Ha vinto un titolo ATP, e tutti a fare le pulci al tabellone, a evidenziare come il miglior giocatore affrontato fosse appena dentro ai primi 100 del mondo. È diventato numero uno d’Italia, e tutti a sottolineare che era più demerito degli altri che merito suo. E allora Paolo Lorenzi ha trovato a Flushing Meadows il modo per mettere finalmente tutti d’accordo, andando a vincere il match più lungo (sin qui) dello Us Open: una maratona di tennis, fisico e nervi durata 4 ore e 54 minuti, per mandare al tappeto Gilles Simon con un 3-6 6-2 6-2 6-7 7-6 che entra di diritto fra le vittorie più importanti della carriera del senese. Sicuramente la più prestigiosa per il mix fra avversario battuto, importanza del torneo e livello di tennis espresso, che gli ha finalmente spalancato le porte di un terzo turno Slam, da giocare sabato con Andy Murray. Probabilmente perderà, ma il punto è un altro. È che questo Lorenzi continua a migliorare a 34 anni suonati, e se inizia a vincere match di spessore anche nei tornei che contano c’è da chiedersi quando si fermerà. Aveva lasciato un po’ perplessi la scelta di ripiegare di nuovo su un torneo Challenger dopo le Olimpiadi, preferendo la terra friulana di Cordenons al cemento di Cincinnati, invece ha avuto di nuovo ragione lui. 3 set a 0 a Carlos Berlocq all’esordio a New York, e bis due giorni dopo contro Simon. Battere il francese, in uno Slam, nel modo in cui l’ha fatto lui, è roba per pochi. Per i campioni, o per il tennista double-face, come quelle t-shirt con due “dritti”, buone sia da una parte sia al rovescio. Lui da un lato ha lo stile di un tempo, quando a rete ci andava per stringere la mano all’avversario, abitudine che a volte lo tiene ancora metri lontano dalla riga di fondo. Ma dall’altro ha costruito negli anni recenti un tennis d’attacco ugualmente efficace, che gli è servito per fare il miracolo contro un giocatore dall’impostazione non troppo diversa dalla sua. Entrambi pensano tanto, difficilmente fanno la scelta sbagliata, solo che “Gillou” fa tutto meglio. Eppure al terzo turno ci va Lorenzi.
CAMBIA SCHEMI, CAMBIA IL MATCH
“Paolino” ha vinto col cervello, dopo un primo set e mezzo in cui ha preso le misure, e capito che da fondo campo avrebbe perso in un paio d’ore. Fino al 6-3 2-1 e servizio, per Simon è filato tutto liscio: scambi lunghi, errore di Lorenzi e punto finito. Ma poi, di colpo, la t-shirt Lorenzi si è girata. L’azzurro ha cambiato tennis: ha iniziato a buttarsi avanti, a costo di beccarsi qualche passante o commettere qualche errore, ha cominciato a prendere i rischi necessari per puntare al successo, e il match si è capovolto. Paolo correva da una parte all’altra del campo a guadagnarsi la chance di attaccare, una palla a destra e una a sinistra, una palla a destra e una a sinistra, poi accelerazione lungolinea e avanti, avanti, avanti ancora. Peccato non fosse su un campo importante, perché sul Court 11 non vengono prodotte le statistiche sulle discese a rete, ma a occhio e croce saranno state quasi un centinaio. E Simon non ha saputo reagire, diventando via via sempre più insofferente, falloso, sicuramente molto lontano dal (signor) giocatore capace in carriera di vincere 12 titoli ATP, giocare due quarti Slam, battere tutti i Fab Four e salire fino alla sesta posizione della classifica ATP. Da 1-2 a 6-2, poi di nuovo 6-2, quindi 4-2 al quarto, con generosità, servizio e pure un sacco di volèe (specialmente in avanzamento) davvero ben giocate. Dall’angolo di Simon han detto qualcosa al francese, lui ha allargato le braccia “cosa posso fare?”. La risposta era una: niente. Almeno fino a quando Lorenzi si è accorto di quello che stava combinando, finendo per complicarsi tremendamente la vita. Prima un doppio fallo, poi un errore e un altro ancora, Simon ha ripreso miracolosamente vita ed è ripartito il braccio di ferro, con una girandola di break e il successivo tie-break senza storia. 7-1 Francia, Lorenzi a mezzo servizio per un fastidio alla coscia e con una serie di rimpianti da ammazzare un cavallo.
CUORE, NERVI E UN ALTRO LIMITE IN FRANTUMI
Invece l’azzurro ha stretto i denti e trovato comunque il modo per andare a vincere il match, mostrando ancora una volta quel carattere che ha fatto breccia nel cuore degli appassionati italiani (e non solo). Sembrava fosse risolutivo il break piazzato sul 2-2, quando entrambi hanno iniziato a trascinarsi sul campo e il tennis è diventato solo un dettaglio, per lasciar spazio a testa e gambe. Invece, al servizio sul 5-4 l’azzurro ha aggiunto un altro paio di punti al coefficiente di difficoltà del suo successo. Prima ha mancato due match-point, con un doppio fallo di mezzo metro e un diritto largo, e poi ha pensato bene di attaccare sul rovescio di Simon sulla palla-break: passante stupendo del francese, 5-5 e tutto da rifare. Ma Lorenzi è rimasto in piedi anche lì, e i suoi nervi d’acciaio hanno avuto comunque la meglio nel successivo tie-break. È stato sempre avanti, pur con i crampi in rapido avvicinamento sentiva di averne di più. Così non ha preso rischi, ha addormentato gli scambi per far sbagliare Simon, e dal 3-3 ha vinto quattro punti di fila, finendo con le braccia aperte, proprio come i maratoneti sulla linea del traguardo. Doveva entrare in campo alle 12.30, invece a causa della pioggia l’ha fatto oltre sei ore dopo, e ha finito pochi minuti prima della mezzanotte, stremato. E qual è la prima cosa che ha fatto? È andato subito a firmare autografi ai bambini, come a volersi scusare per la lunga attesa, anche se zoppicava e si muoveva a piccoli passi, senza più un filo di energia. Ha chiuso veramente a pezzi, non proprio la maniera ideale per presentarsi per la prima volta in carriera al terzo turno di uno Slam, peraltro contro Andy Murray. Ma ciò che conta è una carriera che continua a migliorare: primo titolo ATP, un posto (in arrivo) nei primi 35, il primo terzo turno Slam. Tutto nel giro di 40 giorni, a quasi 35 anni. Non resta che attendere la prossima ciliegina. Ormai è chiaro che ne arriveranno ancora.
US OPEN 2016 – Secondo turno uomini
Paolo Lorenzi (ITA) b. Gilles Simon (FRA) 3-6 6-2 6-2 6-7 7-6
Le 5 ore d’oro del tennista “double-face”
Continua il periodo magico di Paolo Lorenzi: a 40 giorni dal titolo a Kitzbuhel, l’azzurro batte in 5 set Gilles Simon dopo una battaglia incredibile di 4 ore e 54 minuti, chiusa coi crampi, regalandosi il terzo turno allo Us Open e la sfida con Murray. È il miglior risultato di sempre in un torneo del Grande Slam, a 34 anni suonati, simbolo dei tantissimi progressi compiuti nelle ultime stagioni.