Lo scozzese torna a giocare a Londra dopo la favola olimpica e batte Berdych in tre set. Dopo aver sciupato tante occasioni in avvio, si è imposto alla distanza. Vuole migliorare la semifinale del 2010.
Andy Murray intervistato sul campo dall’ex giocatore Mark Petchey
Di Gianluca Roveda – 5 novembre 2012
L’ultima volta che Andy Murray aveva giocato a Londra era stato nella finale olimpica, quando aveva massacrato Roger Federer (qualche ora dopo giocò anche la finale del doppio misto, ma è un’altra cosa…). Il suo ritorno sulle rive del Tamigi non è stato semplicissimo. La 02 Arena lo ha accolto come un eroe, accendendo per l’occasione le telecamere della BBC. Dopo la vittoria allo Us Open, aveva preso la cattiva abitudine di perdere le partite dopo aver avuto un matchpoint. Gli è successo a Tokyo, a Shanghai e la scorsa settimana a Bercy contro il miracolato Jerzy Janowicz. Ma stavolta gli è andata bene: ha spadroneggiato al servizio dopo le difficoltà iniziali nel 3-6 6-3 6-4 contro Tomas Berdych, primo ceco a chiudere per almeno tre anni di fila tra i top 10 dai tempi di Ivan Lendl, attuale coach di Murray (che però ci rimase 13 anni, tra il 1980 e il 1992). Murray ha sciupato un mucchio di occasioni nel primo set. Ha avuto due palle break nel primo game, si è trovato 0-40 sul 2-2 ma non è riuscito a togliersi di dosso il ceco. Tomas, che dopo il Masters avrà il peso della finale di Coppa Davis, trovava il break al sesto gioco e riusciva a chiudere 6-3, non prima che lo scozzese buttasse a mare un’altra palle break con una pessima palla corta. L’ottavo errore di dritto consegnava al ceco il primo set del torneo (almeno in singolare, perché in precedenza Mirnyi-Nestor avevano battuto Lindstedt-Tecau al super tie-break).
Un grosso brivido ha percorso la schiena del clan Murray e del pubblico in avvio di secondo set, quando sull’1-1 Berdych si è trovato 15-40 sul servizio dello scozzese e ha avuto complessivamente tre palle break. Grida vendetta la seconda, in cui Andy ha tirato un servizio-mozzarella. La risposta era vincente, ma è finita in corridoio. La partita di Berdych è finita lì. Murray si è caricato, ha trovato potenza e precisione anche con il dritto ed è puntualmente volato 3-1. Da lì in poi, il ceco è gradualmente imploso, dando fiducia a un Murray con i piedi sempre più vicini alla linea di fondo. La consapevolezza nei propri mezzi lo ha spinto diverse volte a rete, zona del campo dove è nettamente superiore al ceco, almeno sul piano del tocco. Sono migliorate le statistiche al servizio, tanto da cedere la miseria di tre punti negli ultimi quattro turni di battuta (e nessuno quando ha messo in campo la prima). Qualche patema quando è andato a servire sul 5-4. Un doppio fallo sul matchpoint ha allungato la pugna di qualche minuto, ma non ci sono state rivoluzioni. Murray sa che la strada e lunga: i suoi occhi trasmettevano sollievo più che gioia. In attesa di Tsonga-Djokovic, partire col piede giusto nel girone di ferro era quello che ci voleva. “Penso che sia stata una bella partita, ben giocata da entrambi – ha detto Berdych – purtroppo hanno fatto la differenza i piccoli dettagli. Il mio rimpianto sono le palle break sciupate nel secondo set”.
Non è da escludere che il ceco abbia voglia di amministrarsi in vista della finale di Coppa Davis. L’impressione è alimentata dall’espressione di coach Tomas Krupa, sorridente ed elegantissimo a bordo campo, come se fosse una serata di gala. Di solito è molto più teso. Da parte sua, Murray non ha (e difficilmente avrà) pensieri legati alla Davis. “Penso che il Masters sia speciale perché è un evento d’elite, a cui non tutti possono partecipare. Sono sicuro che in molti vorrebbero esserci, ma ci sono appena otto posti. Si lavora un anno intero per esserci”. Senza contare l’atmosfera eccezionale, da teatro classico e moderno allo stesso tempo, garantita dalla O2 Arena. “E’ uno stadio bellissimo, c’è un’atmosfera diversa rispetto alla maggioranze dei tornei. Arriviamo al campo con il battello, ognuno ha il suo spogliatoio personale…è davvero un grande evento”. La migliore performance di Murray alla 02 Arena è la semifinale di due anni fa, quando fu sconfitto da Nadal al termine di una splendida semifinale. Adesso vuole di più. Può fare di più.
Grazie Rafa, modello di talento e intelligenza
Un campione unico, buono, intelligente, amato da tutti, fan e avversari, anche il suo più grande foto Ray Giubilo...