E' davvero interessante il cocktail che ci attende in semifinale a Roma. Sharapova e Halep confermano i pronostici, la Suarez dà spettacolo con il suo rovescio e la Gavrilova è il nome nuovo. Difficile fare pronostici.  

ROMA – Manca Serena Williams, ma la gente del Foro Italico può consolarsi. Le semifinali vedranno in campo due top-players, una specialista del rosso e una “Rising Star”, come le chiama la WTA: Daria Gavrilova. Insomma, non c'è da lamentarsi. I quarti di finale di venerdì non hanno esaltato: tutti più o meno a senso unico, anche l'atteso Sharapova-Azarenka. Forse è il dazio da pagare per avere due belle semifinali. Qui sotto, i dettagli dei quattro match che si sono snodati tra il Campo Centrale e il Grandstand.  


LA RUSSA CHE AMA IL ROSSO
Più che perfetta, Maria Sharapova è stata glaciale. Ha impiegato 92 minuti per dare una bella lezione a Victoria Azarenka, le cui azioni sono in lenta ma inesorabile risalita. Si pensava che la bielorussa potesse metterla in difficoltà, non tanto perchè i precedenti erano in parità (7-7), quanto perchè ha un gioco simile al suo, nonché esperienza e qualità necessarie per giocarsela alla pari. Invece non c'è stata partita, almeno nel punteggio. Tanti game sono andati ai vantaggi, ma alla fine li ha vinti tutti la Sharapova. E' come se “Vika” avesse ancora un po' di ruggine da scrollarsi di dosso. Non ha giocato male, ma ha commesso troppi errori, specie nei momenti importanti. Da parte sua, la Sharapova è stata molto attenta, non ha mai avuto cali di tensione e ha raggiunto l'obiettivo più importante: non dare mai l'impressione di poter perdere. Non si contano le occasioni in cui la Azarenka ha avuto una chance per tornare in partita, renderla più equilibrata…ma Masha l'ha sempre affossata. Nei limiti, la russa è parsa migliorata anche sul piano tecnico: si difende bene e soprattutto ha trovato qualche variante. In più di un'occasione le abbiamo visto tirare deliziose palle corte, segno di un braccio più educato rispetto al passato. Adesso avrà una semifinale da favorita contro la piccola Gavrilova, anche se ci ha perso un mese e mezzo fa a Miami. Ma non è necessariamente una cattiva notizia: sarà ancora più concentrata e incattivita. Sembra assurdo, ma una delle migliori terraiole del tour è nata in Russia ed è cresciuta negli Stati Uniti, dove in campi rossi sono visti con orrore…

DASHA FA SUL SERIO
La vittoria a Miami contro la Sharapova non era un caso: partendo dalle qualificazioni, Daria Gavrilova si è aggiudicata 6 partite e ha colto il miglior risultato in carriera. L'australiana ha superato Christina McHale, altra qualificata, con il punteggio di 6-2 6-4. Daria ha mostrato le qualità già notate nei giorni scorsi:grande tigna, attaccamento al punto, nessuna paura al momento di spingere. Ha fatto quello che non era riuscito a Sara Errani al secondo turno. L'azzurra non aveva forza, mentre la Gavrilova è stata aggressiva, con criterio, e ha vinto meritatamente. La McHale ha servito piuttosto bene (7 ace e 3 doppi falli), ma quando lo scambio si allungava veniva sistematicamente punita. Chiuderà con un bilancio di 43 errori gratuiti, ben 18 in più rispetto all'avversaria. Eppure la 23enne del New Jersey ha avuto le sue chance: sotto 6-2 4-1 ha trovato una reazione d'orgoglio e si è arrampicata fino al 4-5, poi ha avuto tre palle per il 5-5. Avrebbe potuto iniziare un altro match, ma la Gavrilova non ha regalato nulla. L'americana non ha alzato il livello ed è stata punita dai troppi errori. Un doppio fallo sul matchpoint è il simbolo di una cattiva prestazione. Va detto che era stata piuttosto fortunata: dopo il successo sulla Errani aveva usufruito del ritiro di Serena Williams. Tre qualificate nei quarti di finale (c'era anche la Dulgheru) hanno acceso una curiosità statistica: da quando sono stati istituiti i tornei Premier, non era mai successo che tre qualificate arrivassero così avanti. L'ultima volta che era successo qualcosa del genere, in un torneo equiparabile, risaliva al 2003. A Lipsia si spinsero nei quarti Maria Vento-Kabchi, Sandra Kleinova ed Els Callens. Al contrario, è la quarta volta che una qualificata acciuffa la semifinale di un Premier Mandatory o di un Premier Five: in precedenza c'erano riuscite Monica Niculescu a Pechino 2011, Lucie Hradecka a Madrid 2012 e Simona Halep a Roma 2013. Non c'è dubbio che “Dasha” cercherà di imitare la rumena…

BALUARDO DEL TENNIS CLASSICO
“Quando la vedi giocare, capisci la differenza. Sa trovare angoli che alle altre sono preclusi”. Francesca Schiavone l'aveva detto, Carla Suarez Navarro l'ha confermato. Naturalmente si riferiva al suo rovescio a una mano, ultimo baluardo di un tennis che sta lentamente (e colpevolmente) scomparendo. Contro Petra Kvitova, la spagnola ha confermato di essere fortissima sulla terra battuta. Il ranking WTA la vede al numero 10, ma sul rosso vale tranquillamente una top-5. Con le sue traiettorie assassine, la capacità di trovare angoli acuti, ha mandato in cortocircuito il tennis monocorde della Kvitova. E' ingeneroso definire così la campionessa di Wimbledon, ma quest'anno proprio non riesce a batterla. Ci aveva già perso a Doha e Dubai, ma era la Kvitova stanca, esausta, senza energie. Si pensava che la Petra di oggi, reduce dallo scintillante successo a Madrid, potesse rovesciare l'esito. Niente di tutto questo: i “comodini” della ceca non fanno male, le palle morbide della spagnola hanno l'effetto di un serpente a sonagli, che ti addormenta e poi ti avvelena. La Suarez ha dominato sin dall'inizio, frustrando tutti i tentativi di ribellione della Kvitova. Sotto 6-3 4-0, la ceca ha provato a rimettersi in partita fino al 4-2. Ma la Suarez l'ha tenuta a distanza e ha chiuso con due punti eccezionali: una volèe e un passante. Per lei è la prima semifinale agli Internazionali BNL d'Italia dopo i quarti centrati nel 2013 e nel 2014. Carla è sempre più consapevole dei suoi mezzi. Forse è l'avversaria peggiore possibile per Simona Halep. 

CARRO ARMATO HALEP
Se qualcuno temeva che Simona Halep potesse patire i derby, beh, è rimasto deluso. La numero 2 WTA ha centrato le semifinali con un terrificante (e un po' crudele) 6-1 6-0 alla connazionale Alexandra Dulgheru, già brava a raggiungere i quarti partendo dalle qualificazioni. Poco da raccontare su una partita durata appena 56 minuti. Al di là del risultato, la Halep ride perchè ha dimostrato che la brutta sconfitta di Madrid (KO al primo turno per mano della Cornet) è stata un incidente di percorso. Fino ad oggi, la rumena è passata sulle avversarie come un carro armato, perdendo solo 7 game. Tra l'altro, Roma le porta bene: un paio d'anni fa arrivò in semifinale partendo dalle qualificazioni. Per sua stessa ammissione, fu il torneo che le fece scattare un click importante. Da allora è diventata una top-player e oggi è n. 2 WTA. Con la Dulgheru si conosce bene, giocano un tennis simile, ma la Halep fa tutto un po' meglio e ha chiuso con (quasi) il doppio dei punti: 57 a 30. In realtà, la Dulgheru (n. 72 WTA) ha avuto ben cinque palle break, ma le ha sciupate tutte. Al contrario, ha perso il servizio in cinque occasioni. La Halep ha già vinto tre tornei in stagione: Shenzhen, Dubai e il primo Premier Mandatory in carriera, Indian Wells. Curiosamente, anche allora ci fu un ritiro di Serena Williams a torneo in corso. Chissà che non possa portarle fortuna.   
 

INTERNAZIONALI BNL D'ITALIA DONNE – Quarti di Finale

Daria Gavrilova (AUS) b. Christina McHale (USA) 6-2 6-4

Maria Sharapova (RUS) b. Victoria Azarenka (BLR) 6-3 6-2

Carla Suarez Navarro (SPA) b. Petra Kvitova (CZE) 6-3 6-2

Simona Halep (ROM) b. Alexandra Dulgheru (ROM) 6-1 6-0