Le regole delle Next Gen ATP Finals dividono l’opinione pubblica. È giusto apportare cambiamenti radicali, sperimentando un format così rivoluzionario? Abbiamo raccolto le opinioni dei primi dieci under 21 italiani nella “Race to Milan”, da Gianluigi Quinzi a Jacopo Stefanini. E non tutti sono entusiasti…Le Next Generation ATP Finals rappresentano la più grande novità nel futuro immediato del tennis maschile. La manifestazione, in programma dal 7 all’11 novembre 2017 presso il Polo Fieristico di Milano-Rho, vedrà in campo i migliori sette Under 21 del ranking ATP più una wild card. Quest’ultima verrà assegnata ad un giocatore italiano al termine di un torneo di qualificazione (in programma presso lo Sporting di Milano 3), in cui si sfideranno i migliori otto azzurri in base alla loro classifica finale nella “Race to Milan”. Un formato rivoluzionario, in cui verranno modificate alcune norme regolamentari tradizionali e saranno introdotte nuove regole al fine di favorire il ritmo e lo spettacolo.

PRINCIPALI NOVITA’
1) Si gioca al meglio dei cinque set
2) Quattro game per ogni set con tie-break sul 3-3
3) Killer point sul 40-40
4) No let
5) Il pubblico può accedere in tribuna anche durante il game
6) Coaching (in momenti da determinare) non in campo
7) Un medical time-out a partita da un minuto per ogni giocatore
8) Riscaldamento di cinque minuti cronometrato con orologio
9) Shot clock: orologio per i 25 secondi tra un punto e l’altro

La formula ricalcherà quella delle ATP World Tour Finals, ma le varie novità sono già oggetto di aspri dibattiti. Ma se aleggia molta curiosità, dall’altra alcune nuove regole destano più di una perplessità. Perché snaturare il gioco in maniera così netta? Quali tra le nuove regole sarebbero concretamente applicabili nel tennis del futuro? Una domanda che si pongono gli appassionati e che abbiamo rivolto ai primi dieci under 21 italiani nella “Race to Milan”.

GIANLUIGI QUINZI
“Tra tutte le nuove regole, il coaching è quella che preferisco. La possibilità di poter comunicare liberamente col proprio allenatore è un aspetto che mi trova più che favorevole”.

MATTEO BERRETTINI
“La wild card sarebbe un’ottima possibilità, tenendo conto che per ottenere l'ammissione diretta bisognerebbe chiudere tra i primi 60 al mondo. Globalmente posso dire che si tratta di regole nuove e diverse. Il coaching è senza dubbio un qualcosa di innovativo e utile. Sul resto bisognerà adattarsi. Ad oggi non saprei come e quanto il pubblico potrebbe interferire durante il gioco. Immagino siano state stabilite queste regole per movimentare il nostro sport, dargli più visibilità e coinvolgere maggiormente il pubblico. Se mi avessero chiesto cosa avrei preferito, la risposta sarebbe stata giocare con le regole tradizionali. Essendo però un torneo totalmente nuovo è giusto sperimentare qualcosa di diverso”.

LIAM CARUANA
“Sarebbe molto bello e interessante partecipare. Si tratta però di un obiettivo ancora molto lontano perché mancano 5 mesi, e al momento penso solo a migliorare il mio gioco. Se ci sarà questa opportunità rientrerò dagli USA per giocarlo. Riguardo le nuove regole, direi che potrebbero essere interessanti. Nella mia esperienza al college ho già giocato senza il let ed i vantaggi, dunque potrei essere un po' più abituato rispetto agli altri. Non mi convincono i set a 4 game, ma si vedrà”.

CRISTIAN CARLI
“Sinceramente, le nuove regole non mi piacciono granché. Mi sembra che si stia utilizzando questo torneo più come test per novità regolamentari, piuttosto che come vetrina tra piccoli campioni. Secondo il mio punto di vista dovrebbero essere applicate le stesse regole di qualsiasi altro torneo ATP. Il no let, il conto alla rovescia per il tempo tra un punto e l’altro e la possibilità del pubblico di muoversi non aumentano la qualità dello spettacolo: anzi, possono influenzare negativamente la performance degli atleti in gara. Anche il killer point non rende tanto giustizia a questo sport. Mi è capitato di vincere e perdere doppi nei Futures con risultati apparentemente a senso unico nei quali invece erano stati giocati svariati killer point vinti quasi sempre dalla stessa coppia”.

JULIAN OCLEPPO
“Mi piace l’idea dei 3 set su 5 perché aiuta a rimanere concentrati per più tempo. Il killer point consente ai giocatori di essere più aggressivi e decisi, per cui sono favorevole. Sono d 'accordo anche con il coaching: esiste già in campo femminile e ritengo giusto poter dare consigli al proprio giocatore. Al contrario, non mi piace la possibilità di muoversi durante gli scambi. Il countdown la trovo una “americanata”, un po’ come la musica ai campi campo”.

ANDREA PELLEGRINO
“Giocare le qualificazioni è una bella opportunità per prender parte al torneo principale, dove ci saranno i giovani più forti del mondo. Sinceramente sono più le regole che non condivido di quelle che approvo. Le partite rischiano di diventare troppo brevi. Trovo ottima la regola dello shot-clock dopo ogni punto, cosicché tutti la possano rispettare. Abbastanza singolare anche la possibilità che la gente possa muoversi, un po’ come in una partita di calcio. Non so se sia un fattore positivo”.

RAUL BRANCACCIO
“La possibilità di giocare le qualificazioni mi spinge a lavorare di più e cercare di arrivare il più vicino possibile al ranking valido per l’accesso al torneo. Sulle nuove regole penso sia meglio sperimentarlo con le nuove generazioni, poiché dovremmo essere proprio noi i protagonisti del futuro. Entrando più nello specifico: i set a 4 game sono motivo di maggiore concentrazione sin dalle fasi iniziali, in cui sei obbligato a non regalare nulla e a rimanere concentrato nell’arco di tutta la partita. Sono a favore del killer point perché ciò ti permette di maturare, prendendo la decisione giusta in un momento chiave. Mi piace il coaching perché rappresenta un aiuto concreto poter ricevere l'appoggio del proprio staff”.
FILIPPO BALDI
“È una buonissima iniziativa e una grande opportunità per i giovani italiani. Per quel che concerne le regole, credo che alcune possano portare dei miglioramenti e altre meno. Il "no let" non mi trova pienamente d'accordo: se la palla tocca il net, ritengo che il servizio vada ripetuto senza che alteri la traiettoria della palla. Già in passato avevano provato ad introdurlo, ma l'operazione fu bocciata dai giocatori. Il 3 su 5 ai quattro game è una regola che va provata, è presto per valutarla. Non ci sono margini di recupero, o per lo meno ce ne sono molti meno. La regola del coaching è giusta: durante una partita c'è sempre una sorta di dialogo con il proprio allenatore, quindi approvo il fatto che si possa comunicare e analizzare la situazione con il giocatore. Non approvo assolutamente la regola di muoversi liberamente per le tribune. Si creerebbe molta confusione e di conseguenza i giocatori potrebbero perdere più facilmente la concentrazione. Il conteggio con il countdown credo sia buono: è giusto che i tempi vadano rispettati da tutti e si possa vedere effettivamente quanto manchi alla fine del countdown. Infine non approvo appieno la regola del killer point con i set così brevi. Esiste già pochissimo margine di recupero e di errore: venisse introdotto il punto secco, ce ne sarebbe ancora meno”.

RICCARDO BALZERANI
“Alcune regole le condivido, altre sono un po’ più difficili da accettare. La regola del “no let” è abbastanza strana ma potrebbe essere interessante perché potrebbe rendere il tutto più dinamico ed imprevedibile. I 3 set su 5 a quattro game renderanno tutto più rapido: potrebbe essere più divertente per il pubblico, anche se non tutti saranno d'accordo. Non mi piace granché il killer point, preferisco che in una situazione di vantaggi riesca a costruirmela meglio io l’opportunità su due punti. Se si considera sia il killer point che il no let si rischia di vincere un game in maniera molto casuale. Il coaching mi trova d’accordo. Riguardo la libertà di muoversi in tribuna la vedo corretta, così come accade in molti altri sport. Il countdown l’ho già provato allo Us Open junior l’anno scorso: dovevi essere pronto a battere prima che scadesse il tempo altrimenti avresti preso warning per time violation. Mi piace, perché eliminerebbe molti tempi morti”.

JACOPO STEFANINI
“La possibilità di giocare qualificazioni mi piace e se c’è una wild card è giusto assegnarla in questo modo, meritandosela sul campo. Le regole non mi entusiasmano ad onor del vero. Sembra più uno show televisivo che un torneo di tennis. Perché bisogna snaturare il gioco del tennis in questo maniera? Non ha molto senso. È carino più per lo spettacolo, ma non per i giocatori”.

CLASSIFICA DEGLI ITALIANI NELLA RACE TO MILAN
1) Gianluigi Quinzi 132 punti (classe 1996)
2) Matteo Berrettini 128 punti (classe 1996)
3) Liam Caruana 23 punti (classe 1998)
4) Cristian Carli 22 punti (classe 1996)
5) Julian Ocleppo 19 punti (classe 1997)
6) Andrea Pellegrino 14 punti (classe 1997)
7) Raul Brancaccio 11 punti (classe 1997)
8) Filippo Baldi 11 punti (classe 1996)
9) Riccardo Balzerani 9 punti (classe 1998)
10) Jacopo Stefanini 8 punti (classe 1996)
11) Jacopo Berrettini 4 punti (classe 1998)
12) Nicolò Turchetti 4 punti (classe 1996)
13) Enrico Dalla Valle 4 punti (classe 1998)
14) Luigi Sorrentino 3 punti (classe 1998)
15) Corrado Summaria 3 punti (classe 1998)
16) Luca Prevosto 3 punti (classe 1998)