a vincere un titolo ATP, entrare nella top 50 mondiale e (forse) diventare il più forte tennista italiano?
. Nel tennis contano anche altri fattori, tra cui la già citata condizione atletica e, nel caso specifico, doti di incassatore che nemmeno Jack la Motta. Sia contro Gerald Melzer in semifinale, sia contro Basilashvili in finale, Lorenzi è stato letteralmente preso a pugni. Se ne stava laggiù in fondo, ben vicino agli striscioni pubblicitari e spesso perfino fuori dagli schermi televisivi, una posizione che trent’anni fa sarebbe stata incomprensibile, quando dovevi colpire con una Maxply. Lorenzi è invece riuscito a difendersi da qualsiasi accelerazione, costringendo gli ultimi due avversari a prendere rischi sempre maggiori e mettendo a nudo i loro limiti, di chi altro non sa fare che tirar mazzate.
, Basilashvili è crollato sotto una montagna di unforced errors, talvolta seguiti da uno sguardo afflitto di chi non si capacitava di come potesse controllare quasi ogni scambio pur essendo sempre dietro nel punteggio. Il Lorenzi di questi ultimi due giorni è stata la versione professionistica più vicina a quello che nei club è definito “pallettaro”, spesso deriso, altrettanto spesso vincente.
Ebbene, Lorenzi ha fatto più o meno la stessa cosa. Abbastanza umile e intelligente da capire che a far pallate con i Melzer o i Basilashvili non gli conveniva affatto, ha cercato di sfiancarli, di farli lavorare, di scroccargli ogni briciolo di energia, fino a fargli sbagliare anche le soluzioni più elementari, per mancanza di ossigeno al cervello, più che per limiti tecnici. Un successo comunque insperato, quanto meritato. Per la carriera, più che per il tennis mostrato questa settimana
: dopo aver incassato un assegno da 82mila euro (che aiuta a sostenere l’umore), ha ricordato a Basilashvili che “sei ancora molto giovane a avrai tempo per vincere un torneo”, quasi ammettendo che ripetere l’impresa non sarà semplice.
, scalzando Fabio Fognini (dipende dal risultato del ligure a Umago e poi a Toronto dove avrà un esordio difficile contro Steve Johnson), un risultato che, dovesse accadere anche per una sola settimana, sarebbe una soddisfazione immensa per un giocatore il cui tennis non proprio esaltante ha sempre indotto a considerarlo un gregario. Fatto di cui suppongo sia sempre stato consapevole, al punto di sobbarcarsi lunghe trasferte in Sudamerica per giocare i Challenger più abbordabili con i quali costruirsi una classifica dignitosissima e soprattutto la certezza che desiderano tutti i tennisti di seconda/terza fascia: il lasciapassare per i quattro tornei dello Slam che, mal che vada, valgono un centomila euro netti a stagione.
, dopo la Davis ha scelto di continuare a giocare sulla terra, in una settimana dove i tornei ATP assomigliano a dei Challenger di lusso e dove lui è stato capace, più e meglio di altri, di infilarsi nel corridoio giusto, una sua specialità.
), Lorenzi ha dovuto battere nella sua corsa verso la vittoria, lo spagnolo Carballes-Baena (n.103 ATP), il tedesco Struff (n.86), l’austriaco Gerald Melzer (n.107) e appunto il georgiano Basilashvili (n.123). Si sono visti tabelloni più complicati, ma intanto il nuovo ranking sarà dunque il numero 41, che diventa 40 se si tengono conto dei soli risultati dell’anno (ATP Race). In questo senso, Lorenzi è arrivato a quota 820 punti, Fognini potrebbe salire fino a 650 vincendo Umag, mentre Andreas Seppi è fermo a 530. Insomma, il sogno di Lorenzi di chiudere la stagione da numero uno italiano continua, anche se ora dovrà confrontarsi con un livello di tornei e di giocatori superiori, lui che quest’anno vanta tre sole vittorie contro dei top 50, tra cui una contro un malconcio Fognini a Monte Carlo. Inevitabilmente, l’asticella si alzerà, anche perché Lorenzi vorrà scoprire definitivamente i suoi limiti abbandonando il circuito challenger e i piccoli tornei ATP per cercare la caccia grossa tra Masters 1000 e ATP 500.
, quelli di un tempo, alla Oriali per dirla con Ligabue. Ora è venuto il momento di capire se si può cambiare ruolo.