Un lungo processo di maturazione ha portato Jurgen Melzer a battere il numero 1 del mondo e a giocarsi l’accesso alle Tour Finals di Londra…

di Andrea Nizzero – foto Getty Images

 

Prima del Roland Garros di quest’anno, Jurgen Melzer era uno dei tanti talenti non del tutto realizzati che danno colore al circuito ATP. “Il più forte giocatore a non aver mai superato il terzo turno di uno Slam”, la definizione non proprio lusinghiera che più spesso si sentiva sul suo conto.

Sono passati cinque mesi da quando a Parigi, con una straordinaria cavalcata fino alle semifinali, ha dato un deciso colpo di spugna a delusioni e scomodi epiteti di una carriera fino ad allora etichettabile come mediocre. Ben diversa da quella che si era immaginato quando aveva vinto Wimbledon junior, nel 1999.

 

Dato che 29 anni non sono mai troppi, nemmeno nel tennis, quest’anno Jurgen si è praticamente reinventato. Gioca come prima, ma è un giocatore diverso. Riesce a esprimere il suo tennis migliore per tratti di tempo più lunghi (secondo molti, l’unico miglioramento possibile per un tennista maturo), e non permette che l’esito di una volèe comprometta la parte di match già giocata e quella ancora da giocare.

Una tardiva “coming of age”, iniziata dodici mesi fa a Vienna, a casa, vincendo davanti al suo pubblico il secondo torneo della sua carriera. Un processo giunto a compimento alla Porte d’Auteuil. Adesso, quello che per dieci anni di carriera era stato uno scoglio insormontabile non è più un problema: dopo il Roland Garros, ha raggiunto il quarto turno sia a Wimbledon che a New York, battuto in entrambe le occasioni da Roger Federer.

La freschissima vittoria contro Rafael Nadal a Shanghai, con cui condivide quella strana abitudine di giocare con la mano sinistra e scrivere con la destra, lo mette in condizione di poter tentare di rispondere a quella che sembra sempre di più una “London Calling”.

 

Il viennese infatti non si lascia saziare da quella che già adesso è la sua annata migliore: “Onestamente, non vedrei grossi problemi nell’avere qualche giorno molto impegnato a Londra…”.

Del resto, alle Tour Finals l’austriaco è già certo di esserci. “Molto impegnato” potrebbe essere infatti riduttivo, dato che Jurgen è già qualificato anche per il torneo di doppio. Per non farsi mancare la più classica ciliegia sulla torta, lui e il suo omologo connazionale Philipp Petzschner hanno trionfato a Wimbledon.

D’altra parte, i suoi successi in doppio non possono sorprendere più di tanto, essendo il suo tennis fatto di anticipo, talento e non rare discese a rete.

 

Molti hanno definito quella contro il numero 1 del mondo la vittoria più importante della sua carriera. Anche se la rimonta di due set e un break contro Djokovic, nei quarti a Parigi, ha probabilmente una rilevanza e un peso specifico superiore, il match di terzo turno a Shanghai è stato un saggio di tutte le qualità che rendono l’attuale numero 12 del mondo uno dei più affascinanti tennisti del circuito. Londra chiama.

 


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