LA
STANZA DELLE PRESSE – ENTRAIn
fondo al manico, sul fondello di ogni vecchia racchetta di legno
che si rispetti troviamo spesso un avvertimento accanto al logo della ditta
che l’ha costruito: “mettere in pressa” oppure “a
garder sous
presse” ed anche “when not in use keep on a press” a seconda
della nazionalità
del produttore
LA
STANZA DELLE PRESSE – ENTRA
In
fondo al manico, sul fondello di ogni vecchia racchetta di legno
che si rispetti troviamo spesso un avvertimento accanto al logo della ditta
che l’ha costruito: “mettere in pressa” oppure “a
garder sous
presse” ed anche “when not in use keep on a press” a seconda
della nazionalità
del produttore. L’avviso è spesso bilingue, inglese e francese, ma
il
massimo della raffinatezza l’abbiamo trovato in una racchetta Persenico
del 1930 che parla addirittura in latino, “ Post usum in custodia
comprimatur”.
OK, abbiamo capito, se vogliamo che la
nostra racchetta non diventi storta, finito di giocare dobbiamo riporla
accuratamente in una pressa. Poiché le case produttrici di racchette
erano
le stesse che producevano le presse, ci viene il sospetto che tutte queste
raccomandazioni contenessero anche un piccolo messaggio promozionale.
Sicuramente
le racchette conservate in pressa hanno avuto un valido aiuto a mantenersi
diritte ma ci piacerebbe tuttavia fare un confronto paradossale: saremmo
curiosi di sapere se una racchetta, conservata perfetta in una pressa
fino a noi, sarebbe diventata incurvata qualora non fosse stata mantenuta
in una morsa. In altre parole vogliamo insinuare che le racchette diventate
storte nel tempo debbano attribuire il loro difetto alla poca stagionatura
del legno al momento della costruzione e che la pressa c’entri fino ad
un certo punto.
Siamo davanti ad un oggetto obsoleto poiché
con la scomparsa negli anni ’80 delle racchette di legno per la pressa
è suonato il de profundis: un purissimo oggetto da museo dunque, col
vantaggio
che il settore non ha ancora richiamato l’attenzione dei cultori
di memorabilia tennistiche con studi o classificazioni particolari.
Proviamo a fare noi una classificazione.
“Alla buona” possiamo dire che esistono due tipi di
presse:
quelle di metallo e quelle di legno. Le presse di metallo sono destinate
a tenere solamente una racchetta mentre le presse di legno, che rappresentano
la maggioranza, possono contenerne più d’una. Inoltre esse possono
essere
portatili o fisse. Le portatili, per tre o quattro racchette, col
loro bel manico di cuoio come una valigia (vedi foto), ci mettono
l’angoscia
al pensiero del peso che il povero tennista doveva trasportare. Quelle
fisse, poggiate sul pavimento e capaci di contenere parecchie racchette,
spesso facevano parte delle attrezzature del circolo e rappresentavano
il luogo migliore in cui i soci potevano lasciare le proprie racchette.
La pressa più grande di cui abbiamo conoscenza poteva contenere 48
racchette
e probabilmente era destinata ad un negozio.
Pezzi prestigiosi hanno costruito quasi
tutte le grandi ditte di racchette del passato fra le quali Prosser, Salazenger,
Bussey e Feltham, solo per citarne alcune. Quanto alle valutazioni
si parte dal pochissimo valore di alcune singole di legno, soprattutto
alcune trapezoidali od a “X”, per arrivare ai 30 euro circa per una
discreta
singola di legno o di ferro. Il discorso è diverso per le multipresse
portatili
capaci di due o più racchette, fatte quasi sempre di alcune tavolette di
mogano sorrette da grosse viti di ottone. La casa d’aste
Mullock&Maddeley
recentemente ha venduto una pressa Slazenger portatile del 1900 per 3 o
4 racchette al prezzo di 180 sterline. E’ una cifra di tutto rispetto
che ci fa comprendere come per le grandi presse fisse le quotazioni
possano raggiungere cifre assai alte e questo dipende anche dalla
qualità e da quante racchette che esse possano contenere.
Le presse
di | 10-Gen-08 | Archivio, Tutti gli articoli