Stan Wawrinka riflette sulla sconfitta: il maiorchino ha giocato il suo miglior tennis sulla terra di tutti i tempi, ma lui gli ha lasciato troppo spazio, spianandogli la strada. “Nadal – ha detto lo svizzero – mette dei dubbi nella mente dei suoi avversari, e se uno vuole pensare di batterlo, certi dubbi non li può avere”.Una sconfitta, contro questo Nadal, Stan Wawrinka la doveva mettere in conto. Tuttavia, come qualsiasi appassionato a casa, non si sarebbe aspettato nemmeno lui una sconfitta così severa, con appena sei game portati a casa, dopo che in tutte le sue tre precedenti finali Slam si era travestito da Superman. Per questo davanti ai giornalisti è apparso comunque particolarmente dispiaciuto, ma lucido nell’analizzare la sconfitta ed esprimere almeno un paio di concetti molto significativi. Di seguito un estratto delle risposte più interessanti.
“Credo che la prima differenza l’abbia fatta il suo livello. Sta giocando al massimo sulla terra battuta, e affrontarlo in un match di cinque set è una sfida davvero complicata. Sicuramente credo di non aver mai giocato il mio miglior tennis. Ho esitato un pochino, fin dall’inizio. Ho pagato un po’ di indecisione. Per prima cosa perché giocavo contro di lui, avversario che porta sempre ad avere qualche dubbio in più, specialmente per il livello a cui sta giocando. E poi per tutto l’impegno che ho dovuto metterci nelle scorse due o tre settimane per arrivare di nuovo al mio livello migliore, per recuperare la fiducia e vincere tutti questi incontri, alcuni molto complicati. Un sacco di ragioni hanno prodotto questa sconfitta, ma la prima resta che Nadal ha giocato molto meglio di me”.
“A fine giornata, il punteggio dice tre set a zero. Ci sono un sacco di cose di cui possiamo stare qui a parlare, o analizzare, di cosa ho fatto, di cosa non ho fatto, di cosa non avrei dovuto fare o fare diversamente, ma il punteggio parla abbastanza chiaramente”.
“Il mio resta un grande torneo, sicuramente. Però in questo momento non sono felice. Perdere una finale in un torneo del Grande Slam è sempre triste. Non importa come giochi, o quale sia il punteggio, l’unico desiderio è non perdere. Credetemi, mi sentivo meglio le altre tre volte con accanto la coppa del vincitore. Però, come detto, questo torneo mi lascia anche un sacco di cose positive. Tre settimane fa ero molto giù, facevo fatica a vincere incontri nei Masters 1000, non stavo giocando il mio miglior tennis e avevo un sacco di dubbi. Poi, invece, ho vinto a Ginevra e raggiunto la finale in un torneo del Grande Slam, che per me è qualcosa di molto molto grande. Ma sicuramente avrò bisogno di qualche giorno per realizzare il tutto, perché al momento penso alla sconfitta. Una sensazione difficile da descrivere”.
“Quello che ha fatto Nadal è qualcosa di molto importante per il tennis. È un grandissimo combattente, quando lo affronti sai già che c’è sempre una palla pronta a tornare indietro, che su ogni palla c’è un sacco di spin, e che lui riesce a farla rimbalzare sempre in maniera diversa rispetto a tutti gli altri. Riesce a creare nelle mente dell’avversario dei dubbi che se uno vuole vincere l’incontro non si può permettere di avere. E specialmente sulla terra, per il modo in cui si muove, tutto diventa ancora più complicato. Se uno gioca contro di lui, e mentalmente non è del tutto libero, rilassato e sicuro di quello che sta andando a fare e di come lo deve fare non ha chance. Questo è ciò che è successo oggi”.
“Sta giocando al suo miglior livello di sempre, questo è sicuro. E non solo qui. Si vede dall’inizio della stagione. Gioca un tennis più aggressivo, riesce a stare più vicino alla linea di fondo. È per questo che sta di nuovo vincendo tanto”.
“Fisicamente mi sentivo alla grande. Ho recuperato dal match contro Murray, ma è più un discorso mentale. Tutto è collegato. Se esito dal punto di vista mentale, le mie gambe si muovono di conseguenza. Come oggi. Se giochi contro Nadal, ed esiti mezzo secondo, è già troppo tardi. Contro i giocatori come lui e Federer, anche se hai un piano di gioco in mente, c’è sempre un po’ di esitazione. Ti tolgono delle sicurezze, è una situazione difficile da controllare. E se colpisci una palla un po’ più corta, sono pronti ad attaccarti. Contro di loro bisogna guardare solo al proprio tennis e pensare il meno possibile. Ma è la cosa più difficile da controllare”.
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