Adesso bisogna prenderlo sul serio. Fino pochi giorni fa, Lorenzo Sonego era considerato un tennista bello da raccontare. Il suo passato, così diverso rispetto a quello dei coetanei, era ottimo per un pezzo “diverso”, specie quando si faceva notare in un grande torneo. Quest'anno lo ha fatto tre volte, scegliendo alla perfezione: Australian Open, Roma e Us Open. Tre secondi turni che gli hanno fornito un bel bottino di punti. Bello descriverlo, bello vederlo giocare, ma finiva tutto lì. Ma il torinese è ben altro e lo ha dimostrato vincendo tante partite anche lontano dai riflettori. Nella domenica che ha dato visibilità precoce a Lorenzo Musetti (finalista allo Us Open junior), L'Italia ha trovato il suo 40esimo top-100. Soltanto un anno fa, sembrava folle pensare che sarebbe stato proprio Sonego. Invece ha messo in piedi una stagione da urlo e, vincendo l'AON Open Challenger di Genova (secondo titolo in carriera dopo Ortisei) si è portato al numero 90 ATP perché gli sono entrati – in una botta sola – i punti dello Us Open e quelli del ricco Challenger genovese. Sonego raggiunge l'obiettivo-miraggio di ogni tennista a 23 anni e 4 mesi: qualcuno c'è riuscito in età più verde, ma il caso Sonego è unico. Niente paragoni perché, se oggi festeggia i top-100 mondiali e non si ferma, andando a giocare il ricco challenger di Szczecin, è merito soprattutto di Gian Piero Arbino, maestro-coach che lo ha preso in mano quando aveva 11 anni e ha scelto di investire ogni energia su un ragazzo magro e dal background calcistico.
UN TENNISTA VERO
Niente attività junior, pochi risultati anche a livello nazionale, personaggio grossomodo anonimo. Un po' come Marco Cecchinato, pure lui ignorato negli anni della transizione da junior a professionista. Ma le similitudini col siciliano finiscono qui, perché Cecchinato ha sempre pensato di diventare un giocatore, sin da quando si è trasferito – giovanissimo – alla corte di Massimo Sartori a Caldaro. Sonego no, lui è rimasto nella sua Torino, continua ad abitare nel quartiere Santa Rita e al massimo ha cambiato circolo per seguire “Gipo” Arbino, verso il quale nutre affetto e fiducia infinita. Alcuni episodi dell'adolescenza sono passati alla storia, come quel 6-0 6-0 incassato da Matteo Marangoni quando aveva 16 anni. Oggi Marangoni frequenta il Politecnico, mentre Sonego ha preso a pallate un avversario ostico come Dustin Brown. Il buon “Dreddy” non è imbattibile, ma è complicato rifilargli 6-2 6-1. Nella finale di Valletta Cambiaso, sullo stesso campo dove l'Italia ha raccolto una brutta sconfitta in Davis contro la Francia, prima lo ha soffocato e poi lo ha irretito. Più aggressivo nel dialogo da fondo, “Sonny” ha trovato tutte le soluzioni quando Brown si presentava a rete. E allora, basta. Basta parlare di Sonego come un bell'articolo, una storiella fine a se stessa ma di cui ci si dimentica il giorno dopo, quando la carta di giornale diventa buona per incartare il pesce e le notizie sui siti internet sono già sparite della home page. No, Sonego va preso sul serio perché è un tennista vero e con grossi margini di miglioramento. Secondo Arbino, nei sette giorni genovesi (in cui, peraltro, ha rischiato di uscire contro Vatutin negli ottavi e contro Hurkacz nei quarti) è migliorato di un buon 15%.
UNA BELLA QUALITÀ
C'è ancora tanto su cui lavorare, a partire da un fisico longilineo ma ancora leggerino. La sua palla sembra ancora una stella filante, deve diventare un meteorite. Lorenzo supplisce con un cuore e una grinta feroci, perfette per avventurarsi nella retorica più sfrenata. Ma è vero: spesso, Sonego getta il cuore oltre l'ostacolo. Un po' come Alex De Minaur, baby australiano che sogna tennis anche quando dorme. Vive qualcosa di simile Sonego, interprete di un affascinante dicotomia: tanto grintoso in campo quanto semplice fuori, poco amante delle chiacchiere superflue, come se ogni energia dovesse essere spesa sul campo da tennis. Ma si fa voler bene: non c'è nessuno, nell'ambiente del tennis, che non abbia speso belle parole su di lui. Anche perché possiede una qualità che non deve perdere: al momento di stringere la mano, comunque sia andata, sorride sincero al suo avversario. Non ce l'hanno in tanti. È quella traccia di bambino che gli sta consentendo di mantenere una purezza interiore anche adesso che inizia a fare qualche shooting fotografico (quando metteranno la sua immagine nel Mizuno Store di Torino, togliendo quella – certamente meno adatta – di Marcos Baghdatis?) e le attenzioni stanno crescendo giorno dopo giorno. Ma c'è da essere fiduciosi, perché al suo fianco c'è chi lo ha saputo guidare quando il professionismo era soltanto un'opzione remota. E lo saprà guidare anche adesso, quando sarà inevitabile trovare la forza per dire qualche “no”, senza però perdere l'essenza che ha fatto innamorare di lui i ragazzi genovesi e gli avventori di Valletta Cambiaso, che durante la sua avventura si sono persino inventati un coro da stadio che potrebbe anche diventare un tormentone. “Let's go, Sonny, let's go!”.
L’ITALIA DEI TOP-100 ATP
Adriano Panatta – n. 4 nel 1976
Corrado Barazzutti – n. 7 nel 1978
Paolo Bertolucci – n. 12 nel 1973
Fabio Fognini – n. 13 nel 2014 e nel 2018
Omar Camporese – n. 18 nel 1992
Andrea Gaudenzi – n. 18 nel 1995
Andreas Seppi – n. 18 nel 2013
Renzo Furlan – n. 19 nel 1995
Francesco Cancellotti – n. 21 nel 1985
Marco Cecchinato – n.21 nel 2018
Antonio Zugarelli – n. 24 nel 1976
Filippo Volandri – n. 25 nel 2007
Paolo Canè – n. 26 nel 1989
Cristiano Caratti – n. 26 nel 1991
Potito Starace – n. 27 nel 2007
Gianni Ocleppo – n. 30 nel 1979
Paolo Lorenzi – n. 33 nel 2017
Simone Bolelli – n. 36 nel 2009
Gianluca Pozzi – n.40 nel 2001
Stefano Pescosolido – n. 42 nel 1992
Davide Sanguinetti – n. 42 nel 2001
Claudio Panatta – n. 46 nel 1984
Daniele Bracciali – n. 49 nel 2006
Matteo Berrettini – n.54 nel 2018
Simone Colombo – n. 60 nel 1986
Diego Nargiso – n. 67 nel 1988
Alessio Di Mauro – n. 68 nel 2007
Flavio Cipolla – n. 70 nel 2012
Thomas Fabbiano – n.70 nel 2017
Claudio Pistolesi – n. 71 nel 1987
Laurence Tieleman – n. 76 nel 1999
Massimiliano Narducci – n. 77 nel 1988
Gianluca Rinaldini – n. 79 nel 1982
Alessandro Giannessi – n.84 nel 2017
Lorenzo Sonego – n.90 nel 2018
Federico Luzzi – n. 92 nel 2002
Marzio Martelli – n. 96 nel 1997
Stefano Galvani – n. 99 nel 2007
Vincenzo Santopadre – n. 100 nel 1999
Luca Vanni – n.100 nel 2015
In grassetto, i giocatori ancora in attività