Un pomeriggio al Foro per l’edizione 2025 del Lemon Bowl. Tra psicologi, preparatori fisici, coach e per fortuna anche semplici papà…

Trofei Lemon Bowl – Foto Adelchi Fioriti

Tempo di Lemon Bowl a Roma. Complice un sole meraviglioso, ho fatto una capatina al Foro tre giorni fa e mi è capitato di vedere un match che mi ha incuriosito, ma non voglio far nomi.
L’ho vista da lontano, la partita, perché ne seguivo quattro contemporaneamente e giocavano da una parte un bimbo accompagnato da coach, preparatore fisico e psicologo, o preparatore mentale che dir si voglia, dall’altra l’avversario accompagnato solo dal padre.
Prima della partita gran confabulare all’angolo del bimbo accompagnato dal suo team, mentre dall’altro angolo il padre diceva al figlio: «in bocca al lupo, io vado al bar».
Ho dimenticato di dire che ero accompagnato da un amico che si è incuriosito, ha seguito il padre del ragazzo e gli ha chiesto come mai non vedeva la partita. «Perché – ha risposto – mi innervosisco e poi perché deve imparare a cavarsela da solo».
Per farla breve, è finita tanto a poco per il ragazzo che giocava da solo che era molto più forte. Non ho niente contro psicologi o preparatori mentali, anche perché in famiglia ne ho un paio, più altri tre o quattro amici che esercitano; però avrei pagato di tasca mia per sentire quello che il preparatore mentale ha detto al bimbo che ha perso dopo la partita. Ah, dimenticavo: credo si giocasse under 12, non ne sono sicuro, al massimo under 14. Senza polemizzare, temo che tra poco vedremo coach e preparatori vari anche quando i bimbi giocano a sottomuro.