Gli incordatori di Roger Federer, Roman Prokes e Ron Yu, svelano alcuni segreti: lo svizzero si fa preparare 9 racchette prima di ogni partita Slam. Hanno tanti clienti, ma nessuna donna: costano troppo?
Di Corrado Erba – 19 settembre 2014
Un recente numero del prestigioso settimanale "New Yorker" riporta, a firma di Michael Steinberger, un’interessante intervista, intitolata “Le nove racchette di Roger Federer”. Hanno parlato Roman Prokes e Ron Yu, i due incordatori che si prendono cura delle racchette di Roger Federer e di altri top players. E' un interessante spaccato di vita di coloro seguono da vicino l'attrezzatura dei più forti. Fondatore della Priority One, l'azienda che fornisce il servizio di customizzazione e incordatura a star come Roger, Novak Djokovic e Andy Murray, Roman Prokes si era fatto un nome per essere stato l’incordatore personale di Pete Sampras, uno noto per la maniacalità nei confronti dell'attrezzo. "Pete era in grado di capire se il manico di una delle sue Pro Staff era di un millimetro superiore alle altre – sbuffa Yu – sono molto contento di non aver lavorato per lui" dice, seduto sul letto della sua camera di albergo nell'east side di Manhattan. Lui, Roman e altri due incordatori, lavorano senza sosta utilizzando 4 macchine Babolat Four Stars. Nonostante risalgano alla preistoria (1998), le preferiscono decisamente alle nuove macchine. "Sono più precise e maneggevoli – dice Prokes – quando si romperanno ci ritireremo". I due raccontano di come Roger Federer, per una partita dello Slam, richieda di solito di incordare 9 telai. Per l’esordio ha chiesto che tre racchette fossero tirate a 26 kg, cinque a 26,5 e l'ultima a 27 kg. Una volta pronte, corrono a consegnarle presso l’hotel di Federer, che molto spesso gli offre un pezzo di cioccolato ("Sapete, è svizzero").
UN SERVIZIO DA 40.000 DOLLARI
La prima volta che Roger si è affidato a loro, in prova, è stato nel maggio del 2004 a Roma. Due mesi dopo, la sera dopo aver difeso vittoriosamente il titolo a Wimbledon, lo stesso Roger, già vestito con lo smoking e diretto al ballo dei vincitori dell'All England Club, ha bussato alla loro porta per confermargli l'incarico. Non è ovviamente un servizio gratuito: i giocatori pagano un forfait annuo di 40.000 dollari per un servizio personalizzato che li segue personalmente negli Slam e nei nove Masters 1000. Oltre ai top già citati, un'altra dozzina di giocatori almeno si avvale del servizio, tra i quali Baghdatis e Gulbis ("Il problema di Ernests è che le racchette le rompe, non una, ma almeno due o tre alla volta"). Curiosamente non c'è nessuna donna, nemmeno tra le top ("Qualcuna si è interessata, ma sentito il prezzo nessuna è mai tornata, nemmeno Serena Williams"). Difficilmente i due seguono i match da bordo campo (“Dura più di due ore, non ce la facciamo”) e spesso non raggiungono nemmeno il circolo, preferendo lavorare dalla camera di albergo. Sono concordi nel ritenere che le nuove corde in polistere abbiano ucciso il gioco "E’ diventato uno sport legato solo al fitness, non è più un gioco dove chi colpisce meglio vince, nessuno va più a rete" dice Roman. Il loro maggiore cruccio è che Rafael Nadal non abbia mai voluto affiliarsi a P1, preferendo fare da solo. “Ma con i risultati che ha avuto, forse ha ragione lui” chiude Yu.
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