L'affermazione è bagnata da una spruzzatina di retorica, ma quella di John Millman è davvero una favola moderna. Sarà lui, 28enne di Brisbane, ad inaugurare la sfida di Coppa Davis tra Belgio e Australia, semifinale mondiale della svalutata zuppiera. Ci sono tante ragioni dietro a una scelta apparentemente incomprensibile. Sembra persino irrispettosa della storia, visto che l'Australia rimane il paese dei Laver, dei Rosewall, degli Hoad, dei Newcombe e di tante altre leggende. Com'è possibile che debbano ricorrere al numero 185 ATP? Perché Lleyton Hewitt ha scelto proprio lui? C'è molta strategia, in questa scelta, ma la favola non viene intaccata. A sfidare David Goffin, 13 vittorie in 14 singolari, ci sarà un esordiente assoluto. Uno che conosce l'inferno dei tornei Futures ed è stato perseguitato dalla sfortuna. Prima la spalla (2013, con ben due interventi chirurgici) poi l'inguine (2016) lo hanno bloccato, impedendogli di mostrare appieno un buon potenziale, che lo scorso anno lo aveva portato al numero 60 ATP. Ma poi si è fermato di nuovo e il suo 2017 è scattato soltanto a maggio, in Italia, al Challenger di Venezia. Ma un paio di settimane fa ha punito Kyrgios a Flushing Meadows, spingendosi al terzo turno dello Us Open. E in Australia, oggi, non ci sono tanti giocatori più bravi di lui. Bernard Tomic si è autoescluso (“Dovrebbe andare a lavorare in fabbrica, così capirebbe il valore di quello che fa” ha tuonato Martina Hingis), Thanasi Kokkinakis ha ripreso da poco a giocare a tempo pieno, e Jordan Thompson non ama la terra battuta.
KOKKINAKIS FUORI DAL QUARTETTO TITOLARE
Sull'eventuale 2-2, secondo noi, sarà proprio Thompson a scendere in campo, ma per adesso il titolare è il ragazzo di Brisbane. Nei giorni di allenamento a Bruxelles, sulla scomoda terra indoor, Hewitt è rimasto impressionato dal suo livello di gioco. “Rusty” non ha paura: se un giocatore lo convince, lo mette in campo. Anche se è all'esordio, anche se si tratta di una semifinale mondiale. Anzi, forse è meglio così: nessuno si aspetta che John possa battere Goffin. “È un momento incredibile per me – racconta Millman – ricorderò questo giorno molto a lungo: poter rappresentare il proprio paese è il massimo per uno sportivo. Quando scenderò in campo, non mi limiterò a lottare per i ragazzi in panchina. Rappresenterò tutti quelli che hanno reso grande il tennis australiano, oltre a quelli che mi hanno permesso di arrivare a questo punto”. Millman ha preso il posto di Kokkinakis: il buon Thanasi doveva essere il singolarista numero 2, è finito addirittura fuori dal quartetto. “Thanasi è un grande giocatore e un ottimo ragazzo. Rappresenta il futuro del tennis australiano, giocherà tante partite in futuro e avrà un ruolo molto importante nella squadra. Sono convinto che sarà deluso. Adesso cercherò di fare del mio meglio per ripagare la fiducia che mi è stata concessa”. Millman è l'emblema di quel tipo di giocatori – e sono tanti – che lottano ogni settimana con i conti, tra spese (fisse) ed entrate (che vanno e vengono). I due gravi infortuni non gli hanno facilitato la vita, anche se il recente terzo turno allo Us Open gli ha lasciato in dote 144.000 dollari. “Nella mia carriera ho vissuto momenti molto difficili. Forse il peggiore è stato in Romania, ma non dimentico una trasferta in Corea del Sud. Cercavo qualche torneo che non fosse troppo lontano dall'Australia, e notai quattro Futures a Gimcheon. Fu il peggio del peggio. Era il mio compleanno, sono arrivato nei quarti ma poi mi sono ritirato perché non ne potevo più”.
“MILLMANIA”
Millman conosce diversi giocatori che hanno rinunciato alla carriera perché non riuscivano a sostenere i costi dell'attività. “Quelli come me hanno dovuto trovare sistemi alternativi per sopravvivere. Io ho giocato le gare a squadre e ho dormito anche per terra, nelle stazioni ferroviarie”. Millman è un tipo simpatico, sa attirare il tifo del pubblico. Uno che ci mette il cuore: per questo, l'intesa con Lleyton Hewitt è scattata al volo. A Brisbane c'è un gruppetto di tifosi che lo sostiene sempre, con calore. La voce si è diffusa tanto negli spogliatoi come nelle redazioni giornalistiche: un giornalista del Brisbane Times, pensate un po', ha inventato il termine “Millmania” per descrivere il fenomeno. Difficilmente avrà troppi amici a Bruxelles, ma lui, lo “zingaro” del tennis, non avrà certo paura del tifo avverso. “Sì, è giusto definirmi zingaro. Credo di rappresentare la maggior parte dei giocatori – ha raccontato – non ho fatto una transizione normale da junior a professionista. Andavo a scuola a Brisbane, poi ho deciso di provarci con il tennis, ma non sapevo fin dove sarei arrivato. Mi è costato un sacco di fatica. Per tanti anni ho giocato nei Futures e nei Challenger, mi sono operato due volte a una spalla, spesso sono finito a fare risonanze magnetiche. Non mi sento speciale, rappresento la maggioranza dei giocatori, quelli che amano il tennis e il loro viaggio. Probabilmente sono uno zingaro, ma è lo stesso per molti altri giocatori”. Il suo lungo viaggio ha scoperto un senso tutto nuovo. Per un giorno, gli occhi dell'Australia tennistica saranno tutti lui. Da zingaro, può diventare un principe. Sarà disposto a tutto, sul campo di Bruzelles. Possiamo starne certi.