Beatriz Haddad Maia è stata definita la “nuova Sharapova” per la sua avvenenza. Ma ha un paio di lati nerd che l'hanno resa più forte dei gravi infortuni avuti in passato. Ha fallito ai Panamericani, ma ha un team d'eccezione. Con lei, un certo Larry Passos…. 

Troppo bella per essere anche forte? Nel tennis di oggi, affollato da guardoni e decorato da abitini succinti, può accadere anche questo. I più attenti ricorderanno la splendida tedesca Jana Kandarr. Aveva un buon talento, ma troppi servizi fotografici e qualche distrazione di troppo non le hanno permesso di andare oltre una dignitosa 43esima posizione nel ranking WTA. Eppure, a detta di molti, poteva salire ben più in alto. D'altra parte, non tutte nascono con la grinta feroce di Maria Sharapova. Già, la Sharapova: la bella russa rischia di diventare l'incubo e il limite della brasiliana Beatriz Haddad Maia, 19enne dal talento tutt'altro che trascurabile. Il problema è che, sin da quando si è palesata nel tour, l'hanno paragonata proprio a Masha. Una Masha brasiliana, e quindi ancora più affascinante. E lei, in effetti, ammette di avere una certa passione per la cura del fisico. “Curare il mio aspetto è il mio lato nerd – racconta – mi sveglio prima delle altre ragazze, alle 6 del mattino, metto un asciugamano sul pavimento della mia camera e inizio a fare esercizi. Stretching, addominali, flessioni, esercizi per anche, ginocchia, caviglie, spalle e polsi. Qualcuno pensa che io sia pazza, ma a me piace così”. Però esiste un altro lato della simpatica “Bia”: quello della secchiona: già, perché ha deciso di provarci con l'Università. Il tennis occupa molto tempo, così si è iscritta a un corso online di finanza e amministrazione. Interessante, ma lei avrebbe voluto di più: “Se non giocassi a tennis, avrei fatto ingegneria civile o medicina. Adoro la fisica e la matematica. Ma per chi gioca a tennis è impossibile”


A TORONTO E' ANDATO TUTTO STORTO

La Haddad Maia ama il gioco, ma le piace avere una mente sempre attiva. “Ho bisogno di esercitare la mia mente fuori dal campo. Se mi concentrassi solo sul tennis, dopo una sconfitta vorrei ammazzarmi”. L'ultima frase è particolarmente significativa perché ricorda tanti ragazzini che hanno mollato tutto per focalizzarsi al 300% solo sulla racchetta. Ma quanti, tra loro, sono effettivamente arrivati? E quanti hanno avuto una cresciuta umana sana? Se anche non dovesse diventare una campionessa (anche se oggi è numero 153 WTA ad appena 19 anni: non male), “Bia” avrà una valida alternativa. Ci avrà pensato in questi giorni, dopo che l'avventura ai Giochi Panamericani non è andata troppo bene. A Toronto, presso il Rexall Centre (già sede della Rogers Cup), ha raccolto appena un game in singolare e ha fallito la medaglia di bronzo in doppio. Un piccolo dramma, poiché i paesi del Sud America tengono molto a questi giochi. Nel derby contro le argentine, è il pezzo di metallo è andato a Irigoyen-Ormaechea. E così i migliori risultati di Bia restano i quarti a Rio de Janeiro (dove per poco non batteva Sara Errani!) e il primo titolo WTA, in doppio, a Bogotà, insieme alla connazionale Paula Cristina Goncalves.


QUANTA SFORTUNA!

Ci sono alcune ragazze, anche più giovani di lei, che le stanno davanti. Su tutte, Belinda Bencic. Ma è giusto darle ancora un po' di credito, poiché ha avuto una serie di sfortune degne di Paolino Paperino, o magari del Ragionier Fantozzi. Due anni fa, mentre si stava allenando, è caduta sul campo da tennis e si è infortunata alla spalla destra. Dopodiché è stata vittima di tre ernie al disco, con tanto di gamba paralizzata. Come se non bastasse, si è sottoposta a un intervento chirurgico alla schiena. “In quei sei mesi sono cambiata, non sapevo se avrei ripreso a giocare. D'altra parte l'amore e il dolore sono le due cose che ci fanno crescere”. La famiglia le è stata vicina perché bn conosce gli ostacoli di uno sportivo: mamma Lais è una maestra di tennis, papà Ayrton un ex giocatore di basket (da lui ha preso l'altezza, che arriva a 186 centimetri). Tra le attuali top-players, l'unica più alta di lei è Maria Sharapova. Guarda un po'. “Inoltre sono mancina: sono due bei vantaggi che cercherò di sfruttare. Tuttavia la Sharapova non è una mia fonte di ispirazione: sul piano tecnico guardo Serena, Kvitova e Halep. Di Masha mi piace la forza mentale, ma preferisco essere me stessa”. Intanto si allena a Balneario Camboriu sotto la guida di Larry Passos, lo stesso che ha portato Guga Kuerten in cima al mondo. Le fa più da supervisore, lasciando il lavoro quotidiano a Marcus Vinicius Barbosa. Del team fanno parte anche un fisiologo, una psicologa (la stessa di Thomaz Bellucci), un fisioterapista e un personal trainer. Diciamo che ci credono. E se anche dovesse andare male, non sarà per lo stesso motivo della Kandarr.