di Mauro Simoncini – foto Getty Images
Oversize: più grande del normale, abbondante, enorme. Per tradurre alla lettera “fuori misura”. Ma non si sta parlando di abbigliamento o calzature, bensì dell’ovale di una racchetta da tennis. Che può essere, oggigiorno, di svariate misure (espresso in pollici o centimetri quadrati): dagli 88 pollici quadrati della storica Wilson “modello Sampras” ai 119 della amatoriale Pro Kennex Ki Q30. Ma se qualche anno fa l’oversize per eccellenza era considerata la storica POG (Prince Graphite Oversize) da 107” che usava Michelino Chang, ora sul mercato del terzo millennio spopolano i racchettoni Oversize (106-115 pollici quadrati) ma anche Super-Oversize (oltre i 115). Ma chi può trarre vantaggio da simili attrezzi? E perché?
MISURE LEGALI – Secondo le specifiche dell’International Tennis Federation (ITF) la superficie del piatto corde di una racchetta non può superare i 39,4 cm in lunghezza (corda centrale verticale) e i 29,2 cm di larghezza. Con un’approssimativo calcolo di un’area ellittica queste misure riportano a un ovale da circa 900 cm2 ovvero 140 pollici quadrati. Davvero notevole, se si considera che le amatoriali in commercio sono al di sotto di questo tetto massimo; ammesso che nelle specifiche indicate sui telai non si tenda ad approssimare per difetto, come a non “spaventare” i potenziali giocatori.
NIENTE PAURA – Ma spaventare di cosa poi? L’uomo della strada potrebbe riadattare il ritornello di un famoso spot pubblicitario: “Ci vuole racchetta più grande per colpire pallina più grande”. Ovviamente le dimensioni delle palline restano sempre uguale, ma con una racchetta Oversize, dal piatto più ampio, ad aumentare è lo sweetspot, l’area utile di impatto. Quella zona, prossima al centro del piatto corde, in cui colpendo la pallina, si ottiene il top. In quanto a potenza, controllo e comfort. E non è poco, specie per chi spesso con gli ovali più contenuti (quelli midplus) di altre racchette “scentra” il colpo; e inesorabilmente la pallina non supera la rete, o esce cortissima o ancora va diritta diritta sul telone di fondo campo.
AMATORIALI SUPER TECNOLOGICHE – Di racchette oversize agonistiche ce ne sono attualmente pochissime (giusto un paio di modelli): peso vicino ai tre etti, profili sottili, bilanciamento al cuore e schema corde infittito (18×19). Case produttrici e consumatori stanno associando con graduale maggior successo gli Oversize con il tennis amatoriale: profili più accentuati (oltre i 24-25 mm), pesi leggeri (al di sotto dei 280 grammi), bilanciamento spostato verso la testa della racchetta. Leggerezza e comfort abbinate a potenza “gratuita” per una maggior facilità di gioco; il controllo e la costanza in termini di profondità sono garantiti dalla maggior rigidità di questi telai (rispetto alle agonistiche) e dalla maggior stabilità (ottenuta anche grazie ai profili più pronunciati). E in questa gamma di racchette si concentrano quasi sempre i maggiori sforzi tecnici delle aziende, per esempio con tecnologie e materiali antishock ogni anno aggiornati.
IN CAMPO – Come anticipato nella pratica del campo una racchetta Oversize (e ancora di più Super Oversize) ha un’area utile per l’impatto – sweetspot – più estesa, ma anche uno schema corde (che sia 16×19, 16×20 o altro) decisamente meno fitto se paragonato agli ovali midplus da 100 pollici quadrati. Avere un “open string pattern” significa poter imprimere rotazioni più facilmente, ovviamente a parità di altre caratteristiche. Significa anche, pensando alle nostre tasche, rompere più spesso le corde dal momento che l’incordatura è più sollecitata e usurata. Con questo tipo di telai si riesce a colpire con potenza anche su palle che sopraggiungono lente e senza peso. Tutte le caratteristiche più comuni dei racchettoni amatoriali li rendono ideali per gesti e movimenti contenuti; corti e possibilmente lenti, non di certo strappati. E’ la descrizione di un colpo giocato in back spin per esempio, o comunque piatto, con un stile di gioco abbastanza classico.
In queste circostanze gli OS danno il meglio di sé, senza considerare il risparmio energetico e muscolare che si ottiene manovrandoli, quasi senza accorgesene.