Kevin Anderson è un giocatore ostico, quasi maledetto, per Pablo Carreno Busta. Sei mesi fa gli ha tolto il sogno di giocare la finale dello Us Open, peraltro in un match combattuto. E chissà se il ragazzo delle Asturie avrà un'altra chance del genere. Si sono ritrovati negli ottavi di Indian Wells e c'è stata ancora battaglia, chiusa soltanto al quattordicesimo punto del tie-break decisivo. Carreno è solitamente pacato in opinioni e considerazioni, ma stavolta non l'ha presa bene. La frustrazione lo ha portato a pronunciare parole di cui, in un ambiente così standardizzato, potrebbe anche pentirsi. “Anderson è dotato di un servizio molto potente – dice Pablo – che piaccia o no, questo fa una grande differenza. Se gli dovessimo togliere il servizio, credo che lo batterei abbastanza facilmente. Purtroppo a tennis si gioca anche col servizio, dunque non mi resta che continuare a migliorare tutto il resto. Devo essere sincero: ogni volta che gioco contro di lui è una viva frustrazione”. L'ultimo sostantivo ben descrive le sensazioni di Carreno Busta, che ha trovato nel sudafricano un brutto concorrente per un posto tra i top-10, nonché per la corsa alle ATP Finals. Analizzando la partita, lo spagnolo ha affermato di aver sofferto molto soprattutto la prima di servizio. “Quando mi posizionavo molto indietro, sembrava che grandinasse e non c'era modo di rispondere alle sue cannonate. Vi assicuro che è molto frustrante quando il tuo avversario non abbassa di un centimetro l'intensità del suo servizio. Hai una pressione ancora maggiore nei tuoi turni di battuta: se sbagli qualcosa, sai che sarà molto complicato rimontare”.
LE SENSAZIONI POSITIVE DI PABLO
Le considerazioni dello spagnolo sono un po' severe: se è vero che Anderson è dotato di un gran servizio, è più che legittimato a sfruttare la sua arma. E, soprattutto, è migliorato sotto tanti aspetti. Non si sale al numero 8 ATP con un solo colpo, e Carreno Busta lo dovrebbe sapere bene. Una volta esaurito lo sfogo, ha comunque detto di aver recuperato sensazioni positive. Lo scorso anno si è trovato a vivere una nuova dimensione, quella dei top-10, e l'ha un po' pagato a livello di risultati. Quest'anno ha giocato benino in Australia, ma le cose sono peggiorate sulla terra sudamericana, dove non ha colto risultati di rilievo. “Nel terzo set ho recuperato il mio miglior livello, cosa molto importante. Nell'ultimo mese lo avevo smarrito. Si tratta di un aspetto molto positivo per i prossimi tornei. Gli ultimi due scontri diretti contro Anderson sono stati molto combattuti e oggi sono stato ad un passo dal vincere… sarà per la prossima volta. A inizio carriera faticavo a vincere partite di questo tipo: entravo in campo già battuto e perdevo molto facilmente. Adesso invece me la gioco alla pari, pur essendoci ancora molte cose da migliorare”. Sceso al numero 14 ATP (dopo che l'anno scorso aveva azzannato la decima posizione), quest'anno vanta un bilancio così così, con 6 vittorie e altrettante sconfitte. Ma dopo Miami arriverà l'amata terra battuta e le cose potrebbero migliorare. Anche contro un bombardiere come Kevin Anderson.