Jack Sock punta a raggiungere i migliori Under 21 del circuito con un nuovo atteggiamento. Lo segue Joakim Nystrom: Flavio Cipolla sarà un test-chiave per verificarne i progressi.
Jack Sock tira la prima di servizio a 215 km/h
Di Riccardo Bisti – 30 agosto 2012
Comunque vada la sua carriera, Jack Sock potrà raccontare di essere un campione Slam. Lo scorso anno, insieme a Melanie Oudin, ha vinto il doppio misto allo Us Open. Poca roba, ma sono risultati che restano nel palmares. Noi ci ricordiamo ancora del successo di Raffaella Reggi con Sergio Casal allo Us Open 1986. E Jamie Murray, fino a prova contraria, è l’unico vincitore Slam di famiglia in virtù di un misto vinto con Jelena Jankovic. Ma le ambizioni di Sock sono importanti, da predestinato. L’anno prima aveva vinto il titolo junior ed era imbattuto a livello di high school. Indizi che facevano pensare a una grande carriera. Tutto sommato è ancora presto per dire che non ce la farà. E' un figlio del Nebraska, come Andy Roddick, e si è presentato allo Us Open 2012 da numero 243 ATP, in tabellone grazie a una wild card. Sul campo Grandstand ha esordito con un ace, c’era un crocchio di tifosi che gli cantavano “Let’s Go Sock!”. Alla fine non ha sofferto molto, perché il tedesco si è ritirato sul punteggio di 6-3 6-2 3-2. Grazie a questo risultato, affronterà al secondo turno il nostro Flavio Cipolla. In Casa Italia c’è da essere ottimisti, almeno in virtù di un precedente di poche settimane fa. A Los Angeles, l’azzurro si impose con un netto 6-3 6-1. Il suo rovescio slice ha mandato fuori palla il giovane americano, il quale disse: “la sua palla non rimbalzava, era difficile da controllare”. New York è una realtà diversa, si giocherà al meglio dei cinque set, è l’americano non è da sottovalutare.
Gli americani aspettano il nuovo “crack”, un potenziale numero 1 del mondo. Isner e Fish sono bravi, ma non si possono paragonare ai grandi del passato e nemmeno a Andy Roddick. Allora è normale che vivano con trepidazione i progressi dei migliori under 20. Sock è indietro rispetto a coetanei come Tomic o Harrison, ma non perde la fiducia. “Mi sento pronto per passare a un nuovo livello”. Il problema è che ci sono molte fermate prima che il suo viaggio possa arrivare ai livelli di un Ryan Harrison, che oggi gli sta avanti di 180 posizioni. In realtà, è un periodo difficile per i “Giovani Leoni” del tour. Se una dozzina d’anni fa l’ATP sentì il bisogno di fare la campagna “New Balls, Please” per promuovere i nuovi giocatori, oggi non potrebbe farlo perché manca la materia prima. Il baby più vicino alla vetta è il canadese Milos Raonic: ogni volta che ha affrontato i migliori è stato respinto con perdite. I Big Three, vincitori di 29 degli ultimi 30 Slam, non sembrano per nulla propensi ad accogliere volti nuovi. Insomma, sono sempre più lontani i tempi in cui i teenagers potevano vincere i tornei del Grande Slam. Becker ha vinto Wimbledon a 17 anni, Sampras e McEnroe lo Us Open rispettivamente a 19 e 20 anni. Michelino Chang vinse Parigi a 17, mentre Nadal ha vinto il primo Roland Garros pochi giorni dopo aver compiuto i 19 anni. Due fenomeni come Federer e Djokovic, per intenderci, hanno avuto il battesimo Slam ben oltre i 20 anni.
“Credo che episodi del genere non avverranno più, almeno in tempi brevi – racconta John Isner, diventato professionista a 22 anni dopo aver intrapreso la carriera universitaria – il tennis è diventato più fisico, i giocatori hanno bisogno di svilupparsi al 100% per essere competitivi”. L’età dei top players si è spostata in avanti e le carriere si sono allungate. Roger Federer ha 31 anni e sta alla grande, tanto da non saltare uno Slam da 13 anni. Murray e Djokovic, a 25 anni, stanno benissimo. Solo Nadal presenta qualche acciacco, ma il suo è un caso a parte. Insomma, la pazienza può essere la virtù che permetterà ai giovani di emergere ad alti livelli. Magari tra loro può esserci anche Sock. “Questi ragazzi dovranno aspettare un po’ per ottenere grandi risultati, ma direi che anche quello che stanno facendo oggi non è male – continua Isner – e inserisco tranquillamente Sock nella lista. E’ un ottimo giocatore”. "Calzino" (è la traduzione del suo cognome) ha un buon fisico, ma la sua crescita si è interrotta a marzo quando è finito sotto i ferri per ricucire uno strappo addominale. Dopodichè è finito sotto le cure di Gil Reyes, lo storico preparatore di Andre Agassi, per rimettersi in sesto fisicamente. E come allenatore ha scelto l’ex pro Joakim Nystrom, uno che è stato tra i primi 10. L’obiettivo è imparare ad essere paziente sul campo da tennis. Contro Mayer, pur togliendo la tara dei problemi del tedesco, ha mostrato vivi miglioramenti. Sul 4-2 del primo set, ha ripreso un delicato game da 0-40 e ha avuto un atteggiamento calmo e riflessivo, ben diverso dal classico “corri e tira” americano. Non sappiamo se Sock diventerà il prossimo big americano. Ma vale la pena dargli qualche anno di tempo.
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