Il club si trova a Belgrado ed è denominato “Novak Tennis Center”. Non è difficile intuire il perché. Una sera di giugno, Mihailo Tomic ha trovato un messaggio scritto a mano sulla panchina del Campo n.11. In cirillico, recitava: “Per Mihailo, da Novak. Amo il tuo grande sorriso. Buon compleanno”. Se questo bambino di otto anni dovesse diventare qualcuno, ogni storia partirà da qui. Pur essendo ancora piccolo, il giovane Mihailo è la principale promessa del tennis serbo. Per questo, Djokovic ha scelto di sponsorizzarlo. Non potrebbe essere altrimenti: un paio d'anni fa, Mihailo si trovava sullo stesso campo e vide un uomo. Gli chiese, in serbo, se poteva palleggiare con lui. L'uomo non capì, e accettò solo dopo che mamma Nina fece da traduttrice. Lo osservò per un po' e rimase colpito da una coordinazione naturale e una tecnica quasi perfetta. Quell'uomo era Marian Vajda, storico coach e mentore di Novak Djokovic. “Mi disse che non aveva mai visto nulla di simile – dice Nina Topic, madre di Mihailo – diceva che sarebbe diventato un campione”. Il giorno dopo, Mihailo era in campo con Djokovic. Lo ha incontrato altre volte, prima che l'amicizia si tramutasse in una sponsorizzazione nel 2016. Dragan Serer, head coach della federazione serba, sostiene che Topic sia già 2-3 anni avanti rispetto ai coetanei, proprio come era Djokovic. “È un'indicazione per il futuro, ma non si possono dare pareri certi fino a quando inizierà a giocare tornei”. Lo hanno già soprannominato “Piccolo Nole” e già questo sarà un buon test per capire se reggerà l'urto. Nel frattempo si allena cinque volte alla settimana, per due ore al giorno. Non giocherà tornei fino a quando non avrà compiuto 10 anni. Anche Novak fece così: “Gli diede la possibilità di maturare prima di affrontare una spietata pressione” dice papà Srdjan.
L'INCONTRO CON VAJDA
A seguire Topic sul campo da tennis c'è l'ex professionista Pavle Bulic: a suo dire, il talento del bambino è frutto di una notevole memoria fotografica. “Mi ha visto tirare alcuni rovescio in slice e subito dopo mi ha saputo imitare. Mi ha sconvolto. Ha la capacità di imparare in poco tempo cose difficili, che solitamente richiedono mesi, o magari anni, anche ad allievi più grandi”. Come ogni bambino che si rispetti, Mihailo nutre una passione sfrenata per il tennis. Qualche tempo fa, ha attaccato il naso alla recinzione di un campo del club per assistere a un allenamento di Laslo Djere, dalla prima all'ultima palla. Fosse per lui, resterebbe sul campo per 10 ore al giorno, a prescindere dalle condizioni meteo. Devono essere gli altri a farlo uscire dal campo per evitare che si bruci ancora prima di cominciare. Sarà importante, da parte chi gli sta accanto, gestire tutta questa passione. “Anche quando non gioca a tennis, è come se lo facesse – dice la madre – prende una piccola valigia, imballa la sua roba e gira da una stanza all'altra come se andasse a New York, Pechino o Shanghai. Ovunque va Djokovic, c'è anche lui. Poi solleva il trofeo, prende un microfono giocattolo e finge di concedere un'intervista”. C'è un dato che sorprende: nonostante l'effetto Djokovic (senza dimenticare Jankovic, Ivanovic e tutti gli altri), negli ultimi dieci anni i tesserati agonisti alla federazione serba sono scesi da 5.000 a 2.000. Il tutto mentre le TV dei pub e dei bar di Belgrado sono spesso sintonizzate sul tennis. Secondo Serer, oggi molti meno ragazzi si iscrivono alle scuole tennis rispetto ai tempi della Jugoslavia. Motivo? “La migrazione e l'apertura delle frontiere ha ridotto la popolazione, e la crisi postbellica ha portato le famiglie a indirizzare i figli verso sport meno costosi”.
UN PICCOLO PROFESSIONISTA
Topic ha ogni spesa pagata da Djokovic, a tempo indeterminato, ma un'attività del genere può costare circa 5.000 euro all'anno, la metà di uno stipendio medio annuale. Ad esempio, nel Novak Tennis Center si allena un ragazzino di 10 anni. Si chiama Stefan Petrovic e suo padre spende 2.000 euro all'anno. Sarebbero molti di più se il club e i maestri non venissero incontro. La federtennis serba aiuta una trentina di ragazzi all'anno, ma le cifre sono limitate. Tra i coach del Novak Tennis Center c'è anche il cileno Adrian Garcia ex n.103 ATP. A suo dire, non c'è da preoccuparsi. “Anche se il bacino umano da cui attingere si è ridotto, il tennis serbo continuerà ad essere competitivo. È una questione genetica: i ragazzi sono grandi, forti e coordinati”. Quello che manca, a suo dire, è la mentalità. I giovani sudamericani prendono un volo, vanno in Europa e ci restano 3-4 mesi. “Al contrario, i tennisti europei sono viziati: vogliono tornare casa dopo appena due settimane di trasferta. Sto cercando di cambiare la loro mentalità”. Su una cosa, però, sono tutti d'accordo: Mihailo Topic diventerà un giocatore. Ci credono tutti, e non poteva fare altrimenti papà Nenad. Nonostante una laurea in ingegneria meccanica, ha lasciato il lavoro per dedicarsi a tempo pieno all'intensa attività del figlio. Ad appena otto anni, vive già da piccolo professionista. A parole dice: “Non ho mai voluto che entrasse nel mondo del tennis, ho paura che perda la sua infanzia”. I fatti, però, dicono che lo asseconda. Lo spaventa il clima dei tornei giovanili. “È un ambiente teso e superficiale: i genitori sono troppo focalizzati sulle prestazioni dei figli, spesso litigano per palle contestate e ci sono famiglie che non parlano tra loro. Quando chiedi quanto tempo si allenano i loro figli, tendono a mentire. Il fatto è che tutti dicono che Mihailo ha un talento eccezionale, e da genitore non credo di avere il diritto di fermarlo”. Solo il tempo dirà se ha avuto ragione.