A seguito della pubblicazione di un'intervista di Federico Ferrero a Stefano Mocci, in cui si era parlato (anche) del periodo in cui era seguito da Angelo Binaghi, l'Ufficio Stampa FIT ci ha fatto pervenire una lettera in cui venivano contestati alcuni passaggi dell'articolo. L'abbiamo già pubblicata sulla rivista: la riproponiamo qui, con la risposta dell'autore.Sul numero di dicembre-gennaio de "Il Tennis Italiano" era comparso un articolo-intervista di Federico Ferrero con protagonista Stefano Mocci, ottimo giocatore sardo, ritenuto una grande promessa del nostro tennis negli anni 90. Ferrero aveva raccolto la testimonianza di Mocci sul perché non abbia raggiunto i livelli che il suo tennis gli avrebbe permesso. Da ragazzino, il sardo era stato seguito da Angelo Binaghi nelle vesti di coach. Nell'intervista si è parlato anche di quello: dopo la ripubblicazione del pezzo sul sito della rivista, l'Ufficio Stampa FIT ci ha fatto pervenire la seguente lettera per contestare alcuni passaggi dell'articolo. L'abbiamo già pubblicata integralmente sul numero di aprile, con la replica dell'autore. Lo rifacciamo anche qui.
Egregio Director
In questi giorni il sito tennisitaliano.it da Lei esecutivamente diretto ha riproposto ancora una volta un articolo di Federico Ferrero, già apparso nei mesi scorsi sul mensile cartaceo Il Tennis Italiano, tendenziosamente basato su una intervista al tennista sardo Stefano Mocci.
L’articolo è tendenzioso in quanto infarcito di inesattezze e palesi falsità il cui lampante scopo è quello di alterare la narrazione di poco note vicende risalenti a oltre venti anni fa per denigrare la figura del Presidente della FIT Angelo Binaghi. Tutto l’articolo gira infatti attorno a una presunta discriminazione che Mocci avrebbe subito tra gli anni 1994 e 1996 durante i quali Binaghi lo seguiva, a titolo completamente gratuito, nelle vesti di coach.
Tanto per cominciare, questa discriminazione, come è facilmente verificabile interpellando i responsabili del Settore Giovanile federale dell’epoca, non è mai esistita. Anzi, Mocci vinse il titolo italiano Under 14 senza essere tra i convocati al Centro Tecnico perché, come racconta lui nell’intervista, ha iniziato tardi a giocare e fu scoperto da Binaghi che aveva già 13 anni senza che prima avesse fatto risultati particolari. Dopo la conquista del titolo italiano fu convocato al Centro Tecnico e ci restò per 5-6 anni.
E’ poi completamente falso che all’epoca Binaghi fosse in lotta con la FIT o avesse un incarico in seno alla stessa, men che meno nello sviluppo e negli impianti (ruolo che assunse nel febbraio del 1998, quando fu eletto Consigliere federale per la prima volta).
La confusione temporale tra la carriera agonistica di Mocci e la carriera dirigenziale di Binaghi non fa capire ruoli e responsabilità e, soprattutto, nasconde i meriti del sistema di gestione del Settore Tecnico in base a criteri oggettivi adottato nel 2001 dalla nuova FIT presieduta proprio da Angelo Binaghi.
Evidentemente capzioso è infine paragonare una presunta discriminazione di tipo “politico” – peraltro mai realmente avvenuta – nei confronti di Stefano Mocci con le vicende di Andreas Seppi, Simone Bolelli e Camila Giorgi, tutte originate dal rifiuto di indossare la maglia azzurra della Nazionale, “reato” disciplinare perseguito dagli ordinamenti di tutte le Federazioni Sportive italiane.
La FIT chiede dunque la pubblicazione integrale di questa lettera al fine di ristabilire la verità dei fatti. Che include altri particolari sin qui non citati, secondari ma non per questo meno significativi nel dimostrare la tendenziosità della ricostruzione da parte di Federico Ferrero: a) il Presidente Binaghi è stato un tennista di categoria A e non B, come sostenuto dall’autore; b) come i veri “esperti” certamente ricorderanno, il tennista sardo di cui si era all’epoca “innamorato” il giornalista Rino Tommasi non era Mocci ma bensì Pilurzu, da lui visto all’opera nel Lemon Bowl Under 12.
10 marzo 2018, Ufficio Stampa FITRispondo allo scrivente di Ufficio Stampa FIT, tuttora restio a firmarsi.
Che il mio racconto «nasconda i meriti del sistema di gestione del Settore Tecnico in base a criteri oggettivi adottato nel 2001» è manifestazione non solo di sintassi rivedibile ma soprattutto di eccesso di zelo: nel 2001, Mocci non poteva più far parte di alcun programma junior federale, avendo già 20 anni. Semplicemente, la storia non si occupava del settore tecnico sotto la gestione Binaghi ma di una gestione precedente.
Che l’articolo «giri intorno a una presunta discriminazione» è parere che fa dubitare del fatto che lo scrivente l’abbia letto, o capito. Che Mocci sia stato 5 anni a Cesenatico viene detto da lui stesso; che avesse vinto il Lemon Bowl e non fosse arrivata la convocazione, pure. Che in federazione fossero stati «costretti a correggere il tiro all’ultimo», sono parole sue. Nell’intervista registrata (e conservata alla bisogna), la vicenda viene rievocata spontaneamente dall’intervistato, soffermandosi sui fatti ben più lungamente di quanto riportato nel testo.
Sulla data della prima carica federale di Binaghi, 1998 e non 1994: precisazione corretta. Peccato che non solo non contraddica, ma rafforzi il senso dello scritto: e cioè che si trattava di persona, ai tempi, non solo parzialmente ma totalmente estranea al “sistema” della federazione, non ricoprendo alcun ruolo di rilievo. Tanto che, allora, la querelle venne resa pubblica da un’altra rivista specializzata, che dava conto di un “caso Mocci”.
Sulla classifica del presidente, prendo atto che è stato giocatore di categoria A italiana e non B. Si era così scritto per via dello “zero” che compare accanto al best ranking in singolare sulla scheda di Binaghi sul sito ATP. Il «passato agonistico in serie B» significa soltanto che non risulta attività internazionale, che non era stato un professionista del circuito. Dopotutto, esiste un’intervista filmata in cui il presidente stesso ironizza sulla propria carriera da giocatore, mostrando maggior senso dell’ironia dello scrivente di Ufficio Stampa Fit.
Quando chiesi a Tommasi se il giocatore sardo di cui parlava fosse Mocci, mi disse di sì. Potrei ricordare male, anche se tendo a escluderlo; oppure lui può essersi sbagliato, o confuso. Temo resteremo con il dubbio, perché altre fonti da “veri esperti” che custodiscano l’interpretazione autentica di quel parere non le saprei citare.
Alba, 15 marzo 2018, Federico Ferrero
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