Quando lo scorso sabato Florian Mayer si è presentato alla Roger-Federer-Allee 4 di Halle, sede del Gerry Weber Open, non era affatto contento. Anzi, qualcuno racconta fosse parecchio arrabbiato con gli organizzatori, “colpevoli” di aver rifiutato la sua richiesta di wild card e averlo così obbligato a spendere uno dei ranking protetti ereditati dall’ultimo infortunio. Almeno in Germania sperava di non doverli utilizzare, così da sfruttarli il più a lungo possibile, ma già dal prossimo lunedì non sarà più un problema. Perché il tedesco l’ATP 500 di Halle l’ha vinto, coronando una settimana perfetta col 6-2 5-7 6-3 con cui si è sbarazzato di Alexander Zverev e ha rovinato di nuovo i piani degli spettatori. Avevano preso il biglietto per ammirare Federer, poi erano pronti ad assistere al primo (di tanti) successi nel circuito maggiore della stellina Zverev, ma vien da pensare che se ne siano andati comunque col sorriso. Perché è impossibile non lasciarsi trascinare dalla bella storia di Mayer, uno di quei giocatori che passano più tempo in infermeria che sul campo da tennis, ma a quasi 33 anni festeggia il più importante risultato in carriera, colto da numero 192 del mondo. A fine aprile era 268, per lui sembrava non esserci più spazio, invece “Flo” da Bayreuth, la città del celebre compositore Wagner, se l’è ritagliato col suo tennis dal sapore antico, uno slice a due mani e la “chicca” della smorzata in salto, il suo marchio di fabbrica che nel 2011 l’ha portato su fino al numero 18 ATP. Gli ha dato una mano il forfait di Kei Nishikori al secondo turno, ma poi Seppi, Thiem e Zverev li ha battuti lui, l’ultimo andando a prendersi il successo proprio quando il match sembrava pronto a sfuggirgli di mano.
LACRIME DI GIOIA CONTRO DELUSIONE
Al Gerry Weber Stadion sembrava tutto apparecchiato per il primo successo di Zverev: torneo di un certo spessore, nella sua Germania, avversario battibile, sulla superficie più affascinante, dopo la vittoria contro Federer a completare la crescita degli ultimi mesi etc etc. Invece l’appuntamento è stato rimandato di nuovo, ritardato dai troppi alti e bassi di Zverev e dallo splendido match del suo avversario, di 14 anni più grande. In pochi avrebbero scommesso su di lui, nemmeno quando ha vinto il primo set in un batter d’occhio, ha rimontato un break nel secondo e si è preso due match-point in risposta sul 5-4 15-40, perché Zverev ha colto l’occasione per mostrare come mai diventerà uno dei più forti del Tour. Sul primo ha sparato un gran servizio, sul secondo ha retto bene lo scambio, poi ha tenuto la battuta e alla fine il break se l’è preso lui, andando a pareggiare i conti. Ma proprio quando il match sembrava pronto a girare dalla sua parte, un bruttissimo sesto game l’ha condannato, prima dei brividi finali. Al servizio sul 5-3 Mayer ha dovuto salvare una palla-break (con una coraggiosa smorzata!) e poi ha visto andare in polvere altri due match-point, ma il quinto è stato quello buono. La palla di Zverev è terminata lunga, lui si è inginocchiato sull’erba del Centrale e poi è andato a stringergli la mano, incurante della richiesta di occhio di falco. Era sicuro fosse fuori e ha avuto ragione. Poco dopo era in lacrime dalla felicità, quella di chi ne ha passate tante e proprio non se l’aspettava che il meglio dovesse ancora venire, mentre Zverev lo era (o quasi) per il motivo opposto, imbronciato come un bambino di prima elementare. Stavolta pensava proprio di farcela, invece gli è toccata una bocciatura di quelle da cancellare al più presto. Sorride Marin Cilic, che resta l’ultimo under 20 ad aver vinto un titolo ATP (New Haven 2008, un dato che preoccupa un po’), anche se Zverev avrà tempo altri 10 mesi, e vien da scommettere che gli basteranno.
MAYER BATTE DI NUOVO GLI INFORTUNI
Ma più che processare Zverev, oggi va applaudito Mayer, quel ragazzino che nel 2004 arrivò ai quarti a Wimbledon ad appena 20 anni, ed è diventato uomo in mezzo a tante difficoltà, rialzandosi un sacco di volte. Prima nel 2009, quando un infortunio alle dita della mano l’ha fatto sprofondare in classifica e ripartire dai Challenger, poi nel 2015, a causa di un problema al pube che l’ha tenuto fermo oltre dodici mesi, quindi quest’anno, dopo che la scorsa stagione l’aveva chiusa seduto in un angolo del campo allo Us Open, con accanto Martin Klizan, ad attendere con lui il fisioterapista perché il tendine dell’adduttore della gamba destra gli aveva appena detto addio. Mayer ha iniziato il 2016 a fine aprile a Bucarest (dove nel 2011 aveva vinto l’altro titolo ATP in carriera), con la filosofia del “gioco e vediamo che succede” e con l’arrivo dell’erba è successo che è tornato grande. Prima i quarti a Stoccarda lottando con Federer, poi la magia di Halle, a scacciare tutte le paure e far vedere che nel tennis di alto livello c’è ancora posto anche per lui. “Quando a 32 anni sei fuori da mesi e sembra che le cose non vogliano andare a posto pensi a tante cose. Per un giocatore di tennis ci sono poche cose facili: ci sono alti e bassi, sconfitte, infortuni”, ha raccontato ai giornalisti nel corso della settimana, lasciando intendere che ha avuto paura di non tornare più. Invece è tornato eccome, rigenerato, pronto ad accogliere un + 112 che lo (ri)catapulterà direttamente nei primi 100, su fino all’ottantesima posizione. Era l’obiettivo stagionale insieme al classico “stare bene”, e il primo l’ha afferrato nel giro di sette tornei. Per il secondo non gli resta che incrociare le dita e sperare. Oggi ha mostrato di meritarsi una chance.
ATP 500 HALLE – Finale
Florian Mayer (GER) b. Alexander Zverev (GER) 6-2 5-7 6-3
Le lacrime della rivincita
La favola di Florian Mayer ha il suo lieto fine. Sprofondato al numero 192 ATP a causa di un paio di infortuni, il tedesco si regala la settimana della vita e batte tutti al Gerry Weber Open di Halle: la sfortuna che gli ha messo tante volte i bastoni fra le ruote, gli organizzatori che gli avevano negato una wild card e soprattutto Alexander Zverev, di nuovo bocciato in finale.