LA
STANZA DELLE FOTO ANTICHE – ENTRASe
teniamo valida la data di nascita ufficiale della fotografia che gli esperti
hanno fissato nel 1839, osserviamo il fatto che il Lawn Tennis nasceva
dopo 35 anni
Se
teniamo valida la data di nascita ufficiale della fotografia che gli esperti
hanno fissato nel 1839, osserviamo il fatto che il Lawn Tennis nasceva
dopo 35 anni. Non vogliamo fare in questa sede una storia della fotografia,
ma è chiaro che questa tutto sommato modesta differenza
d’età tra la macchina
fotografica e la racchetta porta a storie quasi parallele, un’evoluzione
tecnica e tecnologica che alla fine coinvolge anche la curiosità del
collezionista,
portandolo ad approfondire qualche nozione di fotografia, specie sul piano
dei metodi di stampa e dei materiali di supporto.
Accenniamo dunque ad alcune tecniche fotografiche
anteriori ai primi anni del Lawn Tennis, quali la dagherrotipia
(1839-1870 circa) e la calotipia (1845-1855 circa) che ottenevano
le immagini attraverso lastre di rame o fogli di carta particolare trattati
in precedenza con sostanze fotosensibili ed impressionate in una
camera oscura. Il fissaggio e lo sviluppo delle foto erano poi ottenuti
con mezzi arcaici anche se efficienti. Un’altra tecnica era
l’ambrotipia
(1854-1866 circa) che ebbe il merito di usare per prima la lastra di vetro
come supporto.
Quando nel 1874 arrivò l’epoca del Lawn
Tennis, questi procedimenti erano ormai obsoleti, pertanto ci troviamo
nell’impossibilità di reperire tennisti dell’epoca del Magg.
Wingfield
riprodotti con quelle tecniche.
Dalla metà dell’ottocento si svilupparono
altri sistemi di riproduzione che diedero un impulso al generale miglioramento
della fotografia: la ferrotipia o tintipia che usava come supporto
una lastra di metallo laccata e che ebbe soprattutto un larghissimo uso
in America e la tecnica dell’albumina su lastra di vetro che fu
praticamente il procedimento più usato in assoluto e che, assieme alla
tintipia ebbe una lunghissima vita. Contemporanea ed altrettanto importante
la tecnica del collodio, sempre su lastra di vetro. Ecco dunque
le prime tecniche fotografiche con cui fu possibile immortalare i primi
tennisti ed anche scene di tennis giocato. Naturalmente si tratta di reperti
rari e costosi.
Altra rarità sono le foto di tennisti sulle
cartes de visite (CDV). Un procedimento brevettato in Francia nel
1854 e che consegnava alla persona fotografata una serie di 6 o 8 copie
della stessa posa in cartoncini di misura 6×9 per la bellezza di 20 franchi.
La carte de visite fu il primo tentativo di portare la fotografia – che
fino ad allora era stata una fenomeno d’elite – ad un livello
economico
popolare ed ebbe un grande successo per almeno 50 anni.
Dove invece comincia una certa abbondanza
di soggetti tennistici è nella cabinet card, una fotografia
eseguita
in studio negli ultimi decenni del 1800 con la tecnica dell’albumina su
lastra di vetro. Lo studio è predisposto appositamente con vari sfondi
e con diversi oggetti a volte dati in mano a coloro che posavano. Il risultato
era una sottile fotografia incollata poi su cartone, sul quale c’era
stampato
il nome dell’autore. Nello studio, fra gli oggetti a disposizione,
c’erano
spesso delle racchette da tennis che venivano immortalate assieme alla
persona in posa. Questo spiega il numero elevato di cabinet card nel mercato
del collezionismo del tennis, tant’è vero che è possibile
acquisire tali
oggetti a prezzi molto accessibili. Con la cabinet card finisce una parte
assai suggestiva nel collezionismo.
Un cenno meritano le cosiddette stereofoto,
caratteristiche foto doppie che introdotte in appositi apparecchi consentivano
di vedere l’immagine in 3D, una splendida specializzazione con reperti
difficilissimi da reperire.
Con la meccanizzazione della fotografia
infine si apre un nuovo capitolo non meno affascinante che ci permette
di spaziare molto nel collezionismo fotografico del mondo intero. Siamo
in grado di ottenere vaste collezioni di foto di settori diversi: campi
da tennis, foto di campioni, foto di attrici con racchetta, foto di gente
anonima e così via. Anche in questo campo c’è la
possibilità di spendere
somme assai accessibili.
Terminiamo la nostra analisi con un invito
ed un incoraggiamento a voler acquisire qualche reperto fotografico. Escludendo
a priori di cercare impossibili tennisti “al collodio”, pensiamo che
valga proprio la pena di aggiungere alle nostre collezioni alcune foto
antiche, quando esse ci colpiscono per la patina, per l’ingenua
bellezza e per il fascino delle cose di una volta.
Immagini per gentile concessione di Brandt
Rowles, Loveland, Ohio.
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