A SPASSO PER IL ROLAND GARROS – I francesi hanno dedicato uno spicchio di tribuna a ciascuno dei loro Quattro Moschettieri: e se si facesse altrettanto a Roma, senza dover necessariamente intitolare lo stadio? Serena ritroverà l’ex nemica Henin in tribuna e la Parmentier trova gloria dopo le lamentele su Twitter.Condito da uno stop di due ore e mezza per un acquazzone (abbondantemente previsto), il primo sabato del Roland Garros non ha dispensato grosse sorprese. Certo, i francesi piangono perché Tsonga si è bloccato quando era in vantaggio contro Ernests Gulbis, ma il lèttone è pur sempre un ex semifinalista. In campo maschile, hanno centrato gli ottavi 13 delle prime 16 teste di serie, un quasi en-plein se consideriamo che Nadal e Tsonga si sono ritirati. L’unica vera delusione è stato Marin Cilic, battuto al primo turno da Marco Trungelliti. Gerarchie più in bilico tra le donne, con “sole” 9 top-16 agli ottavi. La tendenza va avanti da tempo: sono dati da scodellare a chi ritiene (ma sono sempre meno) che “il torneo femminile inizia con i quarti di finale”. Era così fino a qualche anno fa, oggi la vicenda si è quasi invertita. I francesi hanno trovato un modo originale per onorare le loro glorie tennistiche. Se il Campo Centrale è intitolato a Philippe Chatrier, ottimo giocatore e grande dirigente, forse non tutti sanno che ognuna delle quattro tribune è dedicata a ciascuno dei quattro moschettieri degli anni 20-30. Il lato corto dove ci sono le cabine TV è per Renè Lacoste, quello opposto (dove siedono vip e allenatori) a Jacques Brugnon. Il lato lungo dalla parte delle panchine è per Jean Borotra, mentre Henri Cochet è ricordato dalla tribuna che si affaccia sulla Piazza dei Moschettieri. Un’iniziativa intelligente, che ha permesso di ricordare ben cinque personalità in un unico stadio. Dopo aver incrociato e scambiato due parole con il Presidente FIT Angelo Binaghi (presente sul Campo 6 a seguire Karin Knapp), l’associazione di idee è stata inevitabile: sarebbe bello se il Campo Centrale del Foro Italico fosse dedicato alle glorie del nostro tennis. Il Campo delle Statue è intitolato a Nicola Pietrangeli, il Campo Grandstand può al massimo avere il nome di uno sponsor, poiché la sua natura provvisoria (viene smontato e rimontato ogni anno) ne impedisce la dedica a una gloria sportiva. Resta il Campo Centrale. E allora, se non lo si vuole intitolare a nessuno, potrebbe essere simpatico nominare le quattro tribune con i nomi dei nostri Quattro Moschettieri: Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli.
LA DELICATA VICENDA PANATTA
Ci sono un paio di differenze rispetto al Roland Garros: in primis, mentre lo Chatrier è di proprietà della FFT (la federazione francese), il Centrale di Roma è di proprietà CONI. Immaginiamo, dunque, che un’iniziativa del genere dovrebbe essere presa dal Comitato Olimpico, magari di concerto con la FIT. E poi, per fortuna, ci sarebbero quattro azzurre (Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci) che meriterebbero lo stesso onore. Tuttavia sono troppo giovani e il tempo delle commemorazioni, se Dio vuole, è ancora lontano. Una dedica ai quattro ragazzi del 1976 sarebbe un bel gesto, anche se permane un pizzico di imbarazzo sulla figura di Adriano Panatta. La storia è nota: nel 2002 fu allontanato da FIT e Internazionali d’Italia perché incassò la cifra di 20 milioni di lire da un fornitore (con un passaggio di denaro estero su estero, non il massimo della trasparenza) e poi altre cifre (10 e 5 milioni) furono versate a persone di sua conoscenza (per ottenere una sponsorizzazione e per pagare il fotografo). Il procedimento sportivo lo aveva radiato in primo grado, poi la sanzione fu ridotta a 5 anni sia in Appello che presso l’arbitrato CONI. C’è poi stato uno strascico di giustizia ordinaria, in sede unicamente civile, peraltro proposto da Panatta. L’ex campione romano ha perso tutte le cause fino a quando, un paio d’anni fa, ha saldato il suo debito (tra una spesa e l’altra, ha sborsato circa 45.000 euro). Sono elementi da considerare ma se è vero (come è vero, ce lo ha ribadito anche a Parigi) che Binaghi si toglie il cappello di fronte alla carriera sportiva di Panatta (chi scrive lo ha visto applaudire mentre passavano le immagini del 1976 nella celebrazione dello scorso 15 maggio), forse si potrebbero separare le due cose, magari imitando i francesi e la loro dedica multipla. Panatta ha commesso degli errori che sono stati evidenziati dalla giustizia, ha pagato (sia pure con un certo ritardo), ed è uscito dai ranghi federali da tempo. Onestamente, ha fatto anche una brutta figura. Però il suo passato da giocatore resta. Ci rendiamo conto che la faccenda non è di facile soluzione…Nel frattempo tra sette giorni premierà il vincitore del Roland Garros.
SERENA TROVERA’ IL PASSATO…IN TRIBUNA – Tra i match clou degli ottavi ci sarà la sfida tra Serena Williams ed Elina Svitolina. Curiosamente, l’ucraina è allenata da Justine Henin, forse la più grande avversaria nella carriera di Serena. Una di quelle che l’ha battuta più volte, anche in match importanti. Proprio a Parigi, nel 2003, si giocò un’incredibile semifinale in cui il pubblico fece un tifo sfacciato per la belga, spingendola alla vittoria, tra la rabbia e le lacrime di Serena. “All’epoca avevo 8 anni e già seguivo il tennis – ha detto la Svitolina – però non penso di aver visto quella partita. Ricordo di aver visto un loro match all’Australian Open…ma non credo che lo guarderò prima di affrontarla!”. La Svitolina è felice del supporto della Henin. “Capisce cosa sento sul campo, credo sia la chiave del nostro rapporto. E’ dura capire certe cose per i coach che non hanno giocato a certi livelli. Non è negativo né positivo, semplicemente offrono un supporto diverso. Per questo non molto contenta di proseguire con il mio coach Iain Hughes: lui mi offre un aiuto tecnico, mentre quello di Justine è più mentale”.
PARMENTIER STELLA PER UN GIORNO – Pauline Parmentier ha perso al terzo turno per mano di Timea Bacsinskzy. Il match ha avuto grande attenzione da parte dei media francesi, al punto che sul quotidiano ufficiale del torneo c’era una sua foto a monopolizzare la prima pagina. Motivo? Un tweet postato un paio di giorni prima da Pauline, seccata per non essere mai presa in considerazione. Aveva pubblicato due prime pagine del Quotidiano, in cui c’erano tre giocatrici francesi in copertina: prima Cornet-Mladenovic-Razzano, poi Cornet-Mladenovic-Garcia. “Credo che dovrei entrare in queste immagini, magari trovate un modo per mettermi in un angolo!” aveva scritto, tra il serio è il faceto. Risultato: prima pagina tutta per lei. “Sì, c’è stata parecchia attenzione, ma fa parte del gioco. L’hanno fatto solo perché li avevo provocati, quindi non è il massimo. Ci abbiamo anche scherzato. Più in genere, mi piacerebbe che il tennis femminile avesse più attenzione, almeno quando ci sono buoni match. Tutto qui. Ovviamente non voglio che i media vendano sogni: il tennis maschile è più interessante del femminile”.
LE AMICIZIE DELLA BACSINSZKY (Parte 1) – Un paio di giorni fa scrivevamo che Timea Bacsinszky è la tennista, insieme a Roger Federer, a dare le risposte più lunghe e articolate. Dopo il successo sulla Parmentier, ha parlato delle possibili amicizie tra colleghe, stimolata dopo che Garbine Muguruza le aveva definite “impossibili”. “Diciamo che possono esserci diversi tipi di amicizie. Io sono più o meno amica di alcune giocatrici, e non cerco contrasti perché sono inutili. Amo la pace, se qualcuno non mi vuole parlare non lo vado a cercare. Possono esserci rapporti cortesi, ad esempio a Rabat ero da sola a fare colazione e ho chiesto alla Parmentier di sedersi accanto a me. Diciamo che può esserci una buona conoscenza, ma non è paragonabile alle amicizie che ho in Svizzera. Se poi diventi amica di un’avversaria e la affronti in una semifinale Slam, come la mettiamo? Finisce che litighi come una ragazzina. Poi io ho le mie idee: credo che quello che si veda sul campo sia un po’ lo specchio della realtà. Ad esempio, mi verrebbe da pensare che Alexandr Dolgopolov sia un po’ disordinato nella vita di tutti i giorni, visto come gioca. Se vedo una ragazza che nello spogliatoio è tutta precisina, penso che se le scompigli le carte sul campo potrebbe anche perdere. Per chiudere: va bene fare amicizie nel tour, ma il nostro lavoro è vincere, quindi non possiamo dare troppo spazio agli altri”.
LE AMICIZIE DELLA BACSINSZKY (Parte 2) – Come Timea aveva auspicato due giorni fa, a seguire il suo match è tornato il campione di hockey su ghiaccio Nino Niederreiter, ma c’era anche un’altra atleta svizzera: la campionessa di Freestyle Fanny Smith. “Inoltre c’era anche una mia ex compagna di scuola. E’ stato bello rivederla, mi ha mandato un messaggio ieri dicendo che aveva un biglietto per il Lenglen, ma aveva appena saputo che avrei giocato sullo Chatrier. Le ho detto che avrebbe visto il match dal mio box! Con Fanny ho un gran rapporto, l’ho conosciuta quando lavoravo all’hotel di Villars sur Olon, lei viene da lì e i suoi genitori avevano frequentato l’hotel”.
ANCHE CARLA VA DALLO PSICOLOGO – Carla Suarez Navarro ha superato in tre set Dominika Cibulkova e adesso troverà Yulia Putintseva. Anche la canaria ha ammesso di lavorare con una psicologa. “L’ho chiamata a settembre dell’anno scorso perché avevo perso 7-8 partite di fila. In passato avevo contattato altri specialisti, ma non avevamo trovato una soluzione. Lei mi ha detto 3-4-5 cose che mi hanno aiutato. Cose semplici: la chiave è che ho imparato a trovare il lato positivo delle cose. Peccato che lavori a Madrid, mentre io sto a Barcellona. La finale di Champions League? Io tifo Barcellona, ho amici che giocano nel Real ma sarei contenta per un successo di Fernando Torres”.
L’ITF DICE NO, MA LEON SMITH DICE SI’ – Prosegue da un anno e mezzo la vicenda Davis legata ad Aljaz Bedene. L’ex sloveno ha preso cittadinanza britannica e si è visto negare la possibilità di giocare in Davis per il suo nuovo paese. Motivo? Ha già giocato alcune partite con la Slovenia. La LTA è tutta al suo fianco e probabilmente faranno appello per averlo in futuro. Nel frattempo, è entrato a pieno titolo nei ranghi federali. Durante il Roland Garros, compreso il match contro Djokovic, al suo angolo c’era Leon Smith, capitano della Gran Bretagna. Un segnale trasversale: il “Team GB” vuole Bedene, Bedene vuole il “Team GB”.
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