Dominavano sulla terra prima che arrivasse il ciclone di Manacor. Coria, Ferrero, Gaudio e Moya si sono visti rovinare la carriera da cannibale-Nadal. Oggi provano a rifarsi una vita.
Nadal e Moya sono come fratelli, ma è indubbio che l'arrivo di Rafa abbia danneggiato la carriera di Carlos

Di Lorenzo Baletti – 19 aprile 2012

 
Prima che arrivasse "Leone" Nadal e li azzannasse tutti, facendo della terra rossa suo esclusivo territorio di caccia, dominavano il tennis sulla superficie più lenta. Gaudio, Coria, Moya e Ferrero erano i re del rosso spodestati dalla furia di Rafa e mortalmente colpiti dalla Nadalite, che li ha fatti piombare in crisi nera e non solo di risultati. I quattro hanno in comune il fatto di essersi completamente persi dopo l’ingresso di Nadal nel circuito: se prima del 2005-2006 erano loro a dettare legge sulla terra rossa, da quel biennio in poi è cominciata una repentina caduta da cui è stato impossibile rialzarsi. Eccetto per Ferrero, va detto, unico in grado di reagire al ciclone venuto da Manacor, issatosi di nuovo tra i top 15 del mondo nel 2010 dopo però parecchi tonfi fuori dai 100. Ma per gli altri invece non c’è stato scampo.

Gaston Gaudio, che a 33 anni ha appena annunciato il debutto nel Champions Tour, ha retto l’urto soltanto nel 2005. Fresco campione a Parigi nel 2004, l’anno successivo ha portato a casa ben 5 titoli e una finale a Stoccarda, persa proprio contro Nadal. Al termine del match l’argentino disse: “Per battere Nadal, l’unico modo è metterlo sotto con la macchina” (riferendosi alla Mercedes parcheggiata di fianco a loro). Parole di presagio. Perché da metà 2006 in poi, il buon Gastone non ne ha più imbroccata una. A Luglio 2007 era già fuori dai 100, dove non è mai più ritornato. Qualche sussulto nei tornei Challenger, con l’ultimo picco risalente alla vittoria a San Remo nel 2010. Poi il nulla. Ed ora si godrà la dorata pensione del Champions Tour, tra vecchie glorie un po’ appesantite.

Un altro argentino si è dovuto inchinare a Re Rafa. Guillermo Coria, ex n. 3 del mondo e dominatore incontrastato sulla terra nel 2003-2004, ha ancora gli incubi per la finale persa a Roma nel 2005. Una partita può cambiare un’intera carriera, e questo è uno dei casi più lampanti. Già reduce dallo psico-dramma del Roland Garros 2004, Coria si trova avanti 4-1 nel quinto set prima di cedere 7-6 a Nadal dopo 5 ore e 14 minuti. Da li in poi, il disastro più totale. A fine 2006, a soli 24 anni, è già fuori dai 100, e non ci ritorna mai più. Perde fiducia, sembra che non sappia più giocare: gli appassionati si ricorderanno quell’edizione di Monte Carlo 2006 in cui commise qualcosa come 34 doppi falli in un solo match. Sintomo di un malessere incurabile. Il malessere di Nadal. Ora “Il Mago”, ancora giovane, si consola con la bella moglie, che dopo qualche (presunta) scappatella gli ha dato un figlio: giovedì scorso è nato il piccolo Thiago.

Si saprà consolare anche Carlos Moya, che come Gaudio ha deciso di intraprendere la strada del Champions Tour, tra l’altro con ottimi risultati. Ma l’iberico, ritiratosi ufficialmente l’anno scorso, è un ex giocatore da ormai ben più tempo. L’ultima vittoria di prestigio risale a Roma 2004, poi solo eventi minori. A Moya va dato il merito di aver resistito più a lungo rispetto ai colleghi argentini, avendo salutato i top 100 solo nel 2009 all’età di 32 anni. Tuttavia, è innegabile come anche lui abbia patito moltissimo l’arrivo di Nadal: proprio un match contro Rafa, a Chennai nel 2008, durato quasi 4 ore e perso dopo tre tie break, ha segnato la fine senza ritorno. Ma Moya, insieme a Ferrero, Gaudio e Coria, si può consolare: sono in tanti ad aver contratto la Nadalite. Per conferme, chiedere a Federer…