Dal doping e la querelle Francia/Spagna ai doppi olimpici: Ecco i quesiti più interessanti della settimana e le risposte del nostro direttore LORENZO CAZZANIGA.

Un'istantanea dello sketch della TV francese in cui si accusa di doping Rafa Nadal

Dal doping e la querelle Francia/Spagna ai doppi olimpici: Ecco i quesiti più interessanti della settimana e le risposte del nostro direttore LORENZO CAZZANIGA
 
LA SPAGNA E IL DOPING
Gentile Direttore,

in riferimento al suo editoriale a pag. 8 di TENNISBEST Magazine, e più precisamente alle righe dedicate ai video di Canal Plus su Nadal e il doping, prima di parlare di mancanza di prove e di invidia, forse sarebbe il caso di ricordare che la Francia e la Spagna sono ai due estremi opposti per quanto riguarda la lotta al doping e che non sono certo gli iberici i più virtuosi in materia.
I transalpini, dopo gli scandali del Tour de France 1998, hanno fatto tabula rasa in casa propria, perseguendo in modo feroce le pratiche illecite e pagandone anche un prezzo piuttosto salato, visto che in determinati sport (vedi ciclismo) sono letteralmente scomparsi dai primi posti delle classifiche.
 La Spagna, al contrario, ha chiuso tutti e due gli occhi e anche tutte e due le orecchie di fronte ad ogni possibile caso che vedesse coinvolti i propri atleti, specialmente quelli di punta: vedi Operacion Puerto, dove le autorità spagnole si sono ben guardate dallo scoperchiare il pentolone nel quale rischiavano di rimanere coinvolti i più importanti personaggi dello sport spagnolo (Valverde è stato squalificato grazie all'intervento del Procuratore antidoping italiano, Ettore Torri, il che è tutto dire), oppure il recente caso Contador, assolto con formula piena dalla sua federazione ciclistica, e squalificato in maniera anche troppo pesante dal TAS, che evidente si è stufato dei giochetti e del lassismo dello sport iberico su un argomento scottante come il doping.

 Guarda caso, in concomitanza con questo atteggiamento vergognoso da parte delle autorità sportive di Madrid, sia il tennis che il ciclismo che il calcio spagnolo vivono il miglior momento della loro storia. 
Vogliamo credere ad una coincidenza? Si, come no, così com'è una coincidenza la scomparsa improvvisa dalla zona medaglie dei paesi dell'est dopo la caduta del Muro, oppure la straordinaria bravura in determinati sport (se rapportato alle proprie dimensioni) di alcuni stati dove un certo tipo di regime ancora resiste (dicasi Bielorussia).

 In sostanza, caro Direttore, mi sembra del tutto fuori luogo questo eccesso di garantismo nei confronti di uno dei maggiori esponenti di un movimento sportivo che non ha certo la coscienza pulita in materia di doping, o il parlare di invidia in riferimento a chi invece ha fatto di tutto e di più per estirpare questo grosso problema dello sport mondiale.
Le battutine su Nadal (appunto perché sono battutine e non certo sentenze) ci stanno tutte, altroché se ci stanno.

Tanti cari saluti


(Antonello Corrente, 
L'Aquila)
Caro Antonello,
che la Spagna sia un po’ troppo “liberale” nelle sue operazioni anti-doping è fuori discussione e il caso dell’Operacion Puerto ne è una prova. Tuttavia, è inammissibile colpevolizzare atleti senza averne le prove, senza che un controllo sia mai risultato positivo. Innocenti fino a prova contraria: non possiamo dimenticare questo caposaldo. Continuo dunque a ritenere eccessivi i video di Canal Plus (per quanto divertenti) perché trattano una materia troppo delicata perché l’ironia trovi tanto spazio. Così come non si può ricondurre a presunte pratiche illecite i successi sportivi di un’intera nazione, soprattutto quando sono così ripetuti e in discipline sportive molto diverse. Personalmente ho ammirato (sì, ammirato) gli allenamenti quotidiani di un ragazzino di 17 anni di Manacor, a nome Rafael Nadal, e l’intensità che ancora oggi (dopo tante vittorie) mette ogni volta che scende in campo: quanti giovani italiani possono dire lo stesso? E la sua forza mentale, la sua capacità di non mollare uno scambio, di rifiutare la sconfitta, sono anche quelle opera di un senor Fuentes? E quale medico ha insegnato a Xavi e Iniesta a trattare così la palla? Eccetera eccetera. Ripeto: è ammirevole la lotta al doping che la Francia combatte strenuamente. Ma accusare chi non è mai stato trovato colpevole è deplorevole. Punto.
 
PENNETTA & SCHIAVONE
Caro Direttore,
ma, alla fine, quali coppie di doppio femminile schiereremo alle Olimpiadi?
Tiziano (Mantova)
Probabilmente non la migliore possibile. Parlando con capitan Barazzutti, è chiaro a tutti che la miglior doppista italiana sia Roberta Vinci, ancor di più sull’erba di Wimbledon dove si giocherà anche il torneo olimpico. Al suo fianco, la compagna ideale sarebbe una tra Pennetta e Schiavone. La Vinci fa coppia fissa con Sara Errani, sua grande amica, ma che in doppio sull’erba mi pare abbia meno potenzialità di Schiavone e Pennetta. Il problema però, è scegliere una delle due. Un problema non tecnico, ma personale. La Pennetta sull’erba pare più attrezzata (e ha un miglior feeling con la Vinci) ma chi avrà il coraggio di dire alla Schiavone di mettersi da parte? E’ dunque più probabile che si resti col piano iniziale che vorrebbe la Vinci accoppiata alla Errani e la Pennetta alla Schiavone. In questo modo avremo due coppie di medio valore, al posto di una coppia top e una da “sacrificare”. E, come non bastasse, va considerato che Pennetta e Schiavone non è che si adorino, frasi di circostanza a parte. E anche a Miami, la Pennetta ha giocato il doppio con la spagnola Medina Garrigues…
 
OLIMPIADI E SLAM
Gentile Direttore,
il torneo olimpico vale già quanto uno Slam?
Franco (Milano)
Diciamo un gradino sotto Wimbledon e mezzo sotto gli altri, a sta guadagnando terreno dopo ogni edizione. Il fatto che quest’anno si giochi a Wimbledon aumenta ulteriormente il fascino e credo che aiuterà a portare il torneo olimpico a livello di uno Slam.
 
LA FORMULA DELLA DAVIS
Ricomincia la Coppa Davis e di nuovo non giocheranno Nadal e Djokovic: crede sia il caso di cambiare formula?
Graziano (Mestre)
Di due cose sono abbastanza certo: 1. La formula va cambiata, impostandola come un vero Campionato del Mondo, da giocarsi in sede unica, ogni quattro anni (a due di stanza dalle Olimpiadi), con tutti i più forti presenti. Sarebbe uno spettacolo grandioso. 2. Che non accadrà nei prossimi 20 anni, perché nel tennis cambiare certe tradizioni è molto, molto complicato.