Si scalda l’atmosfera in vista della finale di Coppa Davis di Lilla. Da regolamento le squadre hanno diritto di giocare sul campo di gara dal lunedì, invece lo Stade Pierre Mauroy sarà pronto solo da mercoledì mattina, a causa di un incontro di rugby giocato sabato. L'ITF ha concesso una deroga, ma i croati alzano la voce: "Le regole dovrebbe essere sempre le stesse".

Fra la semifinale e la finale di Coppa Davis passa(va)no poco più di due mesi, tempo piuttosto ridotto per mettere in piedi un evento della portata di una finale, che richiede standard precisi e obblighi strutturali e organizzativi di un certo livello. Per questo può capitare che non sempre ci sia il tempo materiale per realizzare il tutto come si deve, specie se l’impianto era occupato fino a pochi giorni prima, e i tempi necessari per l’allestimento non sono compatibili con quelli richiesti dal regolamento. È ciò che sta succedendo allo Stade Pierre Mauroy di Lilla, che da venerdì ospiterà la finale fra Francia e Croazia, l’ultima prima della maxi riforma in arrivo fra pochi mesi. Sabato sull’erba dell’impianto multifunzionale di Villeneuve-d'Ascq si è giocato il test match di rugby fra la Francia e i “pumas” dell’Argentina, e a causa delle operazioni di allestimento del campo in terra battuta e di installazione della parte “mobile” delle tribune, i giocatori dei due team non avranno modo di allenarsi sul campo di gara fino a mercoledì, appena due giorni prima dell’inizio del confronto. Sia chiaro: era stato tutto stabilito a priori, con l’ITF che ha concesso una deroga di un paio di giorni alla FFT (normalmente l’impianto dovrebbe essere utilizzabile dal lunedì), ma i croati non hanno gradito l’obbligo di allenarsi sui campi indoor di un club di Marcq-en-Baroeul, a una decina di chilometri dalla venue ufficiale. A maggior ragione perché sia Cilic sia Coric arrivano delle ATP Finals (il secondo era a Londra come riserva), quindi hanno già pochissimi giorni per adattarsi alla terra battuta, mentre i francesi si stanno allenando sul rosso già dal termine del Masters 1000 di Parigi-Bercy. Addirittura, Tsonga e Chardy – che per esserci ha rimandato la luna di miele per la seconda volta – si sono già allenati insieme a Ginevra per una decina di giorni, prima di raggiungere i compagni a Lilla.
SOLO 4 GIORNI PER L'ASSESTAMENTO DELLA TERRA
Sarebbe stato meglio avere il campo almeno un giorno in più – ha detto il capitano croato Zeljko Krajan –, ma non ci possiamo fare nulla. Non dipende da noi, è una decisione dell’ITF e della Federazione francese, e noi possiamo solo adattarci alla situazione. Ci hanno promesso che il campo sarà molto simile a quello su cui ci stiamo allenando da sabato”. Della stessa idea il n.1 croato Marin Cilic, giunto in Francia nel fine settimana scorso, dopo l’eliminazione nel round robin alle ATP Finals. “Ovviamente questa non è la situazione ideale – ha spiegato il numero 7 del mondo – e le condizioni dovrebbero essere sempre le stesse. È una finale, e uno stadio così grande richiede del tempo per adattarsi. Spero che la superficie, venerdì, sia in buone condizioni. Una perplessità giustificata, visto che fra l’allestimento del campo e il primo incontro della finale passeranno circa quattro giorni, pochissimi nell’ottica di un assestamento ideale della superficie, tanto che mercoledì e giovedì sera, al termine degli allenamenti delle due squadre, giocheranno per qualche ora sul campo alcuni dei giovani più promettenti della zona, così da aiutare la terra a compattarsi nel miglior modo possibile. Campo a parte, Cilic si è detto comunque fiducioso per il repentino adattamento a una superficie che da Parigi in avanti ha calpestato solo a settembre, nella semifinale di Zara contro gli Stati Uniti. “Abbiamo già avuto degli incontri di Davis sulla terra subito dopo i tornei sul cemento, e credo che sarò pronto in tempo. Devo solo aggiustare qualche aspetto del mio gioco, scivolare e correre un po’ di più. La terra battuta indoor è più veloce rispetto a quella all’aperto”. Questa sera è prevista la cena ufficiale dei due team, giovedì la cerimonia del sorteggio, che definirà l’ordine degli incontri. I singolaristi croati sono già certi, quelli francesi non del tutto. Con Noah non c’è mai nulla di scontato.