Sette anni fa, Caroline Wozniacki aveva avuto un matchpoint nella semifinale dell'Australian Open contro Na Li. Finì male. Stavolta la danese se la ride perché aveva un piede e mezzo fuori dal torneo soltanto dieci giorni fa, quando era in svantaggio 5-1 e 40-15 al terzo contro la sconosciuta Jana Fett. Si è miracolosamente salvata e da lì è iniziato un torneo tutto nuovo. Il 6-3 7-6 contro Elise Mertens le ha garantito la terza finale Slam in carriera, la prima lontana da New York (dove è arrivata a un passo dal titolo nel 2009 e nel 2014). Soltanto un paio d'anni fa, la carriera di Caroline sembrava andata in malora, tra distrazioni extra-tennistiche e qualche infortunio di troppo. Nel 2017 ha smentito tutti, raggiungendo otto finali e vincendo a Tokyo e alle WTA Finals. Le manca soltanto uno Slam, pecca che le facevano pesare quando era numero 1 del mondo, ormai parecchi anni fa. L'ultima volta che “Caro” le ha guardate tutte dall'alto risale al gennaio 2012. Dovesse vincere il torneo, o se Simona Halep fosse sconfitta in semifinale, tornerebbe in vetta a 6 anni di distanza. Sarebbe il record assoluto di distanza temporale tra uno stint e l'altro. Un dato che spiega le montagne russe di una carriera non banale, fatta di alti e bassi e di tanti “vorrei ma non posso”. La ruota sembra girata a Melbourne. Dopo la grande paura al secondo turno, il percorso è stato più o meno netto. Contro la belga è stato un match di routine fino al 6-3, 5-4 e servizio. Nel primo set, un break al quarto game era sufficiente a mettere spazio tra le due. Troppo frettolosa la Mertens, più sicura di sé la Wozniacki.
SERVIZIO PIÙ EFFICACE
Un rovescio in rete della belga, nel quinto game, spediva la danese avanti anche nel secondo set. Quando si è trovata a servire per il match, sul 30-15, i fantasmi della tensione hanno preso a volteggiare sulla sua testa. Due doppi falli e un bel dritto della Mertens hanno rimesso tutto in discussione. La Wozniacki sapeva che un terzo set sarebbe stato disseminato di trappole, allora ha radunato ogni energia. Nel dodicesimo game (durato otto minuti e mezzo) ha cancellato due setpoint e poi ha dominato il tie-break. La paura si è trasformata in sorrisi e sospiri di sollievo. “Questo successo significa molto per me – ha detto – sul 5-4 è stata dura, mi sono sentita come se avessi la testa contro un muro. Sapevo che avrei dovuto restare calma. Quando Elise ha avuto i setpoint ho pensato: 'Adesso devi solo provarci…anche lei è nervosa'”. Ce l'ha fatta: sabato mattina cercherà di intascare quel titolo sempre mancato in 42 tentativi. Sarebbe clamoroso riuscirci dopo essersi trovata a un passo dalla sconfitta al secondo turno. Nella storia del torneo è successo quattro volte che la vincitrice abbia annullato matchpoint nel suo percorso: Monica Seles nel 1991, Jennifer Capriati nel 2002, Serena Williams nel 2003 e Angelique Kerber un paio d'anni fa, quando rischiò l'eliminazione addirittura al primo turno. Stavolta il destino sembra sorridere alla Wozniacki, al primo Slam da promessa sposa dell'ex stella NBA David Lee, che le ha chiesto la mano durante una vacanza a Bora Bora. Ma cosa c'è di diverso in questa Wozniacki rispetto al passato? Facile: il servizio. La danese ha elevato a dismisura le sue percentuali. A un certo punto, ha raccolto ben 14 punti consecutivi. Per una giocatrice che costruisce ogni punto come una formichina, basandosi su corsa e regolarità, mettere via un buon numero di punti gratis è un bel guadagno. “Ma voglio scusarmi con mio padre per averlo fatto attendere così tanto: quando sono arrivata nel tour aveva i capelli neri, mentre oggi sono grigi… “. Se la rideva, il signor Victor Krason. Sapeva che sarebbe valsa la pena aspettare. Adesso manca solo l'ultimo passo.
AUSTRALIAN OPEN DONNE – Semifinale
Caroline Wozniacki (DAN) b. Elise Mertens (BEL) 6-3 7-6