Vien da domandarsi se sia un bene che una “vecchia gatta”, come si autodefinì un paio d'anni fa, raggiunga la finale del Masters WTA. A ben vedere, il grande torneo di Venus Williams è in linea con quanto si è visto nel 2017 del tennis femminile. Niente dominatrici e un mucchio di spazio per le sorprese. L'americana ha mostrato – per l'ennesima volta – una notevole tenuta fisica, rimontando un set di svantaggio a Caroline Garcia. Il tabellone dice 6-7 6-2 6-3 e riporta indietro di otto anni: era il 2009 quando Venus giocava per l'ultima volta il Masters, e anche allora giunse in finale. Perse da Serena, mentre stavolta affronterà Caroline Wozniacki. “La Garcia ha giocato benissimo per tutto il torneo: ogni volta che mi sentivo vicina al traguardo lei giocava bene – ha detto Venus – non è mai finita fino a quando la donna grassa ha cantato… ma io sono grassa!”. È in preda al buonumore, la Venere Nera. Non potrebbe essere altrimenti, visto che ha ripreso per i capelli una carriera che sembrava ormai finita, ormai da qualche anno. “In finale troverò una delle migliori giocatrici, un'altra Caroline! Sarà una specie di deja-vu! Però sono davvero felice, è un'amica e sono contenta che una delle due vincerà”. È stata una semifinale intensa, in cui la Garcia è scattata dai blocchi con notevole aggressività. Sul 2-0 per la francese, Venus è stata abile a rimettersi in pista e a conservare l'equilibrio fino al tie-break, peraltro cancellando un setpoint. Nel momento del bisogno, tuttavia, Venus è stata abbandonata dal servizio. Nel tie-break ha smarrito la prima, consentendo alla Garcia di prendere un set di vantaggio. Visto che tra le due ci sono 13 anni di differenza, si pensava a un calo di natura atletica, se non mentale, da parte di Venus.
VENUS COME LA SABATINI?
Neanche per sogno: nel secondo tornava in campo con ancora più aggressività e volava rapidamente. In preda al nervoso, la Garcia perdeva un po' di pazienza e provava a chiudere i colpi un po' troppo rapidamente. Risultato: il numero di errori gratuiti aumentava vertiginosamente. Al terzo setpoint, l'americana portava il match al set decisivo. A quel punto, era chiaro che sarebbe bastato un episodio per dirigere il match da una parte o dall'altra. Il momento arrivava nell'ottavo game, con la Garcia al servizio. Quando tutto sembrava infiocchettato, Caroline aveva un'estrema reazione d'orgoglio: tre palle break avrebbero rimesso tutto in discussione, ma la classe di Venus è emersa nel momento del bisogno. Dopo due ore e trentadue minuti, l'americana poteva sciogliersi in un sorriso. Chiunque vinca, sarà l'ottava giocatrice ad aggiudicarsi il Masters dopo aver perso una partita nel round robin. Tra l'altro, è successo in tutte le edizioni giocate a Singapore: Serena nel 2014, Radwanska nel 2015 e Cibulkova nel 2016. Da parte sua, Venus è a caccia di un curioso primato: non accade dal 1994 che il Masters sia l'unico torneo vinto in stagione da una giocatrice. Allora fu Gaby Sabatini, che al Madison Square Garden interruppe un digiuno di due anni e mezzo.
WTA FINALS SINGAPORE – Semifinale
Venus Williams (USA) b. Caroline Garcia (FRA) 6-7 6-2 6-3