30 anni di abbonamento a Il Tennis Italiano vanno festeggiati. E così è stato per Davide Tomasoni. 30 anni di campioni, campionesse, tanti articoli letti e tanti pronostici del Tennis Game fatti …

di Davide Tomasoni

 

La mia passione per il tennis è nata ai tempi di Borg e McEnroe, di Navratilova ed Evert, quando mio fratello maggiore si presentò a casa con una Dunlop in legno per lui e una Slazenger, sempre in legno ma versione junior, per me.

Seguivo i match in televisione, tifando l’eterno secondo Ivan Lendl, e imparando le regole, i punteggi e il funzionamento della classifica mondiale, all’epoca ancora in stadio embrionale.

 

Mai una lezione, tutti autodidatti, vicini di casa compresi, sul campo in cemento (dalla superficie non proprio regolarissima) dell’aia della vecchia cascina, dove ogni anno si dovevano rifare le righe e dove la rete andava messa e tolta ad ogni partita, se non durante la partita per fare passare un trattore. Tante ore d’estate ma anche d’inverno al freddo, subendo la superiorità del fratello di 8 anni più grande in attesa di qualche soddisfazione. La prima fu la finale del Roland Garros 1984, vinta finalmente dall’eterno perdente, che presto avrebbe però dominato il tennis mondiale. La seconda arrivò con la prima racchetta “moderna”, una forse inadatta per un principiante Head Graphite Pro, e con le prime vittorie contro il fratellone.

 

Arriva così l’autunno 1986, ed io, quindicenne, scopro in edicola una bella rivista che si occupa con passione del mio sport preferito. Da allora ad oggi, in questi 30 anni, ogni mese il frenetico passaggio in edicola prima e, da molti anni ormai, l’arrivo del postino per la consegna della copia in abbonamento del Tennis Italiano; la lettura dell’editoriale di Pomelli prima, Anderloni poi e, negli ultimi anni, di Max Grassi.

 

Arriva così l’epoca del declino di Lendl, il breve regno di Wilander, il dominio di Steffi Graf (ma io, come tanti, amavo la coetanea Gabriela Sabatini), la sfortunata ma magnifica carriera di Monica Seles, le incredibili sfide fra Edberg e Becker (ma io tifavo Mecir e Ivanisevic) e poi la lunga ma impari sfida tra Agassi e Sampras che, ovviamente, mi ha sempre visto sostenere il kid di Las Vegas; mentre nel femminile esplodevano il talento e la potenza delle sorelle Williams (e ricordo sempre le due bambine in copertina su un numero del lontano 1992, molti anni prima del loro avvento nel professionismo!).

 

Giusto il tempo di pensare che non vedrò mai più un giocatore forte e completo come Pete Sampras ed ecco che arriva Roger Federer, ancora più completo, impeccabile e quasi invincibile, se non fosse arrivato il giovanissimo Nadal a scardinare il gioco perfetto dello svizzero con i colpi mancini arrotati e i suoi passanti stupefacenti.

I campioni di oggi li conoscete bene tutti, le poche soddisfazioni arrivate dal tennis maschile italiano in questi 30 anni, sono solo parzialmente mitigate dalle grandi soddisfazioni delle vittorie delle nostre donne: ancora aspetto un vero campione nel tour ATP, chissà se un giorno avrò la fortuna di vedere un italiano vincere uno dei 4 Slam?

 

Nel frattempo la redazione continua a sfornare articoli, news e approfondimenti con passione e fa nascere anche 2 giochi, prima il Superteam e poi il Tennis Game, che mi appassionano tantissimo, portandomi a vincere, col primo 5 minuti in campo con Stefan Edberg nel lontano 1999 e, col secondo, un viaggio a Londra con visione privilegiata della finale delle ATP Finals del 2011 tra un Federer in forma smagliante e Tsonga che gli diede del filo da torcere.

 

30 anni di campioni, campionesse, tanti articoli letti e tanti pronostici del Tennis Game fatti e, dall’anno scorso, la soddisfazione di diventare collaboratore, anche se solo a livello amatoriale, della storica rivista proprio nella gestione del tanto amato gioco di pronostici.

 

Il mio grazie va quindi a tutte le persone che hanno contribuito, con la loro passione, a fare crescere la mia passione per questo sport meraviglioso che, a distanza di tanti anni, trovo sempre intenso e spettacolare, non stancandomi mai di seguirlo ed, anzi, da qualche anno anche mia moglie mi segue in questa passione con qualche trasferta insieme per godere le gesta dei prodi della racchetta anche dal vivo.