Una giornata al Challenger di Cordenons osservando le migliori promesse italiane. E discutendo con un coach d’eccezione: Mosé Navarra. DI LORENZO CAZZANIGA 
Stefano Napolitano in azione a Cordenons

Da Cordenons, Lorenzo Cazzaniga – 14 gosto 2013
 
Ottanta chilometri di distanza dall’afoso Lido di Jesolo, mi hanno consigliato di passare dieci ore al challenger di Cordenons, lo scorso martedì. Dopo l’inevitabile commozione nel rientrare in un centro privo del suo deus ex machina, Edi Raffin, scomparso da pochi mesi, ho potuto osservare i migliori talenti italiani, che un programma ben studiato ha infilato nella stessa giornata. Filippo Baldi e Stefano Napolitano (con Gianluigi Quinzi fermato dalla pioggia), ma anche Adelchi Virgili e Marco Cecchinato, visionati in compagnia di un coach-Cicerone d’eccezione come Mosé Navarra, che per la FIT segue da vicino i nostri migliori under.
 
Andiamo con un (personale) ordine di qualità:
 
FILIPPO BALDI
Classe 1996, gioca un bel tennis: propositivo, alla costante ricerca dell’apertura (col rovescio) e del winner (col diritto). Ha perso netto con Potito Starace, vuoi per eccessivo rispetto, vuoi per eccessivo desiderio di strafare. Il servizio è decisamente migliorabile, benché mi assicurino che in doppio ha viaggiato con costanza sopra i 190 km/h. La testa appare più veloce dei piedi e il senso del gioco è innegabile. Come sottolinea Navarra: “Ha tempi molto buoni: dovrà sempre impostare un gioco offensivo perché non è così rapido da potersi difendere con facilità”. Ha da poco lasciato il coach Stefano Dolce, dopo aver lavorato con Filippo Gilardelli, entrambi non sufficientemente esperti per accompagnarlo nel delicato passaggio al professionismo. Quello che mostra (e non è poco) pare molto farina del suo istinto. Ora serve un coach esperto e, viste le potenzialità, siamo certi che le offerte non mancano. Basta solo fare la scelta giusta.
 
STEFANO NAPOLITANO
Classe 1995, ha battuto un peone egiziano, tal Safwat. Stefano sta in campo egregiamente, con serietà e attenzione. Ricorda, in questo senso, Andreas Seppi. Ogni tanto appare fin troppo pacato, tanto che a più riprese abbiamo sentito Navarra urlargli dalle tribune: “Non ti addormentare adesso!”, ogni qualvolta prendeva un vantaggio. “Sa fare molto cose – dice Navarra – e ha margini di miglioramento notevoli. Deve costruirsi fisicamente e diventare più propositivo: col rovescio soprattutto, finisce troppo spesso per difendersi”.
 
GIANLUIGI QUINZI
Classe 1996, non ha giocato, ma la sola presenza crea curiosità: parcheggio pieno pre-partita e decine di curiosi ad ammirarlo mentre si scalda giocando a calcio-tennis o palleggiando contro un muro. Il padre ha dichiarato che la vittoria a Wimbledon è stata uno tsunami; Navarra assicura che non si è montato e sa gestire bene la pressione, che non è indifferente. Altri sostengono che “Ha cominciato a tirarsela un po’”. Credo che semplicemente non possa passare dieci minuti a parlare con chiunque gli si presenti davanti perché davvero attira spettatori e appassionati come un top player. Sono convinto che sappia gestire bene la popolarità ed è apprezzabile l’atteggiamento sfrontato col quale scende in campo contro chiunque. Certo, gridare “Vamos!” Ad ogni punto contro un trentenne, ex top 25 come Volandri a San Marino (o uscire con le dichiarazioni in chiave doping rilasciate a Italia Uno) non lo stanno rendendo simpatico a tanti colleghi. Però ha indubbia personalità, quella che serve per diventare un top player. “Però deve migliorare sotto rete – sostiene Navarra – perché adesso tutti vanno come dei treni da fondo e difendono benissimo, quindi bisogna saper incassare al volo, il forcing da fondo”. In questo senso, GQ è ancora molto (molto) acerbo. Coach Medica riuscirà a completarlo tecnicamente?
 
Prima di passare agli over 18, un paio di considerazioni (molto sensate) di Mosè Navarra: “I ragazzi mi sembra che stiano diventando troppo coach-dipendenti. Il coach deve dettare le linee guida, ma sul campo poi devi saper trovare da solo certe varianti, se necessarie. Non può urlarle il coach dalla tribuna”. E ancora: “Il coach non deve diventare il capro espiatorio delle sconfitte”. Mi sembrano concetti da seguire alla lettera, da parte di ragazzi e genitori.
 
ADELCHI VIRGILI
Ventitre anni, Mister Highlights. Giocherà sempre il punto più bello del match, dubito che vincerà troppe partite. La palla gli scorre come a pochi altri e il rovescio bimane è di rara bellezza. Però “Se a 23 anni e con quel talento è ancora 800 del mondo, un  motivo ci sarà…” si dice in coro. A Cordenons ha perso da tale Bourquier lamentandosi tutto il match delle corde. Vi chiederete (come il sottoscritto) perché non ha cambiato la sua Radical: semplice, ne aveva solo una… Ora lo segue Fabrizio Fanucci che non è un ragazzino e non so fin quando avrà voglia di star dietro ad un tizio così naif. In più, gira voce che non sia Stakanov negli allenamenti…
 
MARCO CECCHINATO
Vent’anni, serio e ordinato, con un coach valido come Cristian Brandi. Però mi par limitato tecnicamente. Un annetto fa, avevo chiesto al collega-amico Marco Imarisio, inviato del Corsera ma soprattutto tennis addicted, di dargli un’occhiata al challenger di Orbetello. Responso: “Discreta prima, buon diritto, rovescio inesistente. Diventerà un top 50? No. Un top 100? Ni”. I miglioramenti ci saranno stati ma la risposta alla prima domanda, temo che resti la stessa. Per la serietà che mostra in campo, spero (vivamente) di sbagliarmi. Mi è piaciuto come si apre il campo (segno di un disegno tattico alle spalle), ma la palla cammina poco e i movimenti così meccanici rischiano di diventare un forte handicap lontano dal rosso.
 
Detto delle nostre migliori promesse, alcune chicche da Player’s Lounge:
 
. Filippo Volandri, incalzato da uno spettatore sul battibecco con Quinzi a San Marino, ha ribadito: “Gioca bene, benissimo, ma dovrebbe comportarsi meglio”.
 
. Avvistata Gloria Pizzichini che ha cominciato a collaborare con Mosé Navarra tra l’Eurosporting di Cordenons e il circolo di Treviso.
 
. Stefano Ianni era impegnato in doppio ma, a dicembre, vorrebbe tornare a Miami. Ma non è tutto rosa e fiori: “Per avere la green card devi insegnare in un posto fisso, ma se vuoi guadagnare un po’, devi cercare lavoro con maggior libertà. Io prendevo anche 100 dollari all’ora, ma vai a domicilio dai ricconi del posto. Però a Miami sono più maleducati, disdicono all’ultimo momento se hanno fatto festa la sera prima, mentre a New York sono più seri. Biasella lavora a Randall Island, nella stessa accademia di John McEnroe. E i ricconi newyorchesi lo pagano anche 200 dollari per un’ora di lezione”. A Miami consiglia sempre le feste del Delano il martedì e di un nuovo hotel LSL la domenica.
 
. A proposito del doppio, Ianni ha battuto 6-0 6-0 la coppia Lorenzi-Becuzzi, giocatore over 40 a caccia di un punto ATP. Lorenzi si è affrettato a dire: “Non è che io l’abbia aiutato molto…”
 
. Erano presenti diversi inviati delle squadre di Serie A1, pronti per la stagione che parte a ottobre per programmare le strategie. Si preannuncia un’edizione molto interessante, con Park Genova, Forte dei Marmi e Bassano tra le maggiori favorite.

. A Cordenons c'erano due coach importanti come Joakim Nystrom e Dudu Duarte ("Allenava Corretja da ragazzino, figurati da quanto gira il mondo" ricordava Navarra). Seguivano giovani promesse (nemmeno tanto promesse)  coach professionista è un lavoro che dà assuefazione.

. Stefano Napolitano veste un nuovo marchio, creato dalla sua stessa famiglia, in cui è coinvolto anche Niccolò Cotto (e Cristiano Rohrich per il mercato francese): si chiama Higher, ha come logo una mano stilizzata e materiali piuttosto belli. Ne sentiremo parlare.
 
. Secondo Navarra, dietro a Quinzi & Co. abbiamo altri due prospetti molto interessanti: Moroni e Ramazzotti. Qualche addetto ai lavori sostiene siano anche migliori degli attuali top junior azzurri. Sperem.
 
. Last but not least, con Mosé Navarra è ricomparso il nome di Roberto Palpacelli, detto Il Palpa. Per tanti, il più grande talento inespresso della storia del tennis azzurro, perso a causa di vizi non edificanti. “E’ l’unico giocatore contro il quale avevo la netta sensazione che, quando voleva fare il punto, poteva scherzarmi – ricorda Navarra -. Era dell’epoca di Camporese and Co. ma molto più forte. Un talento fisico pazzesco: la natura gli ha dato tanto ma non ha saputo sfruttare le sue incredibili possibilità. Mancino, poteva fare qualsiasi cosa su un campo da tennis. Chi lo ha conosciuto non ha dubbi: come lui, nessuno mai!”.