Di Riccardo Bisti – 22 gennaio 2015
Non pensava che fosse così traumatico. Tereza Smitkova è scesa in campo contro Camila Giorgi convinta di poter vincere. Sapeva che l’azzurra è imprevedibile. Ma non immaginava che dentro il concetto di “imprevedibilità” ci fosse anche quello di “ingiocabilità”. L’italoargentina, invece, ha sfoderato la prestazione (quasi) perfetta ed è piombata, per la prima volta, al terzo turno dell’Australian Open. Traguardo di tutto rispetto, soprattutto dopo le incertezze mostrate a Hobart. Sul Campo 6, lo stesso dove aveva battuto Flavia Pennetta, le sono bastati 65 minuti per umiliare la ceca (tre anni più giovane di lei, numero 68 WTA). Un 6-1 6-4 che non ammette repliche, fin troppo generoso per la Smitkova. A tratti si è rivista la Giorgi che domava i due campi più grandi del mondo, l’Arthur Ashe di New York e lo Stadium 1 di Indian Wells, mettendo in riga Caroline Wozniacki e Maria Sharapova. Quando le entra tutto, in questa maniera, diventa difficile immaginare una sola giocatrice capace di batterla. Sembra una formica atomica. No, un’ape atomica perchè punge le avversarie con il veleno giallo. No, una libellula atomica perchè la violenza è accompagnata dall’eleganza, sublimata dai vestitini disegnati dalla mamma (da quest’anno niente più gonnellini attira-guardoni, si gioca soltanto con gli shorts). Con il suo abito violetto e il viso che sembra perennemente impaurito, la Giorgi tira bastonate micidiali da tutte le parti del campo. Cose dette e risapute, eppure sa sempre stupire. E c’è già enorme attesa per il terzo turno contro Venus Williams, magicamente tornata ai livelli di un tempo. Non tanto per il titolo ad Auckland o la vittoria su Lauren Davis, quanto per una sensazione di continuità che non trasmetteva da anni.
UN SERVIZIO CHE FUNZIONA
Ci sarà tempo per parlarne, nella speranza che il match venga collocato su un campo importante. Lo meriterebbero entrambe. Per adesso vanno registrate tante buone notizie sul fronte-Giorgi. Due su tutte: in primis, la capacità di concentrarsi e giocare bene anche su un campo secondario. C’erano poche decine di spettatori, quasi tutti per lei. Il numero 6 è un campo esposto alle intemperie del tempo (il match è iniziato con il sole, è terminato con le nuvole), pieno di buche immaginarie. La carriera di Camila, ad oggi, ci ha mostrato come soffra più certi campi e certe avversarie che non il “miedo escenico” per gli stadi. Giocare così bene contro la Smitkova, avversaria tutt’altro che intrigante, è un segnale importante. Un segnale che però dovrà essere confermato. La seconda buona notizia, che poi è la chiave del risultato, è l’incisività al servizio. Camila ha tirato 8 ace e ha commesso appena 5 doppi falli. Pochissimi per lei, che tira la seconda a occhi chiusi e spesso si infila in un vortice di doppi errori che, inevitabilmente, influiscono sul punteggio. Ha anche tenuto una discreta percentuale di prime palle (51%). Se la Giorgi tiene percentuali anche solo “normali” al servizio, beh, può diventare devastante. Non è un caso che una prestazione così sfavillante abba coinciso con un’ottima giornata al servizio. E allora ci si domanda quale sia la vera Giorgi. Questa, quella che batte la Pennetta, oppure quella che rischia di perdere (e a volte succede) contro giocatrici modeste?
MACERATA CONTRO JESI
La risposta non esiste. La Giorgi è così, vera, sia negli ace che ne doppi falli. Nei missili all’incrocio delle righe e negli attentati agli spettatori in prima fila. Le sue statistiche sono un quadro impazzito, senza logica. Difficile pensare che a 23 anni compiuti, senza alcuna intenzione di cambiare guida tecnica, la discontinuità possa sparire. Con la maturità, forse…ma resta un personaggio enigmatico e per questo affascinante, almeno quanto il match contro Venus Williams. Avrebbero tante cose da dirsi, Venus e Camila. A partire dal raccontarsi la crescita con un padre molto presente, decisivo. Papà Richard, ex nemico del Ku-Klux Klan, ha vinto la sua battaglia e si è defilato. Adesso, le poche volte che si fa vedere, dispensa pillole di saggezza. Sergio Giorgi è un ex nemico della Gran Bretagna (soldato argentino nella guerra delle Falkland-Malvinas), ed è convinto di poter vincere la sua battaglia. Ne è convinto dai tempi della prima intervista per la Gazzetta, quando rivelò gli obiettivi per la carriera della figlia. C’è poi quel curioso legame con le Marche. Prima di girare il mondo, Camila è venuta al mondo a Macerata. Al contrario, per qualche tempo, un ragazzone di Jesi è stato l’amore di Venus. Quando era poco più che ventenne si innamorò di Davide Tomasoni, ex bodyguard al Foro Italico. Sarà un match dal retrogusto saporito e bello tecnicamente, pieno di botte da fondocampo. La notizia è che Camila può vincere e negli ottavi avrebbe nientemeno che Agnieszka Radwanska. E allora ci sarebbe da divertirsi.
LA PARTITA
La Giorgi ha intascato il primo set in 22 minuti, chiudendolo 6-1 in 22 minuti dopo essere piombata in un attimo sul 5-0. La Smitkova ha tenuto duro nel secondo, ma è bastato un break al terzo game. La Giorgi non ha concesso nulla nei propri turni di battuta contro una ragazzona che ha 20 anni ma ne dimostra di più, nell’aspetto e persino nelle movenze. Tutto regolare fino al 5-4, quando la Giorgi ha bruciato tre matchpoint con altrettanti errori, uno di dritto e due di rovescio. In mezzo c’è stata l’unica palla break per la Smitkova, peraltro concessa con un doppio fallo. La Giorgi l’ha cancellata da campionessa, con un ace. In quel momento si è capito che la partita non avrebbe preso una piega pericolosa. L’ultimo dritto in rete della ceca le faceva agitare il pugnetto, furtivamente, nel suo stile, e firmare qualche autografo ai tifosi italiani che le auguravano di “continuare così”. Più che un augurio per lei, è una minaccia per le avversarie.