Fabio centra i quarti a Rio de Janeiro ed è sesto nella Race stagionale. Un posto alle ATP World Tour Finals non è un miraggio, a patto che faccia bene negli Slam e nei Masters 1000.. 
Che Fabio Fognini abbia già iniziato a "nuotare" verso il Masters?

Di Riccardo Bisti – 21 febbraio 2014

 
Fabio non deve più nascondersi. La stagione è appena iniziata, ma il ligure sta tenendo un rendimento fantascientifico. Il Masters di Londra non può e non deve essere un'utopia. L’anno scorso, la 02 Arena era un obiettivo concreto nel doppio con Simone Bolelli, mentre stavolta può puntare ai primi 8 in singolare. Obiezione: è troppo presto per porsi un traguardo del genere, ma gli obiettivi vanno pianificati in anticipo. E Fognini ha dalla sua almeno due elementi a favore. In primis, la capacità di giocare bene dappertutto. Sul cemento all’aperto può fare ottime cose, come ha dimostrato in Australia e lo scorso anno a Indian Wells (strappò un gran set a Djokovic). E poi c’è la stagione sul rosso – quella vera – ancora tutta da giocare. Da Monte Carlo al Roland Garros, Fognini può raccogliere moltissimi punti. Nel frattempo, ha centrato i quarti al neonato ATP di Rio de Janeiro (1.454.365$, terra). Su un campo centrale semideserto (speriamo che non sia altrettanto alle Olimpiadi del 2016, che comunque si terranno in un'altra sede), ha dovuto lottare per un paio d’ore contro il redivivo Pablo Cuevas, tra i pochi giocatori rimasti con un’impostazione tecnica da terraiolo puro. L’uruguagio si piazza 2-3 metri dietro la linea e palleggia, affidandosi a uno splendido rovescio a una mano. Si vede che Fabio è stanco, bisognoso di recuperare dopo un mese a ritmi e livelli a cui non era abituato. Però non molla, sta applicando alla lettera il concetto di “battere il ferro finchè è caldo”. Alla fine si è imposto con il punteggio di 7-6 4-6 6-3 in una partita con pochissimi break, appena due per parte. Ancora una volta, Fognini ha mostrato vivi progressi nel giocare i punti importanti. Nel primo set, per esempio, ha dominato un delicato tie-break. Nel terzo, trovato il break decisivo al sesto gioco, lo ha tenuto senza grossi patemi, nonostante qualche difficoltà tecnico-tattica. Fino a qualche mese fa, avrebbe perso questa partita. Invece ha raccolto un’altra vittoria e ha lanciato un urlo liberatorio nel pomeriggio brasiliano. Significa che ci teneva.
 
I quarti a Rio gli fanno intascare 90 punti ATP, ma il bottino nel ranking migliorerà solo se dovesse battere Alexandr Dolgopolov nei quarti (i precedenti dicono 2-1 per l’ucraino, che però non è parso irresistibile in un match maratona contro Facundo Bagnis). Tuttavia, per un attimo, diamo un’occhiata alla Race, la classifica che tiene conto dei soli risultati in stagione, valida per le ATP World Tour Finals. In questo momento, Fognini è in sesta posizione a pari merito con Marin Cilic, a quota 660 punti. Ma è già certo di essere a 750. Tenendo conto che ci sono altri otto mesi di tennis, alcuni decisamente prolifici, Fognini ha decisamente le carte in regola per farcela. Lo scorso anno, l’ottavo in classifica (Stanislas Wawrinka) ha chiuso con 3.330 punti. E’ dunque ragionevole pensare che sia la cifra necessaria per coronare il sogno londinese. Dopo neanche due mesi, Fognini è quasi a un quarto dell’opera. Per questo, il match contro l’ucraino assume già una certa importanza in chiave Masters. Se poi dovesse andare in finale o addirittura vincere il torneo, l’obiettivo Masters diventerebbe evidente e non solo un racconto giornalistico. In questo momento, gli stanno davanti soltanto Stanislas Wawrinka, Rafael Nadal, Tomas Berdych, Roger Federer e David Ferrer. Certo, alle sue spalle ci sono pezzi da novanta come Murray, Djokovic e lo stesso Del Potro, ma Fognini deve pensare a sè e l’obiettivo può essere raggiungibile. Per riuscirci, tuttavia, dovrà fare cose importanti nei Masters 1000. Come abbiamo già ricordato, il Ranking Breakdown di Fognini è già piuttosto intasato nei tornei minori, mentre a fine anno si terrà obbligatoriamente conto dei risultati negli Slam e nei Masters 1000, che da soli compongono il 70% dei tornei “contabili” (13 su 18). Per questo, l’obiettivo Londra è fattibile ma Fabio deve centrare almeno una semifinale (meglio due…) nei Masters 1000, non avere grossi cali di rendimento e diventare un frequentatore abituale delle seconde settimane degli Slam. E’ tutto nelle sue possibilità. L’impresa è difficile, ma anche solo parlarne è un motivo di grande orgoglio. Dodici mesi fa, chi lo avrebbe immaginato?