Se Fila voleva dare un ulteriore impulso al proprio marchio, ha scelto un modo originale, economico e – potenzialmente – remunerativo. La notizia era nell'aria da qualche mese, quando Bjorn Borg è tornato a rappresentare il brand che lo aveva accompagnato negli anni d'oro, in quelle finali di Wimbledon in cui scendeva in campo con la tuta rossa, salvo poi contenere i muscoli dentro una polo a righe verticali. Lo scorso marzo, il mitico Bjorn (62 anni compiuti qualche giorno fa) è tornato a vestire Fila. Ma incuriosisce la notizia di queste ore, diffusa dal Corriere della Sera. Ha firmato con Fila nientemeno che… Leo Borg, 15 anni, figlio di Bjorn e principale promessa del tennis svedese. A parte la folle suggestione, gli svedesi sono obbligati a riempirlo di pressione, poiché il loro tennis sta vivendo una crisi senza precedenti. E ci soffrono da matti. Per intenderci, durante il Roland Garros, Robin Soderling aveva talmente tante richieste di interviste da dover organizzare una conferenza stampa. E stiamo parlando di un ex n.4 ATP, fortissimo, ma incapace di raggiungere i traguardi dei suoi illustri predecessori, da Borg in avanti. Oggi si aggrappano ai fratelli Ymer, Elias e Mikael, di origini etiope. Bravini, ma non convincono. E allora perché non sperare nella chiusura del cerchio con Borg Junior, figlio della terza moglie di Bjorn, Patricia Ostfeld? Prima di lei c'era stata Mariana Simionescu, amore di gioventù, con separazione avvenuta nel 1984. “Non so se sono stata il vero amore della sua vita, ma lui lo è stato per me” ha detto la ex giocatrice rumena, che oggi vive a Monte Carlo e ha apprezzato il recente film “Borg vs. McEnroe”, in cui la sua figura è ampiamente ricordata. Qualche anno dopo sarebbe arrivata Loredana Bertè, che la stampa estera ha definito “una modella glamour italiana”. La loro storia fu particolarmente burrascosa, al punto che nel 1989 si diffuse la voce di un tentativo di suicidio dello stesso Bjorn. Già che c'era, l'ex orso svedese aveva messo al mondo un figlio con Jannike Bjorling, una ragazzina che aveva conosciuto quando era stato chiamato nella giuria di una competizione di magliette bagnate.
UN RAGAZZO PROMETTENTE
Il primogenito si chiama Robin, ha giocato a tennis da ragazzo, ma ha preferito darsi agli affari. Abbiamo già citato il film “Borg vs. McEnroe”: bene, nella parte iniziale della fiction si vede un giovanissimo Borg tirare pallate contro un garage. A impersonarlo, proprio Leo. Un fanatico di tennis, ancora prima che un figlio d'arte. “Ama il tennis e vorrebbe sempre giocare – aveva detto Bjorn a suo tempo – si sta allenando in uno dei migliori club svedesi, con i migliori allenatori. Io non voglio essere troppo coinvolto. Capita di giocare insieme perché abbiamo un campo in casa. Se mi chiede un consiglio, chiaramente, glielo do”. A parte la notevole somiglianza fisica, anche il suo stile di gioco non è troppo diverso da quello del padre. Per ora, i risultati dicono che è un cucciolo di giocatore ancora da svezzare. Nella classifica di Tennis Europe (la vecchia ETA), riservata ai migliori under 16 europei, è sceso in 88esima posizione ma perché sta iniziando a misurarsi con i più grandi. Soltanto due mesi fa, si era accomodato al numero 23. Ma le classifiche junior lasciano il tempo che trovano: meglio tentare il salto di qualità, anche se la carta d'identità dice che è al primo anno di under 16, essendo nato il 15 maggio 2003. Per intenderci, avrà diritto a giocare i tornei giovanili fino a tutto il 2021. Tra i diciottenni si trova al n.571 e vanta come miglior risultato una semifinale a Roskilde, in Danimarca, raggiunta quattro mesi fa. Ma è un “Grade 5”, il gradino più basso dei tornei giovanili. Attualmente si allena a Stoccolma, presso la KLTK Academy, ed è allenato dal un coach non troppo conosciuto: Rickard Billing. Insomma, bravino ma deve dimostrare ancora tutto. Qualche tempo fa, avevano chiesto un parere a Mats Wilander, opinionista di Eurosport che però non è sempre un cecchino nei pronostici. “In Svezia abbiamo avuto tanti figli d'arte che hanno avuto lo stesso successo dei genitori nel golf e nell'hockey su ghiaccio – aveva detto – perché non potrebbe succedere qualcosa nel tennis? Sarebbe fantastico, e non soltanto per la Svezia. La situazione che sta vivendo non è normale, per questo ho qualche dubbio. Non sai mai come si può reagire a tanta attenzione”.
PAPÀ BJORN SEGUE A DISTANZA
Leo non sembra peccare di personalità. Fu lui, in prima persona, a candidarsi per il ruolo di comparsa nel film sul padre. La cosa sorprendente è che lo staff aveva indetto un bando via Facebook, ma senza specificare l'argomento. “Un giorno abbiamo ricevuto una lettera dal figlio di Bjorn Borg – ha raccontato il regista, il danese Janus Metz – era stato aiutato dalla madre e diceva che gli sarebbe piaciuto fare un'audizione per il film. Ha detto che si chiamava Leo Borg e, soltanto tra parentesi, ha detto di essere il figlio di Bjorn”. Dopo aver girovagato un po' dappertutto, Borg Sr. è tornato a vivere in Svezia, dedicandosi alla sua azienda di abbigliamento, che visita tre volte a settimana. E trascorre molto tempo con il figlio. “Adesso ho una bella vita familiare, amo molto trascorrere del tempo con la famiglia”. Dopo una vita da rockstar, i cui retroscena sono stati sviscerati da ogni angolazione, adesso ha scelto una vita tranquilla. Fin troppo tranquilla, a giudicare la flemma con cui ha capitanato il Team Europe nella prima edizione della Laver Cup. Non ha nessuna intenzione di allenare il figlio, vuoi perché non vuole caricarlo di pressioni inutili, vuoi perché si è davvero stufato di viaggiare. E allora il rampante Leo può provare a vivere di luce propria. Non sarà facile, ma il percorso è affascinante. “Sono stato introdotto al tennis in età precoce – scrive sul suo sito internet – a causa della carriera di mio padre e adesso sto giocando ai massimi livelli. Il mio obiettivo, un giorno, è diventare numero 1”. Di sicuro, sul suo petto brillerà il logo che negli anni 70-80 era diventato tra i più iconici nel mondo della racchetta, tanto che sono state prodotte diverse versioni vintage della polo. Certo, un tempo i prodotti Fila venivano prodotti a Biella. Oggi, se il marchio ha ritrovato vigore, lo deve a un sudcoreano. Ma questa è un'altra storia.