Lo scozzese rifila un doppio 6-4 a un Federer abbandonato dal servizio. Questo Murray piace sul piano mentale: non si è mai disunito, nonostante diverse palle break sciupate.
Federer a colloquio con il giudice di sedia Ali Nili
 
Di Riccardo Bisti – 13 ottobre 2012

 
Hanno omologato le superfici, rallentandole per contrastare l’efficacia del servizio. Ci sono riusciti. Ma è altrettanto vero che la battuta continua ad essere un colpo decisivo, forse il più importante di tutti. Lo sa bene Roger Federer, tradito da questo fondamentale nella semifinale del Masters 1000 di Shanghai, concessa a Andy Murray con un doppio 6-4. Lo svizzero ha giocato male, deludendo i suoi fan in una partita che pure era iniziata benissimo, con scambi a velocità supersoniche. C’erano tutti gli ingredienti per assistere a un degno spareggio dopo le finali di Wimbledon (vinta da Federer) e delle Olimpiadi (dominata da Murray). Invece è mancato il colpo che spesso ha tirato Federer fuori dai guai. Pronti, via, 1-0 Murray e servizio. Federer trovava l’immediato controbreak, ma poi succedeva un fatto unico nella carriera dello svizzero: nel quinto game, tre doppi falli consecutivi (ripetiamo: tre doppi falli consecutivi!) consegnavano il break allo scozzese. A quel punto, Andy si è limitato ad amministrare il vantaggio, senza concedere nulla. L’impressione – scoraggiante per Federer – è che Murray potesse fare quel che voleva, soprattutto sulla seconda dello svizzero. Le statistiche sono impietose. I numeri sono lì, freddi, a ricordarci una delle peggiori prestazioni di Federer al servizio. Ha messo in campo il 59% di prime palle, ricavando solo il 66% con la prima e un modesto 36% con la seconda. A parte l’unica palla break trasformata, ha raccolto le briciole sul servizio di Murray. Al contrario, lo scozzese ne ha avute 11 trasformandone tre. 
  
E' stata una partita strana, in cui il punteggio non riflette appieno la superiorità di Murray. Andy ha mostrato una forte crescita sul piano mentale, resa possibile anche grazie all’ausilio di uno psicologo dello sport. Se non sei sicuro di te, non spari in faccia a Federer la bellezza di sette risposte vincenti (e altrettante che gli hanno permesso di vincere il punto). Un rendimento che ha tolto certezze a Federer, facendogli commettere più errori del solito. Il bilancio dello svizzero sarà di 17 colpi vincenti e 33 errori gratuiti, troppi. Nel secondo set c’è stato anche il fattore-pioggia. Nel primo game, dopo che Federer aveva annullato 6 palle break, è scesa qualche goccia. Federer non voleva rischiare, mentre il giudice di sedia Ali Nilli ha tergiversato un po’ prima che il gioco riprendesse. Nel terzo game, Murray non ha sfruttato un vantaggio di 0-30 e si stava innervosendo. Sul 2-2, invece, è successo il contrario. Federer si è trovato avanti 40-0, ma lì Murray ha elevato il rendimento con due grandi risposte e un super-passante di dritto per agganciare la parità. Un errore non forzato di Federer gli ha regalato l’ennesima palla break, concretizzata da una gran risposta di dritto di sulla riga. Il match è finito lì. Neanche una pausa di mezzora prima che Murray andasse a servire sul 5-4 ha dato una mano a Federer. Nell'ultimo game, una risposta larga e tre rovesci slice affossati in rete hanno consegnato a Murray la vittoria e la finale contro Novak Djokovic, 16esimo capitolo di una saga piuttosto equilibrata (il serbo è avanti 8-7 negli scontri diretti). Alcuni episodi non sono stati il massimo dello spettacolo, ma la recente finale allo Us Open ha saputo emozionare. Al di là del vincitore, gli appassionati sperano che il match sia più simile alla finale americana che a quella australiana del 2011. Ma guai a dare per spacciato Federer: da lunedì si tornerà a giocare indoor, il suo territorio preferito. E le cose potrebbero cambiare di nuovo.