A soli 15 anni, Taylor Townsend ha vinto l’Australian Open junior. Cresciuta con i genitori di Donald Young, ha colpito Richard Williams. Che le ha fatto conoscere Serena…
La gioia di Taylor Townsend. L'americana compirà 16 anni il prossimo 16 aprile

Di Riccardo Bisti – 31 gennaio 2012


Se sei una giovane tennista americana di colore, magari promettente, il tuo destino è segnato. Quante volte Sloane Stephens si è sentita definire “la nuova Serena Williams”? Troppe. Adesso la definizione calza a pennello per la piccola Taylor Townsend, che a Melbourne ha vinto l’Australian Open junior (sia in singolo che in doppio) ad appena 15 anni di età. Non capita a tutti, così giovani, di giocare sulla Rod Laver Arena, chiedere un “challenge” e magari rubacchiare qualche asciugamano ufficiale del torneo (uno dei feticci più apprezzati dai giocatori nei tornei dello Slam). La Townsend è diventata la più giovane vincitrice di uno Slam junior dai tempi del suo amico Donald Young, che sei anni fa si impose in Australia. Anche lui aveva 15 anni. Proprio con Young ha diversi punti in comune: sono entrambi mancini, afroamericani, provenienti da Chicago e sono stati allenati ad Atlanta dai genitori di Donald (papà Donald Sr. e mamma Alona). In Georgia, nella città delle Olimpiadi della Coca Cola, la Townsend ha imparato il suo tennis d’attacco che la distingue dalla coetanee. Essì, perché la baby americana è un’ottima giocatrice di volo. “Sin da piccola non ho fatto altro che giocare volèe – racconta la Townsend – e i genitori di Donald mi hanno sempre incitato ad andare all’attacco”. Le sue mani delicate hanno dato spettacolo nella finale australia contro Yulia Putintseva. Un match chiuso in tre set e terminato con la russa infuriata fino a fracassare la racchetta e l’americana a piangere lacrime di gioia, con il suo fisico ancora paffutello e l'apparecchio ai denti. Una storia che sarebbe piaciuta agli yankees una trentina d’anni fa, in piena Guerra Fredda.
 
La benedizione di Richard Williams
La storia tennistica della Townsend nasce grazie alla lungimiranza di mamma Sheila, che ha lasciato le figlie (Taylor e la sorella Symone) nelle mani di Young Senior. Il suo talento non è passato inosservato ai vertici USTA, che l’hanno portata a Boca Raton prima per qualche raduno, poi se la sono presa full-time. Kathy Rinaldi, l’allenatrice che la segue tutti i giorni, dice che la Townsend ha percorso molta strada in un breve periodo. Allo scorso Us Open ha superato le qualificazioni prima di perdere in tre set contro Laura Robson. A seguire quel match, in tribuna, c’era anche Richard Williams, papà coach di Venus e Serena. “E’ stato un grande onore che abbia anche solo pensato di venire a vedermi – disse la Townsend – ed è rimasto per tre ore e mezza, senza mai alzarsi”. Qualche giorno dopo, l’ha placcata all’uscita di un campo di allenamento e le ha chiesto se le sarebbe piaciuto incontrare Serena. “Gli ho detto: certo! Ho dunque avuto la fortuna di conoscerla. L’ammiro molto e ho grande rispetto per quello che ha fatto e per il suo spirito combattivo. Conoscerla è stato come un sogno che si avvera”.
 
La nidiata di Boca Raton
“Sente molto il gioco – dice di lei Patrick McEnroe, che dopo aver abbandonato la panchina di Coppa Davis è diventato il direttore dello sviluppo per conto della USTA – ha una buona potenza e un gioco più vario rispetto alle altre ragazze. Penso che possa continuare a giocare così anche tra le professioniste”. La Townsend ha abbandonato Atlanta l’anno scorso per andare ad allenarsi a Boca Raton in uno dei centri targati USTA. La Townsend fa parte di una nidiata che dovrebbe riportare su buoni livelli il tennis americano al femminile, che non ha saputo produrre una sola giocatrice di livello nata negli anni 80. Dopo Venus e Serena Williams, rispettivamente classe 1980 e 1981, c’è stato un vuoto impressionante. I primi segnali di risveglio sono arrivati con Melanie Oudin (1991), Coco Vandeweghe e Christina McHale (1992). Ma le nuove leve promettono ancora meglio: oltre alla Townsend ci sono la 17enne Grace Min (vincitrice allo Us Open junior) e la 16enne Madison Keys. Le tre ragazze si allenano tutte a Boca Raton. “Si, ci alleniamo insieme – conferma la Townsend – ed è un’ottima cosa, perché ci stimoliamo a vicenda”. La ragazza mostra un bel carattere deciso, figlio tipico dell’adolescenza. Quando le hanno chiesto se pensava di rallentare, fermarsi un attimo, ha risposto senza esitare: “Macchè. Continuerò a fare quello che ho sempre fatto. Anzi, a breve giocherò un torneo professionistico. Si tratta di un 10.000 dollari a Midland, in Texas. E’ una buona opportunità”. Attualmente numero 426 WTA, prima di tornare a giocare i tornei farà un salto a Boca Raton ad allenarsi e faticare con le sue amiche-rivali. Ma stavolta avrà un paio di asciugamani “pesanti” per detergere il sudore. Qualcuno già sogna, ma Kathy Rinaldi frena: “Andiamoci piano con i paragoni pesanti. Venus e Serena hanno fatto tanto per il tennis, e so che sono dei modelli per Taylor. Ma lei ha il suo stile”.