“Tolto Fognini, gli altri italiani non hanno particolare esperienza sull’erba”. Parola di Zeeshan Ali, coach della nazionale indiana di Coppa Davis. E Seppi dove lo lasciano? In carriera sull’erba ha vinto 55 partite (più di ogni altro italiano nell’Era Open) e pure un titolo ATP. Secondo capitan Bhupathi i padroni di casa trarranno beneficio dal nuovo format 2 set su 3.Anche se alla sfida mancano ancora più di due mesi, con un’intera off-season di mezzo, la scelta dei padroni di casa di puntare sull’erba ha aggiunto un po’ di pepe al lungo avvicinamento a India-Italia, primo turno della nuova Coppa Davis targata Kosmos, in programma l’1-2 febbraio a Calcutta. Il team indiano ha posto la scelta dell’erba come priorità, tanto da chiedere all’ITF una doppia deroga per giocare al Calcutta South Club, e il motivo è semplice da comprendere: ritengono che sull’erba possono avere più chance che altrove. Tutto giusto, ma quanto può influire la superficie quando il divario fra i giocatori dei due team è così ampio. Probabilmente non troppo, o sicuramente in maniera differente da quando crede e spera Zeeshan Ali, coach del team indiano. Parlando durante il Challenger di Pune della scorsa settimana, peraltro vinto dall’indiano Prajnesh Gunneswaran (salito al n.110 ATP), l’ex professionista di Bangalore ha spiegato che la possibilità di giocare sui prati sarà importante dal punto di vista psicologico, contro una squadra – l’Italia – che non ha giocatori particolarmente competitivi sull’erba. “Se si parla di Fognini – ha detto al Times of India – sono d’accordo, è numero 13 del mondo e questo significa che sa giocare su tutte le superfici, altrimenti non sarebbe così avanti. Ma se guardiamo a tutti gli altri, non è che sull’erba abbiano tutta questa esperienza”. Il discorso regge per Cecchinato, che lontano dalla terra fa fatica, già meno per Berrettini, che di esperienza non ne ha solo perché è arrivato da poco nel Tour, decisamente no per Andreas Seppi. Sembra che se lo siano dimenticato completamente, quando invece i numeri dicono che mai nessun tennista italiano ha raggiunto i suoi risultati sull’erba.I (PRESUNTI) VANTAGGI DEI PADRONI DI CASA
L’altoatesino, tornato nei primi 40 del mondo con un buonissimo 2018 dopo un paio di stagioni così così, in carriera ha vinto ben 55 partite sui prati, più di ogni azzurro nell’Era Open, raggiungendo tre semifinali e tre finali ATP, la prima vinta nel 2011 a Eastbourne. In più, ha centrato anche la seconda settimana a Wimbledon e sui campi dell’All England Club di match ne ha vinti sedici, tanto che fra gli Slam ha un bottino migliore solo all’Australian Open, grazie agli ottavi dell’ultima edizione. Un rendimento che dovrebbe mettere in guardia i padroni di casa, che comunque non sono degli specialisti. “Non abbiamo più giocatori come Vijay Amritraj, che sull’erba giocava a meraviglia, e la scelta della superficie non vuol dire che vinceremo noi, ma psicologicamente l’erba sarà un vantaggio per i nostri giocatori. In più, Ramanathan ha raggiunto la finale a Newport quest’anno, e sarà felice della scelta, mentre Gunneswaran sta giocando il miglior tennis della sua carriera”. Secondo Zeeshan, a favorire l’India c’è anche la regola che da quest’anno permette di portare un quinto giocatore, e quindi offre la chance di convocare tre singolaristi e una coppia di specialisti del doppio. “In passato siamo stati in difficoltà, perché per inserire in squadra una riserva per i singolari potevamo portare sono uno specialista del doppio, mentre così sarà tutto più semplice”. A completare l’elenco dei potenziali vantaggi, anche il nuovo format al meglio dei tre set, che secondo capitan Mahesh Bhupathi aiuta i team meno forti. “Ci darà una mano – ha spiegato – perché contro le formazioni più forti è più facile vincere due set piuttosto che tre”. Tutto corretto, ma l’Italia degli ultimi anni è di un’altra pasta. Non a sufficienza per vincere l’Insalatiera, ma sicuramente per non temere l’India. Nemmeno in trasferta, sull’erba e sulla breve distanza.
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