LA STORIA. L’americano nega di aver fatto la “spia” per avere uno sconto della pena-doping, ma fatti e dichiarazioni non coincidono. E perché gli altri ce l’hanno a morte con lui?
Wayne Odesnik è attualmente numero 120 ATP
Di Riccardo Bisti – 21 luglio 2012
Un paio d’anni fa, all'aeroporto di Brisbane, la polizia di frontiera trovò nella valigia di Wayne Odesnik otto fiale di ormone della crescita e dieci siringhe. L'americano non è mai riuscito a giustificare il possesso della sostanza. Colto con le mani nella marmellata, provo a giustificarsi dicendo che avrebbe usato l’ormone della crescita per scopi terapeutici e che stava per chiedere l’esenzione. L’ITF decise di sanzionarlo con il massimo della pena. Non esistevano prove dell’assunzione, ma il solo possesso fu sufficiente a comminare una squalifica di due anni e la confisca di tutti i montepremi nel periodo incriminato. Odesnik fu vittima di forti pressioni: quando la vicenda divenne di dominio pubblico i colleghi presero a trattarlo come un appestato. Durante il torneo ATP di Houston, Sam Querrey lo invitò a stare zitto mentre cercava di dire la sua su una palla contestata. Pressioni tali da convincerlo ad autosospendersi ancor prima della sentenza. Tutti felici e contenti, fino a quando l’ITF ha dimezzato la squalifica a un anno. Motivo? “L’assistenza continuativa e sostanziale fornita dal Signor Odesnik in merito all’applicazione delle norme regolamentari”. Ancora oggi, nessuno ha capito cosa abbia fatto Odesnik per avere lo sconto. Ripartito dai tornei futures, ha rapidamente scalato le classifiche fino a portarsi a ridosso dei top 100. A febbraio è stato numero 107, oggi è 120.
Se andiamo a spulciare il comunicato “riabilitativo” di Odesnik, pubblicato il 22 dicembre 2010, si apprende che la squalifica dell’americano è stata ridotta in base all’articolo M.5.3 del regolamento antidoping. L’articolo, oggi diventato 10.5.3 (consultabile a pagina 40 dell'enorme tomo delle norme antidoping), definisce lo sconto per l’atleta che ha dato una mano all’ITF o a qualsiasi altra organizzazione riconosciuta a scoprire o individuare la violazione di norme antidoping o di qualsiasi regola professionale da parte di un’altra persona. La norma è chiara e non è fraintendibile. Insomma, avrebbe aiutato a beccare qualche altro giocatore. Un “pentito” che racconta quello che sa in cambio di uno sconto di pena. Una “spia”. Dopo parecchio tempo, qualcuno se n’è accorto e ha provato a fargli qualche domanda a seguito della sconfitta al primo turno di Wimbledon (in cui è entrato come lucky loser). Lui era furioso per un articolo uscito sul Times, in cui si ipotizzava che i colleghi lo vedessero come una "spia".
Domanda: Perché hanno dimezzato la squalifica? Hai offerto un sostanziale aiuto alle autorità?
Risposta: Si, ho spiegato loro perché ero in possesso di quel farmaco. Ho fornito loro le ragioni mediche per cui l’avevo avuto. Sono stato onesto al 100%, non ho mai cercato di mentire. Sono stato completamente onesto, hanno capito le ragioni per cui l’ho avuto e per questo hanno ridotto la mia condanna.
Domanda: Non hai mai dato informazioni su altri giocatori?
Risposta: No, al 100%.
Non tutti gli credono. L'articolo del Times sosteneva che vari giocatori non hanno nascosto il loro disprezzo per la “spia” Wayne Odesnik. E’ possibile (plausibile?) che Odesnik abbia siglato un accordo di riservatezza dopo aver scoperto il vado di Pandora. Di sicuro le sue dichiarazioni non coincidono con l'articolo 10.5.3 delle norme antidoping. Spiegare perché aveva il farmaco non c'entra nulla. Per questo è interessante dare un’occhiata ai giocatori che sono stati squalificati dopo di lui.
Robert Kendrick avrebbe preso un medicinale contro il jet lag “contaminato” con una sostanza proibita. Gli avevano dato 12 mesi, poi ridotti a 8 dal CAS di Losanna. Kendrick ha ripreso a giocare lo scorso gennaio.
Dimitar Kutrovsky ha assunto un integratore chiamato Jack3d, contenente una sostanza proibita. L’ITF ha creduto alla versione dei fatti secondo cui il prodotto non era stato preso per migliorare le prestazioni. Nonostante tutto, la squalifica ammonta a 2 anni e Kutrovsky potrà riprendere a giocare solo il 13 febbraio 2014.
Jamie Carmona è un giocatore spagnolo di seconda fascia. Nel suo corpo hanno trovato la terbutalina, sostanza proibita utilizzata per ragioni mediche. Al pari di Odesnik, non aveva l’esenzione medica, ma l’ITF ha creduto alla sua documentazione e si è limitata a una tirata d’orecchie. Il caso di Carmona è molto importante perchè presenta alcuni punti in comune con quello di Odesnik e in certo senso "smonta" le teorie dell'americano.
Mohammed Mohazebnia è un tennista iraniano sospeso due anni per aver preso il clenbuterolo, lo stesso stimolante trovato a Mariano Puerta ai tempi della prima sospensione.
Dejan Katic è un serbo di terza fascia. Gli hanno trovato l’efedrina e l’ITF, dopo la “solita” giustificazione (utilizzo a fini medici) gli aveva dato un anno. La federtennis serba, tuttavia, ha fatto appello dimostrando che nei medicinali assunti da Katic non c’era l’efedrina. Il giocatore, dunque, non era stato in grado di spiegare come fosse finita nel suo corpo. Per questo, la sanzione è stata aumentata a due anni ed è scaduta un paio di settimane fa, lo scorso 7 luglio.
Andrey Plotniy è stato “stoppato” perché era tornato a giocare prima dei 15 mesi stabiliti dalla sentenza.
C’è poi stata la squalifica di sei mesi per Kaitlyn Verfuerth, giocatrice di Wheelchair Tennis.
A parte Kendrick, il cui caso sembra piuttosto "unico", non sembrano giocatori nell’orbita di Odesnik. E' dunque legittimo pensare al mondo delle scommesse, l’altro ambito in cui possono esserci delle sanzioni più o meno pesanti. Dopo la squalifica di Odesnik, sono stati sanzionati tre giocatori: il “mitico” Daniel Koellerer, squalificato addirittura a vita, il serbo David Savic e lo svedese Lucas Renard. Se l’ITF fornisce alcune spiegazioni sui giocatori positivi ai test antidoping, la Tennis Integrity Unit è ancora più riservata. Per questo è impossibile capire se Odesnik c’entri in qualche modo. E' comunque difficile. Lui si difende a tutto spiano. “Vorrei che questo fosse scritto in maiuscolo: non ho parlato di alcun giocatore e non ho mai fatto la spia o qualcosa del genere”. La reazione di Odesnik è giunta in seguito del già citato articolo del Times, in cui c’era un virgolettato di Sergiy Stakhovsky: “Nello spogliatoio c’è un giocatore. Non sappiamo se sia qui per giocare o per spiarci. Questo ci fa sentire a disagio”. Odesnik rifiuta con vigore questo ruolo: “I giocatori mi salutano. Non vado a cena con loro, ma non l'ho mai fatto. Sto cercando di fare del mio meglio, di essere amichevole con chi lo è con me. L’ITF ritiene che io possa giocare, quindi cosa volete da me? Sto facendo quello che posso, dimostrando che appartengo al mondo del tennis. L’ho dimostrato partendo da zero, senza alcun aiuto né wild card. Il mio livello è questo e ho un brillante futuro davanti a me”. In questa storia, tuttavia, un mucchio di cose non quadrano. Prima di tutto, se le dichiarazioni di Odesnik sono vere, l’ITF e la WADA non avrebbero dovuto ridurre la pena. Le informazioni che ha dato non hanno nulla a che vedere con l’articolo 10.5.3. La norma è chiara. E poi, perché Odesnik avrebbe aspettato la squalifica di due anni per mostrare le ragioni mediche per cui prendeva (o avrebbe preso) l’ormone della crescita? Non poteva farlo prima? Jamie Carmona non aveva l’esenzione per prendere l’efedrina, però ha mostrato la prescrizione medica. Ai tempi del processo, Odesnik non l’ha mostrata. Adesso dice di aver fatto qualcosa del genere per giustificare la riduzione.
Insomma, viene il sospetto che Odesnik non dica tutto. Se invece fosse sincero al 100%, come proclama, ITF e WADA avrebbero contravvenuto al loro codice. Ai tempi della riduzione, Stuart Miller (direttore degli aspetti scientifici e tecnologici per conto dell'ITF) disse che la squalifica non era stata annullata, ma soltanto "sospesa" e che Odesnik continuava ad avere l'obbligo di collaborare con le autorità. Se Odesnik non avesse collaborato, avrebbe scontato gli ulteriori 12 mesi. "L'importanza di quello che Odesnik dirà andrà valutato nel tempo – disse Miller – ovviamente non posso rivelare ciò che ha detto, perchè si tratta di informazioni sensibili. Tutte le indagini derivanti da quello che ha detto sarebbero compromesse". Da queste affermazioni sembra chiaro che Odesnik non si sia limitato a informazioni sul suo caso. Anche se lui nega. Una cosa è certa: gli altri giocatori sono furiosi con lui. Di sicuro c’è qualcosa che non quadra. E non ci hanno detto tutto.
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