13 anni fa, un funzionario la schiaffeggiò durante una premiazione, punendo il suo spirito ribelle. Il cerchio si è concluso con i recenti successi, “uno schiaffo” al sistema. In mezzo, un mucchio di sofferenze.
L'umiliante schiaffo subito da Na Li nel 2001

Di Riccardo Bisti – 4 febbraio 2014

 
La Cina è lontana. Fatichiamo a comprenderne mentalità, personaggi, meccanismi. In Italia, Na Li potrebbe tranquillamente girare senza scorta. In Via Condotti potrebbe fare shopping senza problemi, e scattare foto al Colosseo come una semplice turista. Eppure, secondo il Time, è una delle 100 persone più influenti al mondo. Per questo, ha fatto scalpore un video diffuso lo scorso 29 gennaio, pochi giorni dopo il trionfo all’Australian Open, in cui viene mostrata la premiazione del doppio misto ai campionati cinesi del 2001. Nel filmato, la Li viene schiaffeggiata dal funzionario che le aveva appena messo al collo la medaglia di bronzo. Le riprese, di bassa qualità, impediscono di vedere la reazione della Li, peraltro mascherata dal cappellino. Accanto, il partner osserva la scena con aria sorpresa. La Li è stata reclutata dal sistema statale quando aveva cinque anni. All’epoca, vigeva un modello sovietico di controllo totale degli atleti. Nel tentativo di diventare una potenza sportiva (missione compiuta, come testimoniato dal medagliere di Pechino 2008), la Cina ha permesso che gli atleti fossero sottoposti a stress psicologici e abusi fisici. Dopo aver iniziato con il badminton, fu "destinata" al tennis senza il suo consenso. Pur avendo le stimmate della campionessa, come avrebbe dimostrato negli anni a venire, ha dovuto convivere per anni con un sistema oppressivo. Il suo libro di memorie, intitolato Playing Myself, racconta che l’80% dei successi di un qualsiasi atleta era visto come il frutto del lavoro del coach. Gli sforzi dell’atleta erano pressochè ignorati. “Soltanto quando ho iniziato a competere in occidente, mi sono resa conto che l’allenatore è al servizio dell’atleta”.
 
Na ha spiccato il volo nel mondo del tennis dopo essersi staccata dal sistema statale attraverso un controverso programma, denominato “flying solo”, che le ha permesso di scegliere il proprio allenatore, decidere la programmazione e tenere per sè i guadagni, che fino ad allora dovevano essere girati allo stato. Il video, 52 secondi di scandalo, è apparso per la prima volta nel luglio 2011, poco dopo il successo al Roland Garros della Li. Lo ha mandato in onda CCTV, l’emittente pubblica cinese. Nel filmato, appaiono lei e il marito Jiang Shan (ex giocatore che le ha fatto da coach per 11 anni) durante un programma a forti tinte patriottiche, denominato “The Night of Li Na”. Il conduttore dice che anche Jiang era un giocatore di tennis e mostra il filmato della cerimonia “incriminata”. I campionati nazionali sono molto importanti in Cina, poichè i risultati dettano l’entità dei contributi destinati alle varie province. Nel filmato, Jiang si prende la medaglia d’oro insieme alla sua compagna di allora. Poi c’è lo schiaffo alla Li. Il conduttore sembra non accorgersi del fatto, e la trasmissione va avanti allegramente. Tempo dopo, la ex compagna di Jiang Shan avrebbe detto all’agenzia di stampa cinese (sottoposta a censura) che il gesto del funzionario era un buffetto di consolazione. Onestamente, le immagini sembrano dire tutt’altro.
 
Na e Jiang hanno giocato il misto per quattro anni, rappresentando la squadra provinciale di Hubei. Ma quando la loro love story è fiorita, i funzionari hanno bruscamente separato la coppia. Secondo le memorie della giocatrice, i due non erano a conoscenza della separazione fino a quando non hanno visto il tabellone di un torneo. Delusa, la giocatrice avrebbe negoziato con le autorità, chiedendo di poter giocare di nuovo con il suo fidanzato. Le avrebbero promesso che la coppia si sarebbe riunita ai campionati del 2001, ma quando fu pubblicata la lista delle coppie partecipanti, i due erano ancora separati. “Ci rimasi malissimo – ha scritto sul suo libro – siamo esseri umani, non pezzi di una scacchiera”. La stampa dell’epoca, controllata dallo stato, criticò la Li e disse che la scelta era stata presa per aumentare le probabilità di vittoria. Ma lei voleva giocare con il suo fidanzato. “Nessuno di noi fu felice di quel torneo, anzi”. Con un gesto che avrebbe ispirato gli sceneggiatori di un film romantico, i due sono rimasti insieme nonostante i divieti dello Stato, che vietavano qualsiasi tipo di fidanzamento, a maggior ragione tra atleti. “Dopo quel campionato, quando ero molto triste, mi sono fatta tatuare un cuore e una rosa sul petto”. Ovviamente, i tatuaggi non erano contemplati dal sistema. E la stampa locale tornò ad attaccarla. “Non mi interessava. Mi è servito per lenire la sofferenza”. Ma il dolore fu talmente grosso che dopo qualche anno, afflitta da problemi di stress e salute, ha mollato il tennis e si è iscritta all’università insieme al futuro marito. “Decisi di lasciare quel luogo di dolore”. Per qualche anno, ha studiato giornalismo.
 
Tuttavia, nel 2004, ha ripreso a giocare. Ma lo ha fatto alle sue condizioni, liberandosi progressivamente dell’oppressione dello stato, da cui si è staccata definitivamente nel 2008. Oggi è numero 3 del mondo (a pochissimi punti da Victoria Azarenka), ha un coach argentino ed è tra le atlete più pagate al mondo. Il suo senso dell’umorismo e il suo sorriso smagliante l’hanno resa un personaggio molto amato. A modo suo, è l’antitesi degli automi prodotti dal sistema cinese. Il suo discorso post-vittoria in Australia, oltre ad aver fatto ridere migliaia di persone, ha avuto un’importante dimenticanza: non ha fatto nessun accenno alla Cina. Se ne sono accorti in tanti, soprattutto su Weibo, il maxi-social network cinese. E l’hanno riempita di complimenti per il coraggio. Al suo ritorno a casa dopo il trionfo australiano, è stata accolta all’aeroporto dalle autorità della provincia di Hubei, che l’hanno omaggiata con un maxi assegno di 800.000 yuan (circa 100.000 euro). Lei ha accettato il denato con un’espressione contrita, quasi triste. Ma anche se lo stato cerca di aggrapparsi alla sua popolarità, molti cinesi apprezzano la sua parabole ribelle, così distante dai dettami del sistema. Un giornalista cinese, mostrando un apprezzabile coraggio, ha scritto che i successi di Na Li in giro per il mondo, sono stati “uno schiaffo a un sistema obsoleto”. Uno schiaffo, appunto. Chi la fa l'aspetti.