L’occasione è stata quella degli Internazionali
d’Italia, John McEnroe era presente a Roma per godersi dal vivo
l’ennesima sfida Federer-Nadal e per giocarsi il Merryl Lynch Tour of Champions
L’occasione è stata quella degli Internazionali
d’Italia, John McEnroe era presente a Roma per godersi dal vivo
l’ennesima sfida Federer-Nadal e per giocarsi il Merryl Lynch Tour of Champions.
Ha parlato un po’ di tutti e tutto, dal suo passato alla situazione del
tennis attuale. Ve lo proponiamo così com’è,
naturale e spontaneo
come al solito…
–
Pensi di giocare meglio oggi sulla terra di quando eri più
giovane?
“No, non c’è nulla che io sappia fare
meglio ora di quando ero più giovane”.
– Com’è tornare a Roma?
“Roma è una splendida città e ha un torneo
magnifico. C’è molta storia qua attorno, non solo in senso
tennistico
ma in senso generale. Mi sarebbe piaciuto aver avuto mia moglie con me
perché avrebbe adorato fare la turista. Però non c’era e
così ho potuto
pensare più al tennis”.
– Hai intenzione di giocare ancora qualche
torneo in doppio?
“Non ho ancora nessun piano, ma credo
che ci penserò su”.
– Non hai avuto qualche richiesta dai
giocatori del circuito per far coppia con loro?
“Qualcuno sì, mi sono giunte delle voci
e delle proposte, ma nessuna concreta. Sono troppo impegnato con questo
circuito (il Merryl Lynch Tour of Champions, n.d.r.)”.
– E’ stato importante per te vincere
quel torneo di doppio?
“Forse è stato più importante per questo
circuito che per me, perché probabilmente gli dato nuova e tanta
credibilità.
Magari qualcuno poteva pensare che eravamo troppo vecchi per giocare ancora
a tennis, e invece ho fatto cambiare idea a tanta gente. A dire il vero
però ho sempre creduto di potercela fare in qualche modo, è
sempre bello
vincere”.
– Al di fuori di questo circuito, quanto
giochi e quanto ti alleni?
“Mi alleno più o meno sei ore alla settimana,
chissà perché me lo chiedono sempre. Mi alleno sempre sia sul
campo da
tennis sia in palestra. Appena posso mi alleno, direi sei giorni su sette
e poi mi prendo un giorno di riposo per riprendermi un po’. Però
se non
ci sono tornei in corso anche di più, se c’è qualche
allenamento extra
da fare non mi tiro certo indietro. L’obiettivo è quello di
restare sempre
in condizione e nello stato di forma in cui voglio essere. E poi
c’è sempre
un livello superiore al quale speri di arrivare. Quando ho giocato a Barcellona,
mi allenavo due volte al giorno e vedevo che il mio tennis migliorava nettamente
di qualità. Però non è così facile, anzi. Voglio
dire, ho sei bambini di
cui prendermi cura, ho delle priorità da mantenere. Sono troppo vecchio
per fare troppe cose in una volta sola”.
–
Hai visto molti cambiamenti nel tennis di questi anni. Cosa pensi di Rafael
Nadal?
“Beh, di sicuro non gioca nel modo in
cui giocavo io però mi fa impazzire la sua energia. Gioca con
quell’intensità
che di sicuro ti dà una grossa mano. Sei già in vantaggio ancora
prima
di entrare in campo. E’ uno come Connors che giocava con un sacco di
energia
che poi risultava positiva. E poi ha quei segni distintivi che lo
caratterizzano,
sono piccole cose ma sono importanti. Ogni tenta sembra che sia in un incontro
di boxe piuttosto che in uno di tennis tanta è la grinta che ci mette,
ma sono cose che piacciono, altroché! E in più è mancino e
io ho un certa
affinità con i mancini. E’ lui il vero ostacolo per Roger
(Federer) sui
campi in terra e su quelli in cemento non troppo veloci. C’è
bisogno anche
di questo rivali e grandi rivalità, quindi spero che migliori anche sui
campi più veloci così sì che vedremo delle cose
interessanti. E’ così
che si deve giocare, concentrati su ogni punto, non si prende mai pause.
Comunque non credo che si tratti di una grossa sorpresa, c’è una
certa
connessione tra il grado di sforzo e il raggiungimento dei risultati”.
– Ti rivedi in quello che fa oggi Federer,
cioè battere i terraioli sulla terra?
“Certo che sì. Quando sono cresciuto probabilmente
ho avuto risultati migliori sulla terra che sul veloce anche perché sono
diventato più grosso e più forte. Per lui è lo stesso,
è cresciuto molto
e sta crescendo ancora, sa cosa si deve fare per vincere anche sul rosso.
Se riesce a crescere ancora in questo senso non solo sarà il giocatore
più forte del momento ma se la giocherebbe anche con gente come Laver o
Sampras per essere considerato il migliore di sempre. Lui ora gioca per
entrare nella storia. Non sarà facile, credo. Magari a Parigi
andrà avanti
e se dovesse capitare di non giocare contro Nadal potrebbe anche fare questo
salto di qualità ulteriore”.
– Guardando indietro, hai dato il meglio
di te per vincere Parigi?
“Mi sarei potuto allenare meglio e programmare
in un altro modo la stagione sulla terra. Però avrei dovuto avere un
atteggiamento
più fanatico verso il tennis e stare di più in Europa, a volte
non ti rendi
conto se ti stai davvero spremendo o se potresti invece fare qualcosa in
più, qualche sacrificio in più. Un paio di volte ci sono andato
vicino
a vincere il Roland Garros quindi non è che non mi sia impegnato a fondo,
il torneo era praticamente vinto, ce l’avevo quasi in pugno e poi…
Comunque
non vi annoierò con una risposta troppo lunga, la risposta secca
è: mi
sarei potuto preparare meglio. Però già allora come oggi era
difficile
essere sempre pronto per ogni torneo, a volte bisogna prendere delle decisioni.
A volte, dopo molti anni, pensi che sarebbe potuta andare in un altro modo
se solo… chissà, se avvessi giocato più spesso a Roma o a Monte
Carlo.
Poi non ho mai giocato a Barcellona, se non adesso nel senior tour. Mi
sarebbe piaciuto giocare di più sulla terra”.
– Quante volte diresti che ci hai provato
sul serio a vincere il Roland Garros?
“Direi sempre quando cominciavo a giocare,
ma fino in fondo direi solo cinque o sei volte. Ma in seguito dopo aver
avuto i bambini non è che avessi molto tempo per stare lontano da casa.
E poi non puoi mai sapere al momento qual è la scelta giusta. E’
facile
guardarsi indietro e dire avrei dovuto fare questo o avrei dovuto fare
quello, mi riferisco a quando ho preferito stare di più con la mia
famiglia
piuttosto che giocare di più a tennis e migliorare molto la mia
condizione
e il mio gioco”.
– Ma quando hai vinto l’edizione junior,
hai pensato di poter vincere quella dei “grandi”?
“Non ci pensi neanche… Ricordo che quando
vinsi c’erano tre persone sugli spalti (ride, n.d.r.). Non è
così immediato
il passaggio perché nemmeno tu pensi di poter vincere il vero Roland
Garros.
E’ salto enorme. Certo, poi quando arrivi in semifinale a Wimbledon allora
cominci a dirti ‘Hey, allora magari ce la posso fare, il salto non
è poi
così lungo’. Ma è stato solo a quel punto che il mio gioco
ha cominciato
a cambiare veramente, sono diventato più aggressivo lasciando più
spesso
la linea di fondo. Ho seguito la mia personalità, il mio stile. Per la
terra il discorso è diverso anche se migliorai molto anche lì.
Sapete,
c’era un torneo a Dallas che come importanza era secondo solo al Roland
Garros, a Wimbledon, al Master, e più o meno simile agli Australian Open
e giocare là, al coperto pregiudicava e non di poco le prestazioni
all’open
di Francia visto che era appena prima nel calendario. Ma all’epoca le
mie priorità erano Wimbledon e gli Us Open.
–
Quando pensi al divario che c’è tra Federer, Nadal e tutti gli
altri,
cosa pensi, cos’hanno loro che gli altri non hanno?
“Hanno un istinto naturale per capire
quando devono salire un po’ di livello e giocare bene. Federer è
molto
completo, si muove bene, colpisce bene, non ci sono altri giocatori che
giochino come lui. Ci sono molti ottimi giocatori, soprattutto sulla terra
ma ne avete visto qualcuno arrivare ai suoi livelli? Sono i migliori, tutto
qui. Non c’è da porsi molte domande, giocano molto meglio degli
altri
punto e basta. Anzi, probabilmente gli altri in questo momento saranno
un po’ shockati, uno come Nalbandian per esempio. Qui a Roma a giocato
bene in semifinale contro Roger eppure non ha vinto. Penso che ci sia un
grosso margine tra loro e gli altri ma gente come l’argentino non si
scoraggia
di certo, anzi. Per Nadal il discorso cambia in base alle superfici, nessuno
vorrebbe incontrarlo sulla terra ma sull’erba molti possono vincere
tranquillamente”.
– Come cercheresti di battere Federer
sull’erba?
“Credo che ti devo sempre appoggiare su
quello che sai fare meglio, devo sfruttare il tuo punto forte. Quelli che
vincono non cercano mai di adattare il proprio gioco a quello degli avversari.
In questo momento non ci sono molti che sanno giocare bene il serve&volley
essendo aggressivi, io lo ero. Io proverei così seguendo il mio stile
naturale.
Bisogna mettergli pressione però è chiaro che è facile da
dire ma non da
fare. Io cercherei di attaccarlo sempre, non so quante volte ci riuscire
però Eppure c’erano giocatori come Becker o Sampras che servivano
benissimo
e a cui era difficile strappare il servizio, loro potevano batterlo”.
– Hai parlato di come ti preparavi tu
per il Roland Garros, secondo Federer si sta preparando bene?
“Si, sta facendo le cose per bene. Deve
cercare di non giocare troppi match lunghi per non arrivare stanco contro
Rafa come è successo qui a Roma. Rispetto a me lui ha un grosso
vantaggio,
abita in svizzera e quindi non deve ogni volta farsi la traversata
dell’oceano.
Per me non era facile”.
– E se invece dovessi giocare contro
Nadal cosa faresti?
“Probabilmente gli darei una randellata
su un ginocchio o qualcosa del genere (ride n.d.r.). Oppure chiedere il
cambio del campo, dalla terra all’erba. E’ l’unica cosa che
potrei fare.
Per me non sarebbe una bella cosa giocarci contro sulla terra”.
– Molti hanno detto che essere mancini
è un vantaggio quando giochi contro Federer. Cosa ne pensi?
“Non so, mi fa sempre sorridere sentire
cose come queste. Se tutti dicono che è un vantaggio probabilmente
è vero
però secondo me Federer è talmente forte che si adatta in non
più di cinque
minuti. Non vedo dove possa essere il problema anche perché solo il 10%
dei giocatori nel circuito sono mancini. Quello che voglio dire è che
Roger
è un genio, dove diavolo è il problema? Non mi sembra un
problema”.
Tennis Italiano
traduzione a cura di Gabriele Riva
Foto Ferreri
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